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Riciclo delle pavimentazioni stradali: cresce del +5% rispetto al 2018

Secondo un’analisi condotta da Siteb e presentata ad Asphaltica, nel 2021 in Italia è cresciuto il tasso di riciclo delle pavimentazioni stradali. È stato, infatti, evitato l’utilizzo di 420.000 tonnellate di bitume vergine e si è verificata una riduzione di emissioni pari a quelle di 4 raffinerie.

Cresce in Italia il tasso di riciclo delle strade con il recupero di fresato che raggiunge il 30% del totale delle pavimentazioni stradali: eravamo al 20% nel 2014 e al 25% nel 2018. Resta ancora da colmare il gap rispetto ad altri Paesi europei che in media arrivano a recuperare circa il 65%.

Grazie alle pavimentazioni recuperate nel 2021 si è evitato l’utilizzo di 420.000 tonnellate di bitume vergine e di 10.500.000 tonnellate di inerti, per un risparmio complessivo di circa 420 milioni di euro di sole materie prime e una riduzione di emissioni inquinanti equivalenti a quelle generate da 4 raffinerie di medie dimensioni.

Sono questi i principali dati che emergono dall’analisi condotta dal Siteb – Associazione Strade Italiane e Bitumi sul riciclo delle pavimentazioni stradali in Italia e nei principali Paesi Europei (fonte Eapa), resa nota in occasione di Asphaltica, il Salone dedicato alle tecnologie e soluzioni per pavimentazioni stradali, sicurezza e infrastrutture viarie, promosso dall’Associazione e da Veronafiere, conclusa il 26 novembre presso la fiera di Verona.

A differenza di ciò che avviene in altri Paesi europei, come Germania (82% di riciclo di fresato), Francia (75%), Svizzera (90%) e Spagna (60%), le percentuali di riciclo delle pavimentazioni stradali nel nostro Paese si attesta su livelli contenuti (30%), ma in costante crescita.

Il fresato, oltre a possedere elevate caratteristiche tecniche e a essere totalmente riutilizzabile nelle costruzioni stradali, possiede un elevato valore economico. Ipotizzando che in un futuro non lontano il recupero del fresato possa raggiungere almeno quota 50% (visti anche i dati registrati in altri Paesi), si potrebbe arrivare a impiegare 700.000 tonnellate di bitume in meno e a evitare l’utilizzo 17,5 mln di tonnellate di inerti vergini, con un risparmio pari a 700 milioni di euro.

Stefano Ravaioli | Direttore Siteb.

Stefano Ravaioli | Direttore Siteb

«Il settore ha compiuto negli ultimi anni significativi passi in avanti sul fronte della riduzione delle emissioni inquinanti e si presenta oggi proiettato verso gli obiettivi fissati a livello europeo. La decarbonizzazione del comparto passa oggi da tre percorsi: l’impiego di bruciatori di ultima generazione con consumi assai ridotti e contenimento delle temperature di produzione dei materiali e delle emissioni; la realizzazione di conglomerati bituminosi con sempre più elevate percentuali di materiali riciclati, come il fresato d’asfalto e i materiali alternativi (inerti artificiali provenienti dalle attività di fonderia o dalla termovalorizzazione di rifiuti solidi urbani); l’utilizzo di mezzi d’opera azionati elettricamente (rulli compattatore e vibrofinitrici) che stanno iniziando a sostituire quelli con motori diesel. Ci stiamo avvicinando velocemente ad un futuro in cui l’utilizzo di materiali vergini per produrre asfalto sarà considerato un’eccezione, mentre la norma sarà il riciclo costante delle pavimentazioni e l’impiego di costituenti alternativi! Per imprimere un’ulteriore accelerata in tal senso è oggi necessario intervenire sulla normativa End of Waste, eliminando alcuni nodi che rischiano di azzerarne l’efficacia, primo fra tutti quello relativo alle quantità di fresato trattabili. Altro problema è la questione del “sottoprodotto” che andrebbe meglio definita normativamente per evitare confusione nell’interpretazione». (vb)

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