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Superbonus prorogato al 2023

“L’estensione del Superbonus 110% al 2023 è un successo di Forza Italia” sottolinea la Deputata di Forza Italia Erica Mazzetti. “Lo abbiamo chiesto e, finalmente, ottenuto grazie al nostro costante lavoro parlamentare".
Erica Mazzetti | Geometra, deputata Forza Italia.

Il Superbonus 110% è stato prorogato al 2023. Lo prevede la Nota di aggiornamento al Def approvata oggi dal Consiglio dei ministri.

“L’estensione del Superbonus 110% al 2023 è un successo di Forza Italia” sottolinea la Deputata di Forza Italia Erica Mazzetti. “Lo abbiamo chiesto e, finalmente, ottenuto grazie al nostro costante lavoro parlamentare di emendamenti e question time, come i tanti che ho fatto, e frutto di un dialogo costante con categorie economiche e aziende e di incontri come quelli che sto conducendo sul territorio toscano.

Il Superbonus – aggiunge – è un provvedimento estremamente utile ma c’erano ancora delle criticità da sistemare, come quella dei tempi, che sono decisivi per le aziende edili. Proprio queste ultime ci hanno chiesto a più riprese la sua estensione come garanzia di programmabilità.

Restano altri punti da risolvere: lo sblocco delle compensazioni per i rincari delle materie prime, le difficoltà nel trovare manodopera, alcuni procedimenti ancora troppo complessi. C’è la possibilità di utilizzare i fondi del Pnrr per l’efficientamento energico, come spesso già detto e come recepito dal Ministro Cingolani, come c’è la possibilità di estendere lo stesso Superbonus al 2026.

Sicuramente c’è un’attenzione importante al settore che va rimarcata. A differenza del precedente, con il governo Draghi – scelte come questa denotano la sua lungimiranza – si stanno ricreando, finalmente, le condizioni per un rilancio duraturo e stabile del settore dell’edilizia” conclude l’On. Erica Mazzetti.

Nadef: buone notizie dai dati economici

Nella Nadef si segnala che la crescita del Pil reale nel primo semestre dell’anno in corso ha oltrepassato le previsioni e gli indicatori più aggiornati fanno ritenere che il terzo trimestre registrerà un altro balzo in avanti del prodotto. Pur ipotizzando un fisiologico rallentamento della crescita negli ultimi tre
mesi dell’anno, la previsione annuale di aumento del PIL sale al 6,0 per cento, dal 4,5 per cento ipotizzato nel Def in aprile.

Le prospettive di ulteriore recupero del Pil nei prossimi trimestri sono legate in
primo luogo all’evoluzione della pandemia e della domanda mondiale, ma saranno anche influenzate dalle carenze di materiali e componenti e dai forti aumenti dei prezzi dell’energia registrati negli ultimi mesi, fattori che impattano anche sui costi di produzione delle imprese e possono ostacolarne i piani di produzione.

L’elevata circolazione del coronavirus a livello mondiale e i bassi tassi di vaccinazione in Africa e altre aree geografiche potrebbero favorire l’emergere di varianti più contagiose o capaci di evadere gli attuali vaccini.

Inoltre, la fragilità del settore immobiliare e le conseguenti tensioni finanziarie in Cina potrebbero avere ripercussioni sull’economia
mondiale. Pur riconoscendo questi rischi, la visione che ispira le nuove previsioni macroeconomiche del Governo per il 2022-2024, qui presentate, è positiva.

L’andamento dei contagi e degli indicatori di pressione sul sistema ospedaliero
italiano sarà costantemente monitorato e si valuteranno attentamente gli effetti sui contagi dell’avvio dell’anno scolastico e del prossimo ritorno al lavoro in presenza nel settore pubblico.

Vi è tuttavia una concreta possibilità di recuperare gradualmente
normali livelli di apertura nelle attività sociali, culturali e sportive, il che contribuirà a raggiungere il livello di Pil trimestrale precrisi entro la metà del prossimo anno. Conseguita questa prima tappa, comincerà la fase di vera e propria espansione economica, che porterà la crescita del Pil e dell’occupazione nettamente al disopra dei ritmi registrati nell’ultimo decennio.

Espansione dell’economia italiana

L’espansione dell’economia italiana nei prossimi anni sarà sospinta da favorevoli
condizioni monetarie e finanziarie, dal ritrovato ottimismo delle imprese e dei
consumatori e dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che rappresenta un’occasione inedita per rilanciare il nostro Paese all’insegna della sostenibilità ambientale e sociale.

Dopo l’approvazione del PNRR da parte del Consiglio  dell’Unione Europea (UE) a fine giugno, Governo e Parlamento hanno continuato a lavorare sul Piano a ritmo sostenuto. Ad agosto l’Italia ha ricevuto l’anticipo dall’UE su sovvenzioni e prestiti dello Strumento per la Ripresa e Resilienza (RRF).

Le strutture tecniche di gestione e monitoraggio del Piano sono state formalizzate e sono ora in fase di costituzione. Alcuni obiettivi di riforma e regolamentazione concordati con la Commissione Europea sono già stati conseguiti e nei prossimi mesi si attueranno gli impegni necessari a completare la prima tappa del Piano, propedeutica all’erogazione della relativa tranche di sovvenzioni e prestiti RRF.

Gli incrementi del Pil che stiamo registrando riflettono già alcuni incentivi
all’innovazione e all’efficientamento energetico finanziati dal PNRR, ma non ne
incorporano ancora il forte impulso agli investimenti pubblici, peraltro già in notevole crescita (quasi il 20 per cento in termini nominali nel 2020 e 16 per cento quest’anno).

