Punti di Vista | Silvia Nanni, Architetto

Superbonus: costruiamo quello che manca

"... È responsabilità e compito di tutti gli operatori - a cominciare in primo luogo dagli architetti e dai tecnici nel settore chiamati a svolgere un ruolo di grande responsabilità ed anche ruolo di garanzia rispetto agli incentivi stessi - di elaborare una profonda riflessione ed un contributo di metodo affinché gli interventi incentivati costituiscano un'effettiva riqualificazione e vadano a colmare con efficacia quelle carenze strutturali del nostro patrimonio edilizio in particolare quello recente".
Silvia Nanni | Architetto.

Gli incentivi recentemente varati hanno sicuramente il merito di aver sollevato o ridestato un interesse per gli interventi sul patrimonio edilizio – interventi che negli ultimi anni avevano perso ogni tipo di interesse a causa non solo della perdurante crisi economica ma anche per una arbitraria quando non irresponsabile politica di tassazione sugli immobili.

Investire sul patrimonio edilizio, anche quando si tratti della propria casa – e, vale ricordarlo, oltre il 70% delle famiglie è proprietaria dell’appartamento in cui abita – non “merita” più, o non se ne hanno (più) le possibilità; la proprietà immobiliare da valore si è trasformata in un gravoso fardello.

Incentivi che potrebbero essere una grande opportunità ma potrebbero al contrario rivelarsi un elemento di negatività, foriero di degrado piuttosto che di effettiva riqualificazione, alimentando ulteriormente il diffuso scetticismo.

Incentivi, quelli recenti, che vanno ad aggiungersi a una lunga serie di provvedimenti che si sono succeduti e aggiunti uno sull’altro nell’arco di oltre 13 anni, creando un insieme di difficile comprensione; a oggi le tipologie di interventi incentivati sono più di 40! E nel cercare di riordinare in uno schema complessivo tutti gli incentivi in vigore appare evidente che manchi una visione, una immagine unitaria, un progetto.

Costruiamo quello che manca: facciamo ordine

Innanzitutto un riordino complessivo di tutte le norme che via via  si sono affastellate negli anni una sull’altra. Nel tentativo ho iniziato a schematizzare in una “tabellina”, come strumento di lavoro interno; tabellina che è diventata un Poster in formato A0 – diversamente non risulterebbe nemmeno leggibile. [1]

Nel ricostruire il quadro normativo risulta evidente la carenza di una visione, una visione complessiva all’interno del quale i vari incentivi dovrebbero andarsi a inserire al fine di raggiungere un obiettivo prefissato, che rimane indefinito.

È responsabilità e compito di tutti gli operatori – a cominciare in primo luogo dagli architetti e dai tecnici nel settore chiamati a svolgere un ruolo di grande responsabilità ed anche ruolo di garanzia rispetto agli incentivi stessi – di elaborare una profonda riflessione ed un contributo di metodo affinché gli interventi incentivati costituiscano un’effettiva riqualificazione e vadano a colmare con efficacia quelle carenze strutturali del nostro patrimonio edilizio in particolare quello recente.

Appare infatti oggi possibile procedere, ad esempio, alla riqualificazione energetica di un fabbricato non dando priorità alla messa in sicurezza antisismica; in caso di terremoto il fabbricato crollerà addosso ai suoi occupanti, insieme al suo efficientissimo cappotto….

È necessario che gli interventi sul patrimonio edilizio siano ispirati da principi di effettiva riqualificazione e non semplice promozione del settore delle costruzioni – quindi ancora una volta una questione di finanza pubblica o, più in generale, di business.

Costruiamo quello che manca: serve una visione

E lo strumento per attuare una visione e per mettere a punto un metodo si chiama Progetto. Il progetto racchiude in sè le motivazioni, gli obiettivi, i metodi, le strategie: a partire dall’analisi puntuale delle singole situazioni un progetto non è mai generico, un progetto è sempre specifico ed è calato – anzi –  trova dall’analisi del contesto, delle sue peculiarità ed alle sue carenze, la sua linfa vitale e la sua stessa ragion d’essere.

A chi mi chiede informazioni in merito agli incentivi e agli interventi incentivati io rispondo consigliando di partire da un progetto – individuando che cosa ha veramente bisogno quello specifico edificio.

