Punti di Vista | Stefano Macale, Segretario Nazionale Filca-Cisl

Modello Genova: sforzarsi di applicarlo nei cantieri, quando è possibile

Recuperare quanto di buono ha comportato l’adozione del cosiddetto ‘Modello Genova’ ci sembra saggio e dettato dal buonsenso. Ci rendiamo perfettamente conto che si tratta di un modello non replicabile sempre e comunque, ma adottarlo nel maggior numero possibile di opere e cantieri ci sembra un approccio intelligente e proficuo.
Stefano Macale | Segretario Nazionale Filca-Cisl.

Le polemiche sulla modifica del Codice Appalti e sulla bontà del cosiddetto ‘Modello Genova’ per la realizzazione delle opere sono le ultime cose di cui hanno bisogno il settore e il Paese. Per le costruzioni servono invece regole certe, legalità, sicurezza dei lavoratori.

Bisogna completare quanto prima le tante opere, da avviare o da completare, utili a rendere moderno e sicuro il Paese, a vantaggio dell’intera comunità. È questa la priorità che tutti devono darsi: sindacati, associazioni datoriali, istituzioni.

E il ‘Decreto Semplificazioni’ può dare un grandissimo contributo. Sul ‘Modello Genova’ abbiamo le idee chiare: sbaglia chi semplifica, mettendone in luce solo le decisioni verticistiche e l’assenza di concorrenza.

La ricostruzione del Ponte Morandi ha rappresentato invece un esempio virtuoso su tantissimi temi:

  • per le relazioni industriali, esercitate direttamente con la committenza;
  • per il ripristino del Durc sia per l’impresa madre che per il subappalto;
  • per il blocco del dumping contrattuale, con l’applicazione nei cantieri del solo contratto dell’edilizia;
  • per l’adozione dei protocolli sulla legalità, che hanno impedito più volte l’ingresso di imprese in odore di malavita;
  • per il rapporto con il sistema bilaterale e con la committenza sulla sicurezza e sulla formazione, con il risultato di non aver avuto incidenti di rilievo;
  • per l’estensione degli accordi anche alle opere compensative o di contorno; per la velocità della ricostruzione, a vantaggio dell’economia, della sicurezza e della qualità della vita dei cittadini.

Insomma, recuperare quanto di buono ha comportato l’adozione del cosiddetto ‘Modello Genova’ ci sembra saggio e dettato dal buonsenso. Ci rendiamo perfettamente conto che si tratta di un modello non replicabile sempre e comunque, ma adottarlo nel maggior numero possibile di opere e cantieri ci sembra un approccio intelligente e proficuo.

La domanda ai detrattori è semplice: se il Ponte Morandi non è stato un esempio virtuoso, quale sarebbe il modello da adottare? La Strada Statale 106 Jonica? La Catania-Palermo? L’Asti-Cuneo? E a chi invoca la concorrenza ricordiamo che in questo momento uno dei maggiori problemi del settore è proprio il nanismo delle imprese, l’incapacità di aggregarsi, l’inadeguatezza delle aziende di fronte alla complessità di realizzazione di opere importanti.

Infine, un cenno al Codice Appalti: una delle disposizioni che andrebbero attuate subito riguarda le stazioni appaltanti. Accelerare la digitalizzazione delle stesse, ma soprattutto ridurne drasticamente il numero, sarebbe già un bel passo in avanti sul fronte della semplificazione e della efficacia di questo strumento.

di Stefano Macale, segretario nazionale Filca-Cisl

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