Polonia | Il nuovo Afrykarium

Struttura in cemento armato e involucro in tecno-superficie nera

La struttura in cemento armato dell’Afrykarium e il suo involucro in tecno-superficie nera sono scelte adottate per mettere il nuovo intervento in relazione con l’edificio preesistente, realizzato nel 1912 da Max Berg. Lungo la facciata principale è stato previsto uno specchio d’acqua destinato a riflettere l’involucro edilizio scuro e leggermente ondulato.

Lo zoo di Wroclaw, il più antico e famoso della Polonia, che festeggia proprio nel 2015 il suo centocinquantesimo anniversario e annovera circa 6.000 esemplari appartenenti a oltre 1.000 specie diverse, è stato recentemente dotato di un nuovo edificio, il cui lotto occupa la superficie di un ettaro.
La realizzazione dell’Afrykarium, il primo oceanario in Europa dove è possibile vedere esemplari appartenenti alla flora e alla fauna del continente africano, con un’affluenza prevista di tre milioni di visitatori l’anno, era stata affidata a seguito della vittoria in un concorso internazionale allo studio ArC2, che ha impegnato complessivamente un team di cento persone, guidate da Dorota e Mariusz Szlachcic.

(foto Inter System)
(foto Inter System)

La costruzione, che ha richiesto un investimento complessivo di 73 milioni di euro, costituito da fondi raccolti dalla direzione dello zoo di Wroclaw nell’arco di sette anni, si sviluppa per una lunghezza complessiva di 160 m, equivalente a quella della diagonale della Sala Centenaria, larga 60 m e con un’altezza variabile tra 12 e 15 m. Dall’uscita sono visibili l’ingresso principale dello zoo e la Sala Centenaria stessa, in corrispondenza dell’asse centrale dell’edificio.

La struttura in cemento armato dell’Afrykarium e il suo involucro in tecno-superficie nera sono scelte adottate per mettere il nuovo intervento in relazione con l’edificio preesistente, realizzato nel 1912 da Max Berg. Lungo la facciata principale è stato previsto uno specchio d’acqua destinato a riflettere l’involucro edilizio scuro e leggermente ondulato. Quest’ultimo costituisce un aspetto importante del concept architettonico di ArC2, e impiega 6000 mq di elementi in grande formato.

La proposta originaria prevedeva la realizzazione di un rivestimento nero dell’edificio principale dell’Afrykarium con lastre da 15 m quadrati di basalto, levigate e lucidate. Dopo aver eseguito una serie di prototipi e sviluppato la tecnologia di produzione, si è scoperto che solo il processo di macinazione sarebbe durato oltre un anno e mezzo: una durata non accettabile nel caso di uno zoo, con animali nelle immediate vicinanze. Questa soluzione avrebbe presentato inoltre una serie di difficoltà tecniche originate dalla mancanza di intercapedini d’aria tra il calcestruzzo e la parete, e si è dunque passati a quella con la tecno-superficie.

(foto ArC2 Fabryka Projektowa)
(foto ArC2 Fabryka Projektowa)

L’intervento è stato appaltato a Inter-System, mentre i subappaltatori sono aziende specializzate provenienti da Germania, Austria, Giappone, Spagna, Inghilterra e Paesi Bassi, oltre che polacche. Il pacchetto facciata finale, prodotto dalla società polacca Cii, prevedeva giunti di dilatazione di due centimetri tra i grandi pannelli di 5 x 3,6 m e una sottostruttura in acciaio zincato, realizzata da Blicksystem.com. La parte di rivestimento dell’edificio corrispondente all’ala nord dell’edificio ha richiesto l’impiego di pannelli parzialmente incurvati tramite modellatura e termoformatura.
Aspetti di primaria importanza nell’organizzazione del cantiere sono stati quelli legati al trasporto e alla movimentazione degli elementi di grandi dimensioni che componevano l’involucro di facciata, per cui è stato necessario l’utilizzo di un’apposita griglia di supporto, fino alla loro installazione finale. Il ritmo di lavoro è stato di 200 mq installati al giorno.

La «pelle» dell’Afrykarium è contraddistinta anche dall’impiego di mosaico africano con vetro artistico, illuminato da migliaia di led, collegato a un piedistallo e alle pareti.
Altri materiali impiegati nella realizzazione sono il legno lamellare per le travi di copertura, Etfe sempre in copertura, materiale acrilico per le finestre e la galleria.

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