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Tall Buildings: il 7 luglio alla Triennale di Milano

Il decimo convegno internazionale Tall Buildings (finalmente in presenza) si terrà il prossimo 7 luglio presso il Salone d’Onore di Triennale Milano. Appuntamento tradizionale tra esperti e operatori economici, iniziato nel 2010 all’Università Iuav di Venezia in concomitanza con il rilancio di queste realizzazioni nelle nostre principali città.

Quale futuro per i grattacieli in Italia dopo il trauma di un’emergenza sanitaria che ha a lungo rinchiuso la popolazione in casa sviluppando improvvisamente il lavoro da remoto oltre ogni previsione (e predisposizione)?

I 30 grattacieli più alti d’Italia | ©Guamari

Poiché da noi, a differenza che presso altre culture, gli edifici più alti sono normalmente per uso terziario e non abitativo la domanda corrisponde sostanzialmente a quale sarà il futuro degli uffici nei grattacieli e di questi nella città e nel rapporto con la residenza.

Articolando la risposta in funzione, da un lato, della provata e confermata esigenza di concentrare in singole strutture attività terziarie tra loro sinergiche (soprattutto perché attinenti a grandi gruppi e/o istituzioni), dall’altro della nuova esigenza di “umanizzare” gli spazi per uffici e al contempo liberare sempre più terreno per la contiguità con l’abitare, lo studiare, il ricrearsi…, e tutte le altre funzioni di una società esigente.

Cercherà di rispondere il decimo convegno internazionale Tall Buildings (finalmente in presenza) del prossimo 7 luglio presso il Salone d’Onore di Triennale Milano (la cui locandina e programma sono qui pubblicati). Appuntamento tradizionale tra esperti e operatori economici, iniziato nel 2010 all’Università Iuav di Venezia in concomitanza con il rilancio di queste realizzazioni nelle nostre principali città.

Notoriamente In Italia la corsa al grattacielo aveva conosciuto l’apice alla fine degli anni ’50 con le tre realizzazioni milanesi delle torri “Pirelli”, “Galfa”, “Velasca” (le prime due già ristrutturate, la terza finalmente in cantiere), allora progettate dai noti architetti: Ponti-Fornaroli-Rosselli (con l’ingegner Pier Luigi Nervi), Melchiorre Bega, BBPR (Belgiojoso, Peressutti, Rogers).

Altrove in Italia, solo Napoli si era poi distinta negli anni ’90 per le sette torri dell’infelice Centro Direzionale, delle quali solo quella di Telecom Italia con i suoi 129 metri di altezza strappava il primato al Pirelli.

Ma il vero “ritorno di fiamma” avviene solo una decina di anni fa con alcune realizzazioni sporadiche: tra cui merita ricordare a Latina la Torre Pontina (progettata da Lodovico Risoli), a Bologna la Torre Unipol (concepita da Open Project), a Roma le due innovative torri presso l’Eur ideate contestualmente da Franco Purini e Studio Transit.

È però Milano a riconquistare subito la scena prima con l’inaugurazione della torre Regione Lombardia e l’anno successivo con la nuova sede di Unicredit (ancora oggi la più alta coi 218 metri del suo pinnacolo).

La novità è l’irrompere nel mercato delle grandi società di progettazione americane (e successivamente europee): nei due esempi rispettivamente Pei Cobb Freed e Pelli Clarke Pelli.

Torino si cimenta poco dopo con due torri istituzionali e quindi non casualmente affidate a famosi architetti italiani, quella per Intesa Sanpaolo (Renzo Piano) e la nuova sede della Regione Piemonte (Massimiliano Fuksas), ancora oggi, caso più unico che raro, desolatamente inconclusa.

Il seguito è noto: Milano afferma sempre più il suo primato soprattutto sviluppando organicamente i due nuovi quartieri di Porta Nuova e CityLife. Nel primo, dopo la Unicredit Tower sorgono, per uffici, soprattutto il “Diamantone” (Kohn Pedersen Fox), “Gioia 22” (Pelli Clarke Pelli), per residenze, “Aria” e “Solaria” (Arquitectonica) e soprattutto il “Bosco Verticale” con il quale, l’unico architetto italiano coinvolto, Stefano Boeri, conquista premi in tutto il mondo.

II quartiere CItyLife, anch’esso dotato di ampi spazi pubblici sia verdi che attrezzati, è dominato dalle “tre Torri”, tutte progettate da stranieri: la Allianz Tower (Arata Isozaki) la seconda più alta d’Italia con i suoi 209 metri, la nuova sede Generali (Zaha Hadid) e la Torre PwC (Daniel Libeskind).

Si noti – peraltro e per fortuna – che questa esterofilia non riguarda invece la realizzazione dei grattacieli, nella quale si cimentano con successo imprese leader nazionali quali: Colombo Costruzioni, Cmb, Icm, Rizzani de Eccher, …  Con tutto l’importante e innovativo indotto industriale che questi cantieri comportano.

Attualmente, dopo il lungo choc pandemico, gli unici grattacieli che sicuramente si costruiranno sono anch’essi a Milano: l’istituzionale torre A2A e, destinati al mercato, “Gioia 20” (entrambe progettate da Antonio Citterio e Patrica Viel) e le abbinate torri “Pirelli 39” (firmate Diller Scofidio + Renfro, per la ristrutturazione dell’ex-Torre Servizi Tecnici Comunali, e Stefano Boeri) mentre la nuova ambiziosa sede UnipolSai di Mario Cucinella (anch’essa a Porta Nuova come le due precedenti) è giunta al coronamento.

Se il successo commerciale degli interventi destinati al mercato ha finora ampiamente soddisfatto gli operatori dell’offerta (progettisti, costruttori e produttori) tutti coloro che nell’ultimo decennio si sono mobilitati per le nuove sfidanti tipologie si domandano quando ricomincerà un flusso sostanzioso di nuove iniziative.

