Confronto

Digitalizzazione dei processi nell’ambito dei progetti Pnrr: il dibattito emerso a TalkS 2023

Sintesi degli interventi all’evento “TalkS 2023” organizzato dal gruppo TeamSystem sull’innovazione e digitalizzazione dei processi nell’ambito dei progetti Pnrr. Il dibattito ha visto il contributo di 16 relatori, in rappresentanza dell'intera filiera delle costruzioni, che hanno messo in luce quanto di più avanzato stanno producendo. La digitalizzazione è la frontiera dell'innovazione anche per la pubblica amministrazione. Il nuovo corso è stato avviato.

Lo scorso 25 maggio si è tenuto a Milano l’evento TalkS 2023 organizzato dal gruppo TeamSystem e coordinato dall’autore in tema di innovazione e digitalizzazione dei processi nell’ambito dei progetti Pnrr. Al convegno hanno partecipato 16 relatori i cui interventi sono qui sintetizzati.

Fabio Cognolato | Sales Area Manager, TeamSystem

Con questi eventi successivi di scambi di esperienze tra gli operatori il gruppo TeamSystem intende portare la digitalizzazione in tutta la filiera delle costruzioni. Confrontando ed esemplificando quanto i soggetti coinvolti stanno facendo di più avanzato. Oltre agli operatori del settore privato (in rappresentanza di società di progettazione e di imprese di costruzioni) il Pnrr può dare una grande spinta anche alla pubblica amministrazione, al suo adattamento alle nuove tecnologie informatiche, in sostanza al suo impegno nell’innovazione.

Prof. Angelo Ciribini | Ordinario, Università di Brescia

Il tema della gestione informativa digitale è fortemente sistematizzato e ampliato nel nuovo codice dei contratti in primis nella progettualità di committenza (che risale al programma triennale e che si conclude con un capitolato informativo completo di tutte le esigenze). Esso va reiterato dai progettisti nel progetto di fattibilità tecnico-economica (e nel progetto esecutivo). Un ambiente di condivisione dati è alla base del necessario continuo scambio di informazioni (e verifiche) tra progettisti e committenti. Ritengo significativo che per le prestazioni Bim sia stato introdotto un premio del 10 percento della remunerazione.

Attenzione però che la l’espressione “digital twin” (“gemello digitale”) oggi è molto abusata e rischia di essere fuorviante perché sembra semplificare un processo complesso come quello della programmazione, progettazione, esecuzione e gestione. Non a caso nel nuovo codice dei contratti si parla in modo più comprensivo di information management. Quanto all’e-procurement (anch’esso molto evocato) grava l’incognita dell’esecuzione del contratto pubblico con tutti i suoi risvolti procedurali e di competenze degli attori, soprattutto di un rup (responsabile unico del procedimento) che deve aver competenze di project manager.

A fronte di un codice che rafforza la progettualità della committenza essa deve dimostrare di attrezzarsi adeguatamente. La digitalizzazione nella direzione dei lavori e nel collaudo è benvenuta purché le società di progettazione non commettano l’errore di digitalizzare processi che sono in realtà analogici. Nella pratica i piani finanziari a cura della committenza devono essere i motori dell’innovazione che qui auspichiamo.

Prof. Fabrizio Cumo | Ordinario, Università di Roma La Sapienza

Propongo che non si parli più di progettazione Bim ma più ampiamente di utilizzo di modellazione e gestione informativa della progettazione a partire dal capitolato informativo redatto dalla committenza. L’indispensabile efficientamento delle stazioni appaltanti (si vedano le difficoltà incontrate nello sviluppo dei progetti Pnrr…), esplicitamente richiamato nel nuovo codice dei contratti, può giovarsi di piattaforme informative interoperabili e non proprietarie (aperte a tutti gli operatori economici).

Inoltre i modelli informativi servono per programmare e verificare la fattibilità, per progettare e infine per formulare i piani di sicurezza e i piani (preliminari) di manutenzione delle opere realizzate.

