I finanziamenti per le opere contro il dissesto idrogeologico verranno assegnati avendo riguardo al criterio della cantierabilità e a quello dell’efficienza nel prevenire rischi per il maggior numero di persone. Le richieste dovranno essere inserite sulla piattaforma di Ispra «Rendis-web» e sono 7 i miliardi stanziati.
Questo è quanto prevede il decreto registrato dalla Corte dei Conti e inviato alla Gazzetta Ufficiale per la pubblicazione, indicante i criteri, le modalità e le priorità nell’attribuzione delle risorse destinate agli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Si tratta di opere che dovranno realizzarsi secondo l’art. 10, comma 11, del decreto legge n. 91/2014 convertito con modificazioni con legge n. 116/2014 «Competitività» e che nelle indicazioni del Governo dovrebbero poter contare su 7 miliardi di investimenti, di cui il piano per le aree metropolitane rappresenta la prima tranche di 1,1 miliardo.
Tre categorie. Il provvedimento prevede che gli interventi da finanziare, che le regioni presenteranno con apposite schede, siano suddivisi in tre grandi categorie, a seconda che si tratti di:
- interventi ad efficacia autonoma
- interventi complessi di area vasta
- interventi integrati di mitigazione del rischio idrogeologico e di tutela e recupero degli ecosistemi e della biodiversità.
La categoria dovrà essere indicata dalla regione all’atto dell’inserimento dei dati nella «scheda per proposta interventi».
Punteggi. Il decreto ha previsto otto criteri per definire le graduatorie e ad ognuno dei criteri è assegnato un peso e il punteggio massimo che si potrà ottenere per ogni criterio: si passa dai 10 punti previsti per il livello di progettazione approvata, il completamento e la quantificazione del danno economico atteso, ai 20 punti della priorità regionale, ai 30 punti dei beni a rischio grave, frequenza dell’evento, riduzione del numero di persone a rischio diretto, fino al massimo di 60 punti per il criterio delle persone a rischio diretto. I criteri sono stati individuati cercando di realizzare un mix fra aspetti tecnici (livello di progettazione e stato di completamento di opere già avviate) e profili relativi all’utilità-necessità degli interventi per la comunità locale, più o meno a rischio.
Non superiore a 20 milioni di euro. Le richieste di finanziamento dovranno essere inserite dalle singole regioni e province autonome nella piattaforma Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo (Rendis-web), corredate da una serie di elementi informativi di carattere tecnico-amministrativo-finanziario che avranno a oggetto anche il livello di progettazione o degli studi di fattibilità quando si tratti di interventi di valore superiore ai 20 milioni di euro. Particolare attenzione verrà data agli elementi quali la cantierabilità degli interventi proposti e la tempistica di realizzazione.
Prima selezione. Il Ministero dell’Ambiente dovrà dare il primo via libera alle proposte attraverso una prima selezione che riguarderà l’ammissibilità dell’opera a finanziamento sotto il profilo della completezza dei dati inseriti. Solamente dopo si passerà alla stipula degli accordi di programma fra Stato e regioni.