L'intervista | A Maurizio Savoncelli, Presidente Consiglio Nazionale Geometri

Un anno denso di lavoro quello dei geometri per costruire la ripresa delle costruzioni e del Paese

Con Maurizio Savoncelli si fa il bilancio di un anno difficile per tutti i comparti industriali e ancor di più per le costruzioni e i professionisti tecnici. Ma anche un anno che ha visto i geometri in prima linea su tanti fronti: etici, economici, tecnici. Dall'intervista emerge una progettualità matura e consapevole sul ruolo da giocare per lo sviluppo del settore, del Paese e sugli strumenti da offrire ai giovani geometri per inserirsi di slancio nel percorso innovativo che ha investito l'industria delle costruzioni.

Si conclude un anno, il 2020, tanto imprevedibile quanto drammatico e complesso dal punto di vista sanitario, economico e sociale, durante il quale tuttavia i professionisti di area tecnica non si sono sottratti all’impegno chiesto loro dalla politica e dalle istituzioni: portare avanti le attività necessarie e contribuire, con le specifiche competenze, a riconfigurare il Paese nell’ottica della sostenibilità ambientale, premessa fondamentale ed ineludibile di rilancio economico, come peraltro previsto dal meccanismo di assegnazione del Recovery Fund: dei 209 miliardi di euro di cui l’Italia è destinataria, 74 sono allocati al green, 48 al digitale.

Maurizio Savoncelli | Presidente Consiglio Nazionale Geometri.

Del ruolo specifico assunto dalla categoria dei geometri ne parliamo con Maurizio Savoncelli, Presidente del Consiglio Nazionale.

Presidente Savoncelli, che bilancio fa dei mesi trascorsi e quale prospettive intravede per quelli a venire?

I danni che il Paese ha subito sono sotto gli occhi di tutti, e devono rappresentare lo stimolo (anche etico e morale) più forte per offrire contributi utili al rilancio economico, alla digitalizzazione e alla rinascita sociale. La Categoria è presente su tutti e tre i fronti con una progettualità avviata ben prima dell’emergenza sanitaria, avendo come orizzonte gli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 per “rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili”. Una progettualità matura e “di visione”, quindi, che vuole e può contribuire alla ripresa dell’Italia.

Entriamo nel dettaglio di ciascun fronte, partendo dalle proposte di rilancio economico.

Assieme alla Rete delle Professioni Tecniche, abbiamo contribuito sin dalle prime fasi alla definizione del Superbonus, la misura introdotta dal decreto “Rilancio” (DL 34/2020) che eleva al 110% la detrazione fiscale per gli interventi di efficientamento energetico e riduzione del rischio sismico. Nelle sedi deputate, e in occasione di audizioni parlamentari, abbiamo presentato contributi metodologici che vanno nella direzione di migliorare l’efficacia degli interventi di Sisma ed Eco bonus, con l’applicazione di misure organiche e complementari. Tra queste, quelle che potrebbero essere accolte negli emendamenti alla Legge di Bilancio attualmente in discussione: il prolungamento del provvedimento almeno fino al 31 dicembre 2023, il ravvedimento operoso (entro 60 giorni) senza sanzione pecuniaria per le asseverazioni che dovessero necessitare di correzioni o integrazioni, il riconoscimento delle spese relative allo studio di fattibilità di interventi che non vengano effettivamente realizzati, l’introduzione del “fascicolo del fabbricato” per gli immobili di proprietà privata che abbiano accesso alle detrazioni fiscali del 110%. E ancora: la spinta collegiale al completamento dei lavori di revisione del Dpr 380/2001, propedeutici all’iter parlamentare; l’avvio dell’operatività del Nucleo centrale di monitoraggio dell’equo compenso, l’organismo composto da tre rappresentanti del Ministero della Giustizia e da tre rappresentanti della RPT, al quale è assegnato il compito di verificarne la corretta applicazione, attività che assume un surplus di importanza se messa in relazione all’opportunità di tutelare l’autonomia (anche economica) dei professionisti destinatari di incarichi collegati al Superbonus. In divenire, anche la realizzazione di un portale delle professioni tecniche che possa offrire ulteriori elementi di chiarezza e trasparenza sui parametri che concorrono a definire un compenso “equo”, ossia commisurato alla quantità e alla qualità della prestazione. A ciò si aggiunga un’azione di sensibilizzazione del legislatore e degli amministratori locali circa l’opportunità di ricorrere allo strumento della sussidiarietà orizzontale (previsto dalla legge costituzionale n. 3/2001) per far fronte all’aggravio di oneri di gestione connessi all’attività di asseverazione prodromica all’ottenimento del Superbonus, unitamente alla definizione di percorsi formativi che si avvalgono dei contributi della commissione Sostenibilità ambientale del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati, artefice di pubblicazioni in tempo reale e webinar tematici, in collaborazione con i più autorevoli stakeholder.