E soprattutto dibattono su come cambierà la filosofia progettuale e costruttiva per massimizzarne la vivibilità anche tenendo conto del progressivo diffondersi di torri di minore altezza nei punti topici delle nostre città più dinamiche.

Al convegno Tall Buildings il prossimo 7 luglio le risposte saranno necessariamente molto articolate e ricche di suggestioni. Gli unici architetti italiani che hanno ottenuto commissioni recenti (Antonio Citterio e Patricia Viel, Mario Cucinella, Gianmaria Beretta, Paolo Asti) spiegheranno che la priorità diventa ricontestualizzare gli edifici alti nella città esistente, “ricucendo” e valorizzando aree “di risulta” nei primi due casi, e proponendo anche soluzioni residenziali in continuità con la tradizione nei secondi due (rispettivamente costruendo ex-novo e restaurando).

Alcuni dei più famosi architetti stranieri che si sono cimentati con dialettiche tra progetti di ispirazione internazionale e il genius loci milanese (Gregg Jones di Pelli Clarke Pelli, James von Klemperer di KPF, Elizabeth Diller di Diller Scofidio + Renfro) spiegheranno come hanno interpretato soluzioni di ampio respiro urbano tali da proiettare Milano tra le capitali internazionali anche ispirandosi a soluzioni vincenti di rinnovato skyline nelle città del mondo di maggiori ambizioni.

Ma dall’insieme degli interventi (inclusi quelli dei decisori) il pubblico vorrà anche capire fino a quando continuerà la mania di affidare i progetti più impegnativi ad archistar (quanto sta venendo a noia questa parola!) straniere senza accorgersi dell’importante evoluzione compiuta nel frattempo dai progettisti italiani più intraprendenti per organizzare le loro pratiche non solo in forma societaria ma in modo del tutto competitivo. E di conseguenza ottenere importanti riconoscimenti all’estero: “nemo propheta in patria?”.

L’altra ampia gamma di temi della giornata completa lo spettro delle future soluzioni progettuali e costruttive dai diversi punti di vista disciplinari.

Prima di tutto l’urbanistica: restando a Milano i progetti già vincitori dei due più significativi tra i sette concorsi per gli scali ferroviari dismessi (Farini e Porta Romana) saranno illustrati da Ezio Micelli (Università Iuav di Venezia) ed Elizabeth Diller.

Un confronto con Parigi (una per tutte tra le città internazionali che si confrontano con l’esigenza di metabolizzare i nuovi “quartieri a torri”) sarà proposto da Alberto Romeo e David Fabié (Artelia) mentre l’affacciarsi alla modernità anche dei Paesi dell’Est sarà tra le sfide raccolte da Branko Zrnić (ATI Project).

All’altro estremo dimensionale il tema della vivibilità a partire dalla progettazione degli interni e dalla qualità ambientale in senso ampio sarà trattato da Alessandro Adamo (Lombardini22/Degw, con particolare riferimento al nuovo ambiente ufficio), Fabio Viero (Manens-Tifs, per le soluzioni interne impiantistiche con minori emissioni inquinanti), Giuseppe Amaro (GAe Engineering, per una progettazione euristica di ambienti al contempo sani e sicuri).

Ma gli edifici, oltre che progettati, vanno costruiti e poi manutenuti! Più sono alti e complessi nelle prestazioni d’uso più giocano, da un lato, le scelte strutturali, dall’altro quelle che attengono alla fisica tecnica e oggi sono fortemente impattate dalle caratteristiche degli involucri (non portanti).

Sul primo tema la dialettica tra scelte strutturali (e materiali impiegati) e risultati architettonici sarà esemplificata da Mauro Eugenio Giuliani (Redesco), in dialogo virtuale con Inès Lamunière (dl-a), per quel che attiene acciaio e calcestruzzo, da Fabrizio Rossi Prodi (Università degli Studi di Firenze) per i tentativi, ancora embrionali in Italia, di costruire in altezza in legno usando il cosiddetto “cross laminated timber”.

Senza trascurare che i recenti rincari delle materie prime stanno causando ripensamenti anche disciplinari non trascurabili. Un’alternativa in un certo senso radicale, la prefabbricazione modulare, sarà esemplificata, nello specifico dell’edilizia residenziale alta per il mercato statunitense, da Andrea Vittadini (ShoP & Assembly OSM).

Quanto alla progettazione degli involucri (e del loro ruolo nel risolvere al contempo questioni di espressione architettonica e problematiche di benessere ambientale  percepito dagli utenti), l’avanzata esperienza britannica sarà portata al convegno da Camilla Rigamonti (Eckersley O’Callaghan), mentre come programmare e intervenire in fase di manutenzione (anche ricorrendo a sofisticati modelli matematici e previsionali) sarà il tema affrontato congiuntamente da Gianpaolo Apollonio (Fly Service) e Mauro Faccin (Dassault Systèmes).

Infine, ogni ricerca, sviluppo e progetto deve passare al vaglio delle capacità costruttive, e questo sarà il compito di Dario Bozzoli (Colombo Costruzioni), che si soffermerà su una problematica diventata di massima attualità: come riorganizzare permanentemente cantieri di edifici alti (o comunque complessi) in tempi di restrizioni sanitarie e in vista della massima tutela dei lavoratori.

Al convegno milanese parteciperanno anche rappresentanti delle 53 primarie società sponsor che potranno finalmente interagire personalmente con i partecipanti per dimostrare il livello di sofisticazione dell’offerta di prodotti e servizi della filiera del costruire per ognuna delle aree tematiche discusse dagli esperti/relatori.

di Aldo Norsa

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