Recupero | Palazzo dell’Ex Unione Militare a Roma

Un edificio ottocentesco riqualificato con acciaio e vetro

La riqualificazione funzionale dell’edificio ottocentesco del Palazzo dell’Ex Unione Militare a Roma è avvenuta mediante l'utilizzo della tecnica del top down, demolendo gli elementi strutturali interni esistenti e procedendo dall’alto verso il basso per la realizzazione dei nuovi.

Per l’edificio ottocentesco del Palazzo dell’Ex Unione Militare, in via del Corso nel centro storico di Roma, si sono svolte le operazioni di rinforzo strutturale e riqualificazione funzionale su progetto dell’architetto Fuksas, realizzate dal general contractor Cev spa >>.

(foto di Pichler)
(foto di Pichler)

Vista la logistica del cantiere, sito all’interno del centro storico della città, per la realizzazione degli elementi strutturali si è dovuta utilizzare la tecnica del top down: gli elementi strutturali esistenti interni all’edificio sono stati oggetto di demolizione e successivamente sono stati ricostruiti procedendo dall’alto verso il basso. Così facendo si è potuto evitare l’indebolimento dell’involucro del fabbricato durante le operazioni di svuotamento interno necessarie alla realizzazione delle nuove strutture portanti.

La tecnica del top down ha consentito anche di contenere le opere provvisionali esterne all’edificio e necessarie al mantenimento degli antichi paramenti murari oggetto di consolidamento e restauro sotto la supervisione della Sovraintendenza ai Beni Architettonici di Roma. Anche le antiche fondazioni dell’edificio e della nuova struttura in carpenteria metallica sono state rinforzate mediante sottofondazioni realizzate con pali infissi in profondità e collegati da una platea in calcestruzzo armato. L’elemento maggiormente caratterizzante il progetto è costituito dalla carpenteria metallica denominata «lanterna», ricoperta da speciali specchiature che, con circa 3.200 mq di superficie, attraversa tutti gli orizzontamenti del fabbricato per giungere in copertura dando luogo a una volta trasparente alta fino a 7,5 m, sotto la quale trova ora posto l’area ristorante con una vista a 360° sulla città di Roma.

L’edificio sviluppa complessivamente una superficie di 6.400 mq e il cantiere ha avuto una durata di circa 280 giorni lavorativi dedicati agli scavi archeologici sotto la sorveglianza della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma; mentre per la realizzazione completa dell’edificio con la formula «chiavi in mano» si son resi necessari circa 800 giorni di attività di cantiere con punte di 130 operatori che hanno lavorato contemporaneamente per l’esecuzione dell’edificio. Durante le ore notturne, le facciate dell’edificio si illuminano attraverso delle luci appositamente studiate per l’intervento in grado di non andare ad alterare la percezione cromatica dei paramenti murari restaurati o abbagliare i fruitori degli spazi antistanti il fabbricato, mentre internamente le luci assumono diverse tonalità di colore.

(foto di Pichler)
(foto di Pichler)

Ogni livello del fabbricato è stato reso unico attraverso il posizionamento di pavimenti decorati con bolle di diversa grandezza e colore, dalle tonalità rosso, arancio, viola su base di colore bianco. Il piano terra, pensato per ospitare un grande bazar pieno di colori, oggetti e accessori è un grande spazio aperto e permeabile che collega via Tomacelli con l’adiacente piazza. Al livello interrato, a seguito degli scavi preliminari, è stato riportato alla luce un monumento sepolcrale databile alla prima metà del II secolo a.C. Il sepolcro si presenta come una struttura in blocchi di tufo e lastre di travertino con un podio alto oltre 4,5 m su cui poggia la cella, che doveva presentarsi parzialmente coperta. Per conservare e valorizzare i reperti, è stata messa in opera una pavimentazione vetrata in grado di consentire al visitatore uno scorcio sui resti archeologici.

Per quanto riguarda la lanterna, che avvolge il nucleo centrale in calcestruzzo armato, è stata realizzata una struttura reticolare spaziale metallica, con dimensioni in pianta inscrivibili in un parallelepipedo di lati 22 e 15 m circa e altezza di circa 19 m, composta da aste a sezione rettangolare tubolare di lati 100 e 50 mm con spessore di 5 mm connesse tra loro da cilindri metallici. Le aste sono state vincolate ai cilindri in fase di montaggio tramite bullonature, rimaste invisibili in quanto interne ai profili, e successivamente tramite saldature. I cilindri sono stati completati attraverso dischi metallici in grado di chiuderli inferiormente. La struttura metallica funge da appoggio strutturale per il rivestimento vetrato, lasciando delle aperture in corrispondenza degli sbarchi ai piani dal vano scale interno.  L’intera struttura appoggia alla base e su lame metalliche in corrispondenza dei piani, inoltre viene ritenuta nei confronti di spostamenti orizzontali da dispositivi metallici che si collegano all’intradosso del 5° solaio.

