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Società fittizie: campagna europea dei sindacati edili

Sono 76 le federazioni in tutta Europa che protestano contro il fenomeno delle società di comodo, create per eludere i contratti e creare così dumping sociale. Critiche per i mancati controlli in Regno Unito, Cipro, Bulgaria e Slovenia su attività delle imprese e su versamenti dei contributi sociali.

società fittizieÈ in corso in 34 Paesi europei la campagna delle 76 organizzazioni sindacali edili contro il fenomeno delle società fittizie o società di comodo, create con l’intento di eludere l’applicazione dei contratti e creare così dumping sociale. La campagna, lanciata dalla Fetbb >>, la Federazione europea degli edili, è sostenuta in Italia dai sindacati di categoria Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil.
«La legislazione europea vigente – dichiarano i tre segretari generali di Feneal, Filca e Fillea, Vito Panzarella, Domenico Pesenti, che è anche presidente della Fetbb, e Walter Schiavella – consente a chiunque di costituire in brevissimo tempo una società in un altro Paese, senza essere oggetto di controlli e senza che la società svolga effettivamente un’attività economica. Un espediente utilizzato spesso da vere e proprie associazioni criminose, che fondano società fittizie in Paesi in cui la contribuzione sociale è bassa e non vi sono controlli né sulle attività delle imprese né sul versamento dei contributi sociali, come accade in Irlanda, Regno Unito, Cipro, Estonia, Bulgaria, Slovenia, solo per citarne alcuni.
La libera concorrenza nell’Unione europea non deve permettere alle società di comodo straniere di non pagare miliardi di euro di contributi previdenziali e di sfruttare i lavoratori». Per contrastare questo fenomeno, molto diffuso in edilizia per l’impiego di lavoratori transfrontalieri e distaccati temporaneamente, i sindacati chiedono «una revisione radicale sia della vigente direttiva europea sulla prestazione di servizi, sia del regolamento sulla sicurezza sociale».

Le richieste avanzate nella campagna europea della Fetbb sono, in particolare:

  • l’obbligo del preavviso del distaccamento nel paese ospitante
  • l’introduzione di un sistema di responsabilità a catena, in virtù del quale il contraente principale è responsabile delle frodi e degli abusi commessi da qualsiasi subcontraente
  • la possibilità per gli Stati membri che ospitano lavoratori in distacco transfrontaliero di riscuotere i contributi di previdenza sociale dovuti, che saranno successivamente trasferiti alle autorità nazionali dei Paesi di origine
  • l’istituzione di un numero unico per la previdenza sociale europea per tutti i lavoratori, che renda più semplice verificare se il lavoratore è dotato di tutela previdenziale adeguata.

Ma l’obiettivo è anche quello di scongiurare l’approvazione della proposta di legge dell’Unione europea che obbliga gli stati membri ad autorizzare la costituzione all’estero, ad opera di soggetti non identificati, di società con un capitale di 1 euro. «L’entrata in vigore di questa legge – sostengono Panzarella, Pesenti e Schiavella – sarebbe un errore gravissimo, perché faciliterebbe ancor di più il dumping sociale e le frodi, a tutto svantaggio dei lavoratori, soprattutto quelli dell’edilizia».

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