Il tema dell’interoperabilità si presta a molte riflessioni in merito alle finalità espresse nell’utilizzo di formati aperti che consentano il trasferimento dei dati tra pubbliche amministrazioni e operatori economici partecipanti alla procedura aggiudicataria o incaricati dell’esecuzione del contratto.

Inoltre nell’indirizzare nuovi scenari e strategie un ruolo determinante assume il citato capitolato informativo che deve essere allegato alla documentazione di gara, coerente con la definizione dei requisiti informativi e con il documento di indirizzo della progettazione.

Il rischio è che i progettisti ricevano indicazioni generiche sull’uso di strumenti digitali e, in questo senso, risulterebbe importante elaborare linee guida che supportino la committenza nel definire le concrete esigenze per gli specifici interventi e indirizzino i progettisti nella specifica offerta di gestione informativa. Infine, per quanto attiene ai soggetti esecutori delle opere, sarebbero da prevedere incentivi al cantiere digitale con uno sforzo premiale in fase di giudizio delle offerte.

Arch. Sara Busnelli (Partner) e Ing. Emiliano Capasso (Head of Bim, ACPV Architects)

Il ricorso al Bim nella progettazione, già ampiamente sperimentato nel settore privato, è abilitante anche per le gare pubbliche perché sviluppa regole operative e permette di parlare la stessa lingua.

Un cambio di paradigma è introdurre un “open Bim”. Ma qual è il perimetro del contesto di progetto da integrare con gli altri dati resi disponibili al progettista? Infatti la digitalizzazione permea qualunque passaggio progettuale e tutte le risorse umane che sono coinvolte e devono parlare lo stesso linguaggio.

Per evitare che ogni committenza fissi regole diverse non basta l’interoperabilità dei sistemi ma ogni controparte deve attrezzarsi a leggere i modelli informativi dei progettisti. A questo scopo manca un contract environment pubblico: prassi che invece si è affermata nel settore privato.

Ing. Patrizia Polenghi | Presidente consiglio di amministrazione, Ceas

La categoria dei progettisti a cui appartengo è stata facilitata nel passaggio al digitale in quanto il progetto rappresenta l’elemento centrale su cui si costruisce un business: non c’è infatti contratto tra due stakeholder appartenenti alla filiera delle costruzioni che non vi faccia riferimento, dall’ideazione alla manutenzione dell’opera.

Ecco perché all’interno della filiera i progettisti hanno per primi creduto nel Bim e investito nella digitalizzazione. Invece la fase di costruzione è molto indietro e tanti sono ancora gli investimenti che le imprese devono fare nel digitale per non parlare della fase di gestione sia nel mondo degli investimenti pubblici che privati.

Questo è in contraddizione con la ratio principale del Bim che, oltre a minimizzare i tempi di progettazione e costruzione riducendone gli errori, trova la sua massima ragione di applicazione proprio nel contenimento dei costi di gestione e soprattutto nell’offrire una garanzia di mantenimento del livello di servizio che la committenza si propone di offrire.

La committenza deve convincersi a investire nell’innovazione digitale apprezzandone le opportunità correlate e massimizzando i risultati. In considerazione anche delle difficoltà comunicative connessa al gap generazionale, tavoli di confronto come quelli di oggi rappresentano una grande opportunità per unire tutti gli attori della filiera, condividere le esperienze e mettere a fattor comune i risultati.

Ing. Enrico Barbiero | Direttore Generale, Rizzani de Eccher

Un contratto gestito in BIM crea valore anche per il costruttore perché riduce il rischio contrattuale. Permette di far capire al cliente privato quanto può risparmiare (col pubblico purtroppo è un po’ più complicato perché non è abituato a ragionare negli stessi termini di costi/benefici).

La mia impresa, Rizzani de Eccher, ha cominciato a operare con il Bim fin dal 2014 perché aveva un contratto in forma di design & build firmato con committenti anglosassoni. Ma l’importanza della digitalizzazione dipende anche dalla tipologia dell’opera oggetto del contratto: per esempio siamo coinvolti in vari data center dove prima viene il programma della realizzazione vera e propria (anche per via della sofisticazione del risultato che si vuole ottenere e dell’impegno nell’ottimizzarne il ciclo di vita).