Il secondo fronte è la digitalizzazione, altro ambito decisamente strategico in ottica Recovery plan.

Su questo fronte occorre cambiare passo: secondo l’Indice di Digitalizzazione dell’Economia e della Società (Desi) 2020 elaborato dalla Commissione Europea, l’Italia si colloca al 25° posto per livello di digitalizzazione (precede Romania, Grecia e Bulgaria), all’ultimo posto sulle competenze di base (uso di internet) e per numero di laureati in materie Ict, al 19° posto per livello di trasformazione digitale della PA. In quest’ottica, assume una valenza strategica il contributo offerto dal Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati alla realizzazione di una piattaforma digitale delle costruzioni, in sinergia con Ance – Federcostruzioni, il Politecnico di Milano, i Consigli Nazionali di ingegneri e architetti, Uni, Federcomated e Assobim. La piattaforma, già all’esame del ministero per lo Sviluppo economico, dovrà prevedere la gestione digitale delle pratiche amministrative, dei processi e della catena di fornitura: un progetto decisamente in linea con il programma di riforme e investimenti 2021-2023, previsti dalla Legge di Bilancio e dal Next Generation EU.

Il terzo fronte è quello sociale, che da tempo registra la presenza della Categoria soprattutto in ambito scolastico e formativo.

Il progetto “Georientiamoci. Una rotta per l’orientamento”, giunto all’ottava edizione, è da tempo annoverato tra le più importanti iniziative di contrasto alla dispersione scolastica, il più delle volte causata dalla scelta errata dell’indirizzo di studio della scuola secondaria di secondo grado. In questo anno stravolto dall’emergenza sanitaria, il consueto impegno ad essere al fianco dei docenti, degli studenti e delle famiglie con strumenti didattici idonei a fare emergere attitudini e aspirazioni professionali autentiche è, se possibile, ancora più intenso, nella convinzione che occorra fare ogni sforzo per contribuire ad evitare il depauperamento della scuola, dell’istruzione e del sapere, ambiti che pagano un prezzo davvero molto alto all’emergenza sanitaria in corso: secondo un’indagine condotta da Demopolis/Con i Bambini, la chiusura delle scuole e delle attività extra-scolastiche ha ampliato le disuguaglianze tra i minori in termini di povertà educativa, ed elevato il rischio di abbandono scolastico che, già in epoca pre-pandemica, si attestava su percentuali inammissibili: il 14%, a fronte di una media europea del 10%. Analogo trend per la disoccupazione giovanile, passata in epoca post-pandemica dal 17 al 32% in Italia, dal 7 al 17% in Europa. A fronte di questi dati, sosteniamo con forza l’idea di una università capace di puntare su scelte formative sensibili agli esiti occupazionali, ivi comprese le lauree triennali professionalizzanti, e segnatamente il disegno di legge del ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi sulle lauree abilitanti all’esercizio delle professioni regolamentate, tra le quali quella di geometra, il cui impianto prevede la sostituzione della tesi di laurea, conclusiva del corso, con un vero e proprio esame di abilitazione: la via maestra per ridurre i tempi di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. I giovani, appunto: in un paese che invecchia (secondo i dati Istat/Inapp l’età media della popolazione è passata da 41,9 del 2005 a 44,8 del 2019, quella degli occupati da 40,4 a 44,6) e in piena e persistente recessione demografica (la popolazione italiana è scesa sotto la soglia dei 60 milioni), è su di loro che occorre puntare per cogliere le opportunità offerte dal lavoro che cambia e garantire la sostenibilità del sistema di welfare. Concludo con un dato che non lascia spazio a tentennamenti: oggi 38,5 milioni di persone ne sostengono altre 21, oltre sé stesse; nel 2030, 33 milioni di persone dovranno sostenerne non meno di 26 milioni, oltre sé stesse.

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