Città | Rigenerazione

Superbonus 110 di Gabetti Lab per quattro torri a Zingonia

Oggi Zingonia è un laboratorio sociale complesso: il 50% degli abitanti è straniero e il piano di rinascita può diventare un esempio per altri contesti difficili italiani. Aperto a giugno il cantiere di riqualificazione della prima torre a cura di Gabetti Lab ed Enel X. L’intervento di eco e sismabonus, riguarderà 4 torri (Rinascita, Oleandro, Barbara 1 e Barbara 2) e 150 famiglie. Gli interventi previsti sono: isolamento pareti verticali, isolamento sottotetto, isolamento primo solaio, correzione ponti termici e interventi di consolidamento sismico locali in facciata e in copertura.

Speranza per Zingonia? I palazzi della “città ideale” saranno strappati al degrado? Certamente è stato perto a giugno il cantiere di riqualificazione della prima torre per iniziativa di Gabetti Lab ed Enel X.

L’intervento di eco e sismabonus, riguarderà 4 torri (Rinascita, Oleandro, Barbara 1 e Barbara 2) e 150 famiglie. In concomitanza con l’inaugurazione del cantiere è stato presentato anche il nuovissimo Doposcuola multietnico, donato alla collettività da Gabetti Lab, che ha finanziato i lavori di ristrutturazione e acquistato i nuovi arredi, e verrà gestito dalle associazioni e cooperative sociali già in attività nella zona.

Interventi di eco-sismabonus

Ricorrendo al Superbonus – la detrazione del 110% delle spese sostenute per la realizzazione di interventi di efficienza energetica, consolidamento statico o riduzione del rischio sismico degli edifici – i condòmini potranno godere di un immobile più efficiente e sicuro e di un abbattimento dei costi energetici in bolletta.

Inoltre, optando per la cessione del credito d’imposta avranno l’opportunità di realizzare i lavori di riqualificazione azzerando la spesa da sostenere. Il Superbonus può diventare, quindi, un’occasione reale per ridurre da una parte i consumi energetici e le emissioni e dall’altra le disuguaglianze sociali. Uno strumento accessibile a tutti, anche alle fasce di popolazione più povere e disagiate.

Da un passato di area frammentata, degradata, con i suoi palazzi fatiscenti, appartamenti sfitti o sotto sequestro, lo spaccio a cielo aperto, oggi Zingonia è un laboratorio sociale complesso: il 50% degli abitanti è straniero e questo piano di rinascita e rigenerazione può diventare un esempio per altri contesti di periferia italiani.

I palazzi, simbolo del degrado del quartiere, cambieranno sia dentro sia fuori. Gabetti Lab, la più importante rete di imprese per la gestione sostenibile degli immobili, vista l’importanza sociale dell’intervento, si è fatta carico degli onorari degli studi di fattibilità, stadio iniziale della progettazione.

Torre Rinascita

La torre Rinascita sarà la prima a essere riqualificata. Un’operazione complessa che riguarda condomini misti, unità private e popolari, multietniche con abitanti che provengono da 40 Paesi diversi e la convivenza di religioni diverse.

Attualmente la realtà di Zingonia parla di un insediamento la cui percentuale di immigrati stranieri arriva al 50%, ma anche di un comparto produttivo ancora vitale, con punte di eccellenza spesso notevoli.

Un progetto di rigenerazione, ma anche una battaglia di legalità con la ri-costituzione dei due condomini adiacenti, Nuova Alleanza e La Fenice, oggetto anch’essi di un possibile successivo intervento.

Con l’impegno di creare luoghi di aggregazione per la comunità e la promessa che sarà il primo passaggio per far uscire il fazzoletto di terra a cavallo tra cinque piccoli comuni della bergamasca (Verdellino, Osio Sotto, Boltiere, Verdello e Ciserano), dallo status di ghetto.

Erano gli anni ’60…

Zingonia è nata negli anni Sessanta, nei pensieri ambiziosi e nei sogni della migliore imprenditorialità italiana che si è dovuta misurare con gli errori, le mancanze e gli imprevisti della realtà.

A idearla Renzo Zingone, un imprenditore visionario, un Olivetti dell’edilizia. Una città nuova di zecca, ma fatta di cemento, strade, capannoni che stravolgeranno per sempre l’identità del territorio. Quando nel 1963 Renzo Zingone, imprenditore romano, proprietario della Banca Generale di Credito, e in precedenza – tra l’altro – di miniere d’oro e di rame in Venezuela, decide di fondare una nuova città in provincia di Bergamo, in un territorio agricolo tra i comuni di Verdellino, Verdello, Boltiere, Ciserano e Osio Sotto, ha già alle spalle la realizzazione del Quartiere Zingone, ubicato a Trezzano sul Naviglio, alle porte di Milano.