Gherardo Montemagni | Project Coordinator, The European House Ambrosetti

Nel nostro ruolo di consulenti strategici e operativi ci domandiamo quale può essere la visione di sviluppo di una grande impresa di costruzioni. Ci interessa confrontarci con tutti gli operatori che si rivolgono a noi su temi quali sicurezza, economia circolare, gestione della documentazione, rapporti con la supply chain, …

Abbiamo coinvolto molte start up in un apposito tavolo di lavoro la “Innotech Community”: si tratta di società operanti in una varietà di settori con cui un general contractor può poi stabilire collaborazioni soprattutto su tematiche innovative, con particolare riguardo al “cantiere connesso” (da intendersi come digitale).

Ma anche temi all’apparenza meno pertinenti – quale quello della “mobilità connessa” – può interessare qualunque operatore economico che voglia fornire un fattivo contributo alle smart cities. Infatti la connessione tra mobilità e infrastrutture che evolvono verso le digitali stimola a presentarsi ai committenti pronti a rispondere a domande di sostenibilità (sia dal punto di vista ambientale che della governance sociale) quali sono quelle tipiche dell’impostazione Esg.

Avv. Prof. Sara Valaguzza | Ordinario, Università degli Studi di Milano

La domanda che anch’io vorrei porre è: perché un’impresa di costruzioni dovrebbe impegnarsi in investimenti in innovazione e digitalizzazione dei processi? Molto semplicemente perché questi sono sempre più elementi premiali nei confronti della concorrenza. Infatti oggi è imprescindibile stimolare il committente pubblico a innovare l’azione amministrativa.

Sempre più la progettazione digitale deve permettere la coprogettazione (sia preventivamente che soprattutto in corso d’opera) senza più la tradizionale separazione dall’attività di realizzazione che rischia di generare inefficienze. Consiglio di offrire all’amministrazione la capacità di formulare i suoi documenti (a partire da quelli inerenti alla fattibilità e alla programmazione) sulla base della collaborazione digitale.

Certo cambierà per l’appaltatore la possibilità di far leva sul contenzioso: ma questo non sembra negativo. Se non potrà essere un contratto uno a uno tra committente e costruttore il vantaggio è quello di un approccio collaborativo più ampio del tipo “win-win” nel quale tutti i contraenti trovano un loro tornaconto, tenendo conto che il successo di ogni operazione non è solo in termini di prezzi ma anche di tempi di realizzazione (e quindi fruizione) e di qualità degli interventi realizzati.

Ing. Alberto Parazzi | Partner/Managing Director, Eos Consulting

Spesso i clienti con cui si interfacciano società come la nostra, specializzate nel project management consulting (pmc), non hanno ancora cultura digitale; direi di più: spesso gli investitori privati, non sapendo esattamente cosa vogliono, chiedono ai progettisti ma soprattutto ai consulenti specialistici l’”universo  mondo”.

Quando poi si riesce ad accordarsi sul programma (e sul progetto) e si arriva alla fase di cantiere finalmente tutti gli operatori seri hanno provveduto ad aggiornarsi e mettono in campo modelli Bim.

Essi però spesso non vengono sufficientemente utilizzati: tra le cause di queste disfunzioni si possono citare piattaforme complesse (spesso imposte dalle case madri straniere dei fornitori italiani) quando invece esse devono essere semplici e intuitive.

Il messaggio che voglio trasmettere è molto semplice (ma richiede un opportuno “acculturamento”): i clienti siano “illuminati” e, opportunamente consigliati, abbiano chiaro l’uso che vogliono fare del Bim e i vantaggi che desiderano trarne. Per quanto riguarda invece l’altro aspetto, molto importante, della nostra attività, gli interventi per le energie alternative, la componente edilizia e infrastrutturale è sufficientemente circoscritta da semplificare la componente Bim e permettere anche a clienti relativamente “digiuni” di interagire.