Grazie anche al recupero di competitività testimoniato dall’espansione del surplus
commerciale del Paese, la nuova previsione tendenziale indica tassi di crescita del Pil reale pari al 4,2 per cento nel 2022, 2,6 per cento nel 2023 e 1,9 per cento nel 2024.

Queste proiezioni, che sono state validate dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio,
porterebbero il Pil al disopra del trend precrisi nel 2024; dal 2025, anche grazie ai due anni rimanenti del PNRR, vi sarà una concreta opportunità di accrescere il
prodotto, l’occupazione e il benessere dei cittadini italiani in misura ben superiore a quanto si sarebbe potuto immaginare prima della crisi.

La revisione al rialzo della previsione di crescita reale, segnatamente per il
2021, e di incremento del deflatore del Pil ci consegna anche livelli di Pil nominale assai più elevati.

L’incremento del Pil nominale previsto per quest’anno è ora del 7,6
per cento, in aumento dal 5,6 per cento del DEF. A sua volta, la maggiore crescita nominale comporta un significativo abbassamento delle previsioni di indebitamento netto (deficit) delle Amministrazioni pubbliche.

Nel 2021 si stima inoltre un tiraggio delle misure straordinarie di sostegno a lavoratori, famiglie e imprese inferiore alle valutazioni originarie, tanto che la previsione di deficit scende dall’11,8 per cento del Pil nel DEF al 9,4 per cento. I livelli di indebitamento netto previsti per i prossimi anni si abbassano anch’essi marcatamente, con una traiettoria che approda ad un deficit del 2,1 per cento nel 2024 contro una stima programmatica del 3,4 per cento nel DEF.

Il più alto livello di Pil e il minor deficit fanno anche sì che il rapporto tra debito
pubblico e prodotto non salga ulteriormente quest’anno, come previsto nel DEF, ma scenda invece al 153,5 per cento, dal 155,6 per cento nel 2020.

Alla luce di questo migliorato quadro economico e finanziario e delle
Raccomandazioni specifiche al Paese da parte del Consiglio UE, il Governo conferma l’impostazione di fondo della politica di bilancio illustrata nel DEF e su cui il Parlamento ha dato parere favorevole con le mozioni approvate il 22 aprile scorso.

Ipotizzando che il grado di restrizione delle attività economiche e sociali legato
al Covid-19 si vada via via riducendo, l’intonazione della politica di bilancio resterà espansiva fino a quando il PIL e l’occupazione avranno recuperato non solo la caduta, ma anche la mancata crescita rispetto al livello del 2019.

In base alle proiezioni aggiornate, si può prevedere che tale condizione sarà soddisfatta a partire dal 2024. Da quell’anno in poi, la politica di bilancio dovrà essere maggiormente orientata alla riduzione del disavanzo strutturale e a ricondurre il rapporto debito/Pil al livello precrisi (134,3 per cento) entro il 2030.

La strategia di consolidamento della finanza pubblica si baserà principalmente
sulla crescita del Pil stimolata dagli investimenti e dalle riforme previste dal PNRR. Nel medio termine sarà altresì necessario conseguire adeguati avanzi primari.

A tal fine, si punterà a moderare la dinamica della spesa pubblica corrente e ad accrescere le entrate fiscali attraverso il contrasto all’evasione. Le risorse di bilancio verranno crescentemente indirizzate verso gli investimenti e le spese per ricerca, innovazione e istruzione.

In coerenza con questo approccio, la manovra della Legge di bilancio 2022-2024
punterà a conseguire una graduale ma significativa riduzione dell’indebitamento
netto dal 9,4 per cento previsto per quest’anno al 3,3 per cento del Pil nel 2024.

Rispetto al DEF, l’obiettivo di deficit per il 2022 scende dal 5,9 per cento del Pil al 5,6 per cento e anche i deficit previsti per i due anni successivi sono inferiori a quelli prospettati nel DEF.

Rinnovo delle misure di rilievo economico e sociale

Il sentiero programmatico per il triennio 2022-2024 consentirà di coprire le
esigenze per le ‘politiche invariate’ e il rinnovo di svariate misure di rilievo economico e sociale, fra cui quelle relative al sistema sanitario, al Fondo di Garanzia per le Pmi, all’efficientamento energetico degli edifici e agli investimenti innovativi.

Si interverrà sugli ammortizzatori sociali e sull’alleggerimento del carico fiscale.
L’assegno unico universale per i figli verrà messo a regime. In confronto al quadro tendenziale, il sentiero dell’indebitamento netto programmatico è superiore di oltre un punto percentuale di Pil a partire dal 2022.

Come risultato del relativo impulso fiscale, la crescita del Pil prevista nello scenario programmatico è pari al 4,7 per cento nel 2022, 2,8 per cento nel 2023 e 1,9 per cento nel 2024. Risulta anche superiore rispetto al tendenziale la crescita dell’occupazione durante il triennio e scende di conseguenza il tasso di disoccupazione.

La discesa del rapporto debito/Pil sarà più graduale in confronto allo
scenario tendenziale, ma significativa, giacché si passerà dal 153,5 per cento previsto per quest’anno al 146,1 per cento nel 2024.

In conclusione, il documento prospetta uno scenario di crescita dell’economia italiana e di graduale riduzione del deficit e del debito pubblico. L’intonazione della politica di bilancio rimane espansiva nei prossimi due anni e poi diventa gradualmente più focalizzata sulla riduzione del rapporto debito/Pil.

La completa realizzazione del PNRR resta la grande scommessa per i prossimi anni, in un contesto mondiale che è forse il più complesso e articolato della storia recente. È una scommessa che l’Italia può vincere con la coesione interna, il buon governo e un forte radicamento europeo.

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