Il progetto era destinato a un importante futuro di città industriale. Una città ideale, il sogno di una nuova società giovane e dinamica. E si avvale, dal punto di vista progettuale, della collaborazione dell’architetto Franco Negri, nato nel 1923 e laureatosi al Politecnico di Milano nel 1956.

Pietra angolare dell’intervento sono i capannoni industriali prefabbricati prodotti dalla Zingone Strutture che, nell’idea del suo creatore, erano destinati a costituire il cuore produttivo dei nuovi insediamenti. A fondamento della concezione di Zingonia sta un’aspirazione che include al proprio interno anche un’essenziale componente utopica.

In questo senso, la concentrazione in un unico luogo di residenza e lavoro, con la potenziale sconfitta del pendolarismo, va letta come il tentativo da parte di Zingone di modificare nel profondo un assetto sociale largamente radicato in Italia.

Nella realtà, la proposizione di un modello sociale e urbano finirà presto con scontrarsi con il fenomeno migratorio dal sud Italia, piuttosto che la riallocazione di forze produttive provenienti da Milano o da Bergamo, come probabilmente Zingone sperava.

Vengono realizzate le torri residenziali, le villette unifamiliari, il centro sportivo, il cinema, l’hotel, l’ospedale, la chiesa, ma i 50mila abitanti previsti si ridurranno a poche migliaia. Gli aggregati residenziali saranno dapprima il simbolo dell’impulso di progresso e poi via via l’incarnazione del degrado fisico e sociale.

Incuria e cessazione di qualsiasi manutenzione dei condomini residenziali ne determinerà il progressivo abbandono, e conseguentemente la svendita e la parziale occupazione abusiva. Decadimento, crisi economica, l’incubo della sicurezza e poi ancora le ruspe, infine un nuovo sogno di rinascita.

Oggi da quella iniziativa privata, dopo alterne vicende fra sviluppo urbanistico e problemi, in questo agglomerato sorto a metà fra Bergamo e Treviglio, tutto ora parla di domani. In quella località che ha un nome, ma è ancora divisa fra cinque municipi, la speranza non muore.

Oggi Zingonia è descritta dai media come “le torri del degrado”, il “suk”, il “cumulo di rifiuti e spaccio a cielo aperto”, associata a parole come “disperazione” e “paura”. Zingonia è un’area abitativa di 4,5 chilometri quadrati su cui si concentrano qualcosa come 33mila abitanti.

Molti danno la colpa al masterplan originale, che prevedeva una città divisa su cinque comuni e dunque ingovernabile. Oggi Zingonia è un laboratorio sociale complesso: il 50% degli abitanti è straniero e questo piano di rinascita può diventare un esempio per altri contesti “difficili” italiani. Staremo a vedere. Gli interventi sono gli stessi per tutti gli edifici e le cifre differiscono di poco: isolamento pareti verticali, isolamento sottotetto, isolamento primo solaio, correzione ponti termici e interventi di consolidamento sismico locali in facciata e in copertura.

Torre Rinascita

  • Isolamento facciate verticali: 2.858,50 mq
  • isolamento sottotetto: 373,55 mq
  • isolamento primo solaio: 355,06 mq

Torre Oleandro

  • Isolamento facciate verticali: 2.858,50 mq
  • Isolamento sottotetto: 373,55 mq
  • Isolamento primo solaio: 355,06 mq

Torre Barbara 1

  • Isolamento facciate verticali: 2.858,50 mq
  • Isolamento sottotetto: 256,41 mq
  • Isolamento primo solaio: 145,88 mq

Torre Barbara 2

  • Isolamento facciate verticali: 1.435,17 mq
  • Isolamento sottotetto: 256,41 mq
  • Isolamento primo solaio: 145,88 mq

Torre La Fenice

  • Isolamento facciate verticali: 2.858,50 mq
  • Isolamento sottotetto: 373,55 mq
  • Isolamento primo solaio: 355,06 mq

Torre Nuova Alleanza

  • Isolamento facciate verticali: 2.858,50 mq
  • Isolamento sottotetto: 373,55 mq
  • Isolamento primo solaio: 355,06 mq

La rete d’imprese Gabetti Lab

Gabetti Lab, società nata nel 2019 in seno al Gruppo Gabetti e subito diventata leader del mercato della rigenerazione energetica di condomini e unità abitative, rappresenta la prima e più importante rete di imprese nell’ambito della gestione sostenibile del patrimonio residenziale privato italiano, da Pila in Valle D’Aosta al cuore di Taranto.