Ing. Ivan Bevilacqua | Head of Smart Infrastructures, Pizzarotti

Uno dei driver di Pizzarotti, terza impresa italiana, è l’innovazione: è nostro obiettivo declinarla nei nuovi processi digitali all’interno delle nostre opere, per proporre una nuova visione del mondo delle costruzioni.

In questo processo di aggiornamento delle nostre competenze riteniamo indispensabile partecipare ai tavoli di lavoro con start up innovative dei diversi settori per trovare soluzioni sempre all’avanguardia. Stiamo creando un ecosistema, grazie anche al supporto del gruppo The European House Ambrosetti, che possa sostenere un mercato proiettato al futuro.

Sono investimenti che comportano vantaggi misurabili nei cantieri reali (tanto di edilizia quando di infrastrutture) non solo in termini di costi, ma soprattutto con un elevatissimo potenziale futuro.

Un esempio è la cruciale realizzazione del nodo ferroviario di Firenze (da poco iniziata in consorzio con Saipem), per cui abbiamo previsto di controllare in tempo reale gli avanzamenti degli scavi delle Tbm (Tunnel Boring Machines) con l’ausilio di un sofisticato algoritmo di intelligenza artificiale.

Il cantiere connesso porta con sé numerosi vantaggi anche in termini di “comunicare l’opera” all’esterno e all’interno, sia in fase di costruzione che di esercizio, con inimmaginabili benefici per tutti gli stakeholders. La committenza ricopre un ruolo fondamentale e deve essere il principale promotore dell’introduzione sostenibile e sostenuta di innovazioni.

Ing. Francesco Folino | BIM Manager, Italferr

Nella fase di cantiere una società di “committenza delegata” (oltre che di ingegneria) come la nostra, prima in Italia per fatturato, sta collaborando nell’innovazione con tutti gli attori coinvolti. Si riconosce chi fa davvero innovazione perché sta scrivendo i contratti con formule niente affatto tradizionali.

Ogni giorno il nostro compito è spiegare alle aziende che ci propongono nuovi software che cosa serve davvero a noi (e in cascata a tutti le nostre controparti): a partire dal fatto che il contenuto di un capitolato informativo non può assolutamente essere solo statico.

La sfida oggi è di tradurre le esperienze di maggior successo che stiamo conducendo in novità contrattuali. Sulla base degli interventi che riteniamo esemplari (e ripetibili) l’impresa esecutrice (opportunamente affiancata da chi programma e progetta) deve però essere proattiva – e aggiungere quel quid di inventività che fa progredire tutto il settore.

Martina Lusa | Responsabile Dipartimento Engineering/Construction, Michael Page

Oggi le tendenze cardine per un uso ottimale delle risorse umane (nella progettazione e nella costruzione non diversamente che in altre attività produttive) sono sostanzialmente: presenza di diversità e inclusione versus assenza di pregiudizi e discriminazioni. Questa è la filosofia che guida una società di ricerca di personale qualificato come la mia.

Quanto alla tecnologia che potenzia le prestazioni delle risorse umane, vale a dire sostanzialmente l’automatizzazione, non bisogna temerla non solo per tutti i motivi che sono stati fin qui illustrati ma anche perché dà grandi opportunità ai giovani. Per attirare i quali bisogna saper comunicare con loro e costruire percorsi di crescita e di impegno sociale (nonché ecologico).

Lo smart working (soprattutto per come si è imposto in risposta alla pandemia) è una vera novità ma va però accompagnata anche da psicologi (perché viene vissuta in modi molto diversi nella società e nelle aziende). La regola di comportamento è molto semplice: il management deve essere empatico. A maggior ragione quando il problema dell’azienda è mantenere e fidelizzare i talenti che vi si sono formati, soprattutto quando specializzati nella digitalizzazione.

Arch. Daniele De Bettin | Presidente, DBA PRO.