L’analisi del comportamento strutturale della costruzione e in particolare delle sollecitazioni e deformazioni dei vari elementi che la compongono è stato implementato un modello agli elementi finiti. La struttura portante, composta da profili metallici tubolari, è stata modellata con elementi frame – o a telaio – che ne ha riprodotto le proprietà della sezione e del materiale; queste aste sono state vincolate tra loro con degli incastri in grado di trasferire sforzi assiali, tagli e momenti. La struttura metallica appoggia direttamente sul livello inferiore ed è stata vincolata con delle cerniere in grado di trasferire le forze in tutte le tre direzioni principali. Superiormente la struttura è stata vincolata nei confronti della traslazione orizzontale lasciandola libera di scorrere verticalmente. Sui vari livelli, la struttura della lanterna appoggia su delle lame metalliche che, per effetto del carico, si infletteranno.

(foto di Gianni Basso)
(foto di Gianni Basso)

Per non trascurare l’effetto dei cedimenti vincolari è stato necessario modellare la rigidezza della sotto-struttura nei punti di vincolo, ma poiché si è ritenuto che, in mancanza di prove di carico specifiche e fatte ad hoc, questa rigidezza fosse affetta da un discreto livello di incertezza, si è reputato necessario, e a favore di sicurezza, dimensionare gli elementi con le sollecitazioni risultanti dall’inviluppo fra il modello della lanterna vincolato direttamente a terra con cerniere poste in corrispondenza delle lame (massima rigidezza) e il modello vincolato alle lame metalliche modellate con delle molle (minima rigidezza). La rigidezza delle molle è stata calcolata per la situazione più cedevole in modo da coprire tutte le configurazioni che si potessero occorrere sull’opera. Per tarare la rigidezza da attribuire alle molle che modellano le lame è stato considerato l’appoggio posizionato sulla trave più lunga (e quindi più flessibile) composta da due sezioni differenti: la prima è un profilo a doppio T che rimane inserito nel solaio attorno al vano scala e la seconda sono due piatti verticali che compongono le lame.

Le zone di posizionamento della nuvola che non hanno le aste metalliche portanti direttamente collegate al quinto solaio sono state completate con superfici vetrate verticali. Nelle porzioni di copertura dove si trovano queste superfici vetrate verticali è stata impiegata una tipologia differente di collegamento tra le aste; invece che utilizzare il cilindro metallico che avrebbe interferito con la vetrata si è optato per un nodo a stella e cioè un nodo realizzato con piastre metalliche a scomparsa saldate internamente ai profili tubolari che lasciano in vista solo le aste che si diramano dal nodo come i raggi di una stella.

La struttura trova sostegno, oltre che lungo il perimetro inferiore, anche centralmente su delle strutture metalliche dette tripodi, poste sopra il nucleo in calcestruzzo armato e sopra elementi metallici denominati alberi. I tripodi sono quattro dispositivi formati da tre aste ciascuno, che convergono inferiormente su una piastra tassellata alla struttura in calcestruzzo armato; a differenza delle aste che realizzano la copertura, le aste dei tripodi sono a sezione tubolare circolare dal diametro esterno di 101.6 mm e spessore 5 mm e vengono collegate alla struttura superiore con un giunto bullonato. Gli alberi sono stati così realizzati con un profilo inferiore tubolare a sezione circolare dal diametro esterno di 273 mm e spessore 16 mm che va in appoggio sulla sommità delle colonne della sotto-struttura mentre in sommità sostengono i rami composti da profili tubolari a sezione circolare di diametro esterno di 127 mm e spessore 12.5 mm. Per l’analisi del comportamento strutturale della costruzione e in particolare delle sollecitazioni e deformazioni dei vari elementi che la compongono è stato implementato un modello agli elementi finiti. La struttura portante, composta da profili metallici tubolari, è stata modellata con elementi frame – o telaio – che ne riproducono le proprietà della sezione e del materiale; queste aste sono vincolate tra loro con degli incastri in grado di trasferire sforzi assiali, tagli e momenti.

 Le specchiature. La superficie (vetrata e con lamiera forata) dell’intera struttura è stata modellata con elementi shell che distribuiscono il carico sulle varie aste. Tutti i vetri sono caratterizzati da altissime prestazioni in campo di contenimento energetico, nello specifico quelli riguardanti la parte di copertura sono stati realizzati attraverso la tipologia Guardian extrachiaro superneutral 51/28 temperati Hst, mentre per la parte interna della lanterna sono stati cantierizzati vetri stratificati trasparenti Guardian 6+6 temperati Hst. Complessivamente, tra lanterna interna e copertura sono stati realizzati 1.000 mq più 1.000 mq di vetri triangolari tutti diversi uno dall’altro, per un totale di circa 1.000 nodi (465 per la lanterna interna e 580 per la copertura ). Per la gestione e manutenzione della copertura sono state predisposte linee vita con accessi dalla zona impianti microforata. Anche gli evacuatori di fumo sono stati realizzati in forma triangolare, con profili che potessero essere a filo con la copertura, al fine di rispondere alle esigenze estetiche e architettoniche; questo ha richiesto testi specifici e tali apribili sono stati brevettati da Stahlbau Pichler >>.

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