Alessandro De Biasio | Amministratore delegato Gabetti Lab.

Convenienza economica, risparmio energetico e abbattimento di emissioni di CO2, ma anche rigenerazione strutturale di periferie e quartieri. Tante le opportunità colte dall’azienda, oggi guidata dall’amministratore delegato Alessandro De Biasio, attraverso la misura del Superbonus 110%, per un processo di cambiamento più resiliente e generatore di economie locali.

La mission è ambiziosa: fare innovazione migliorando la qualità della vita delle persone, più in dettaglio offrire progetti e servizi, per un prodotto integrato che riguarda la riqualificazione e ristrutturazione edilizia, con cessione del credito fiscale e servizi a valore aggiunto del welfare abitativo.

Un modello di business che lega profitto e sostenibilità per l’azienda con oltre un migliaio di affiliati e la sua sede centrale a Milano. Il metodo? Approcciarsi ai bisogni complessi con un metodo rigoroso, mettendo a valore un sistema di competenze specializzate e capaci di fare rete, rodato ben prima dell’onda del Superbonus. I ricavi sono passati da 15,2 milioni di euro nel 2020 a 104 milioni nel 2021. Un grande risultato che ha visto Gabetti Lab superare 1,8 miliardi di commesse acquisite.

Gabetti Lab e la filiera del superbonus certificata

Crediti fittizi derivanti da lavori mai effettuati e 45mila imprese in più “senza storia” che operano in edilizia. Questa la narrativa secondo la stampa generalista. Ma è davvero così poco trasparente il “mondo del Superbonus”? Sul 110% facciamo un po’ di luce partendo dall’esperienza di Gabetti Lab.

Un modello di business con oltre un migliaio di affiliati, la prima e più importante rete di imprese nell’ambito della gestione sostenibile del patrimonio residenziale privato italiano, da Pila in Valle D’Aosta al cuore di Taranto, che si approccia ai bisogni complessi mettendo a valore un sistema di competenze specializzate.

Una storia che nasce ben prima dell’onda del Superbonus e che basa tutto il suo successo su un controllo maniacale delle procedure.

Tatiana Pagotto | Operation manager Gabetti Lab

Tatiana Pagotto | Operation manager Gabetti Lab.

«In Gabetti Lab si lavora con una filiera specializzata, controllata, certificata. Questa la nostra unicità. Impossibili le truffe. In principio si è dato valore alle aimprese edili. Le aziende che firmano con noi ci devono dare garanzia di non essere nate col Superbonus, ma di operare nel settore da tempo. Chiediamo la visura camerale e vediamo se c’è stato un cambio recente nel codice Ateco e ne studiamo la storicità, controlliamo i bilanci depositati, il valore della produzione e dei lavori svolti e studiamo se c’è una buona capacità finanziaria. Inoltre, chiediamo la Dichiarazione dell’organico medio annuo (il Doma) e il Documento unico di regolarità contributiva (il Durc). Se nella valutazione risulta che l’azienda esiste dal 2020 e il lavoro più grande svolto è di 100mila euro, Gabetti Lab non permetterà mai di firmare una collaborazione con un general contractor. Il general contractor subappalta solo ad aziende scelte con questi criteri e solo con subappalti fino di secondo livelloUn altro mezzo di controllo ai fini della trasparenza è il portale Cerved. In questo modo vediamo lo storico degli ultimi tre anni, gli eventi negativi di qualsiasi tipo: sia di soci che sono all’interno delle aziende che di quelli che se ne sono andati. Verifichiamo anche che le dichiarazioni date (il Doma per esempio) sono corrette o meno. Il Superbonus è stato e continua a essere un traino decisivo per l’economia italiana e per operare una vera transizione energetica, ma per tagliare le emissioni, l’inquinamento e le bollette, bisogna far le cose per bene. Gabetti Lab offre di fatto una garanzia in termini di qualità e “pulizia”, con un processo di cambiamento più resiliente e generatore di economie locali. A misurarne l’impatto l’Ufficio Studi Gabetti che ha elaborato i dati forniti da Gabetti Lab, che su un importo totale dei lavori deliberati in 1,8 miliardi di euro con il 98% di credito d’imposta cedibile e solo il 2% a carico del condominio. Tutto all’insegna della trasparenza». (fonte: gabettilab.it)

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