Partire dall’analisi di quelli che sono gli aspetti da migliorare, di quelle che sono le criticità da risolvere per quel singolo, specifico fabbricato, con l’obiettivo di raggiungere non il massimo incentivo ma il miglior risultato, la migliore riqualificazione per quello specifico edificio.

Ampliando la riflessione metodologica, molto interessante ad esempio è l’esperienza condotta dall’ateneo catanese nell’ambito della ricerca finanziata dal MIUR (2009) avente per tema “Metodologie innovative per la riqualificazione energetica e recupero prestazionale del patrimonio edilizio esistente strutturato in geocluster[2] (1) dove vengono sviluppate strategie d’intervento a partire dalla definizione di criteri derivanti da requisiti di sostenibilità culturale e ambientale, valutando l’effetto sistema, ovvero valutando criticamente l’entità del contributo offerto dai singoli interventi in relazione a una specifica tipologia edilizia. Emergono risultati interessanti, anche sotto il profilo dell’effettivo risparmio economico nonché ambientale, ipotizzando soluzioni diversificate – non quindi solo “cappotti” ma anche altre soluzioni come il termointonaco o i materiali termo-riflettenti.

Costruiamo quello che manca: un progetto esatto

C’è sempre qualcosa che sfugge nell’approccio specialistico quando si affronta una criticità così vasta e così fondamentale per la vita di tutte le persone come il recupero del patrimonio edilizio; edifici che rappresentano la prima infrastruttura, quella che offre “un tetto” a un’intera popolazione, il contesto nel quale persone e idee possono crescere; nella pandemia sono diventate la prima infrastruttura che ha reso possibile non solo la quarantena ma hanno rappresentato l’avamposto di un sistema sanitario altrimenti al collasso; prima che al Pronto Soccorso siamo stati curati nelle nostre case.

Non è difficile comprendere la necessità di una visione complessiva contrapposta a un approccio specialistico, focalizzato cioè su temi o problematiche specifiche quali ad esempio l’efficientamento energetico o la salubrità o l’adeguamento antisismico oppure all’utilizzo delle più evolute piattaforme informatiche BIM ecc..; una visione complessiva presuppone consapevolezza e un esercizio di memoria. La costruzione di un’immagine complessiva, olistica, che comprenda tutti i singoli obiettivi in una visione che li abbracci tutti in un unico disegno è necessaria affinché la questione del recupero del patrimonio edilizio esistente non rimanga facile preda dello stesso mostro che lo ha generato: la speculazione, la rapace ricerca di facili e immediati profitti.

Le nostre città, l’intero territorio sono malati; lo sfruttamento fino al collasso ci pone in una condizione di continua allerta in un susseguirsi di sempre più onerosi interventi di emergenza. Commentando il celebre enunciato di Ippocrate “tendere nelle malattie ha due scopi: giovare o non essere di danno” Wendell Berry osserva che mentre trovare una soluzione richiede soltanto conoscenza “non nuocere richiede un’intera cultura; un tipo di cultura molto diversa dall’industrialismo. Richiede come minimo compassione, umiltà e prudenza”1. 

Costruiamo quello che manca: Riqualificazione non è solo risparmio energetico; ad dover essere riqualificati sono prima i valori, poi le case.

di Silvia Nanni, Architetto

Per approfondire

Silvia Nanni, L’eredità, appunti per una cultura del recupero del patrimonio edilizio recente (Amazon)
https://www.amazon.it/dp/B087D6PXJ5
https://www.amazon.it/dp/B087FFM1DG

Note

[1] lo metto a disposizione a beneficio di tutti coloro che hanno la disgrazia di svolgere attività libero-professionali in questi tempi bui dove l’intelletto è avvilito e distolto dal tentacolare mostro di una confusa normativa e dall’inevitabile conseguente palude della burocrazia. Consiglio vivamente di non prenderlo come punto di riferimento per eventuali specifici lavori (non è aggiornato con gli ultimi decreti) ma solo come uno strumento di orientamento.

[2] Angelo Salemi “efficienza energetica del patrimonio edilizio in area mediterranea, studi per la costruzione di un geocluster”, Edizioni Efesto 2018.

1 Wendell Berry “La strada dell’ignoranza e altri saggi su economia, immaginazione e conoscenza” Lindau (26 novembre 2015)

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