La diversificazione nell’Ict (Information Communication Technology) è stato uno dei motivi che ha spinto il Fondo Italiano di Investimenti a entrare nel capitale di una società di ingegneria di origine familiare come la nostra e poi (a fine 2017) la Borsa ad accoglierci.

Questo ci ha aiutato a crescere (sia per linee interne che esterne, in Italia e all’estero) tanto che oggi siamo un migliaio di colleghi. Non solo ma non dobbiamo più rincorrere i lavori perché in questo momento storico sono i clienti che ci cercano. Analogamente, malgrado in seguito all’epidemia covid abbiamo visto un incremento del turnover, non siamo più noi che cerchiamo le persone ma queste ultime che cercano noi.

Accanto al core business che resta nella progettazione (ingegneristica, oggi sempre più integrata con l’architettonica dopo il recente acquisto di General Planning) siamo forti – il che non è banale – in settori di “nicchia” come i data center e la logistica portuale dove abbiamo potuto sperimentare la sinergia tra le diverse anime del nostro gruppo (Ingegneria e Ict). Particolarmente significativa è l’esecuzione di un contratto per il porto strategico di Baku in Azerbaigian, il più antico del mar Caspio.

Sara Frassine | Vicepresidente Group Development and Compensation, Maire

Il gruppo Maire, uno dei leader mondiali nell’epc contracting (fino allo scorso marzo noto come Maire Tecnimont) impiega 7 mila persone in tutto il mondo con un grande polo in India (che conta 3 mila collaboratori), ereditato dalla citata Tecnimont e poi sempre più sviluppato fino a creare due poli a Mumbai e uno a New Delhi, che dà servizi a tutte le divisioni.

Quello di Maire (gruppo caratterizzato da successive acquisizioni di aziende portatrici di brevetti) è un mondo molto integrato: infatti a livello internazionale un valore riconosciuto è presentarsi come gruppo. Personalmente guido un team che si occupa di formazione delle risorse umane e punta sulla loro crescita professionale. Valorizzare culture diverse è alla base del successo della nostra affermazione internazionale in mercati sempre più diversificati ed esigenti.

Paolo Zaccarelli | Direttore Risorse Umane e Organizzazione, CMB

Chiamare a testimoniare e questo tavolo la più grande cooperativa di costruzioni italiana, fondata a Carpi (Mo) nel lontano 1904 con un nume che oggi suona davvero arcaico “Cooperativa di Muratori e Braccianti”, è un riconoscimento alla lunga strada percorsa per diventare un’impresa generale di eccellenza. In particolare, oltre ad aver sempre realizzato infrastrutture, abbiamo accumulato un’esperienza di edifici realizzati in Bim che inizia nel 2020 e oggi ne annovera una cinquantina (tra cui alcuni dei più alti d’Italia).

Per quanto riguarda il tema delle risorse umane eravamo abituati a una fidelizzazione di chi lavora con noi (a partire da quelli che appartengono a un’ampia base stabile di soci) ma … negli ultimi due anni abbiamo avuto una sorpresa comune a tutto il settore: il turnover è non solo raddoppiato ma ci lasciano quelli che hanno una visione più dinamica del mercato e della loro carriera, generalmente forti di una lunga esperienza vissuta con Cmb.

Arch. Laura Rusconi Clerici | Ceo, Tekne

Dopo aver ascoltato i numerosi interessanti interventi sono ottimista: il Pnrr sta facendo aprire cantieri di ogni tipo e in ogni regione e vediamo che l’amministrazione sta evolvendo verso un’attività progettuale sempre più utile a indirizzare il nostro operato di progettisti. Tra i quesiti da porre non solo ai legislatori ma a tutti gli operatori è: come certificare la qualità del ricorso al Bim. Come indirizzare una giuria a premiare i candidati che lo applicano meglio? Inoltre noto con soddisfazione che l’attenzione al facilities management è in continua crescita e questo potrebbe essere un elemento premiale di sicuro interesse per la committenza (pubblica e privata).

a cura di Aldo Norsa
già Professore Ordinario nell’Università Iuav di Venezia

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