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Uncem sui comuni montani: “bene l’incremento dei residenti, ora è necessario un piano concreto”

A seguito dei dati positivi relativi al forte incremento di residenti nei comuni montani, Uncem esprime il proprio parere riguardo la necessità di attuare un piano concreto per poter mantenere alta la volontà della popolazione di lasciare le città e stanziarsi nei borghi montani. Tre i temi fondamentali: effettuare un’analisi e una mappatura della disponibilità delle zono montane, dare incentivi alle famiglie che si trasferiscono e lavorare a livello statale e regionale sulla fiscalità.

Uncem ha accolto con particolare positività i dati pubblicati nei giorni scorsi dalla stampa, con le dichiarazioni dei sindaci torinesi che hanno registrato nei comuni montani, negli ultimi mesi, un forte incremento dei residenti.

Che questo sia o meno causato dalla pandemia, che questa residenzialità sia o meno per 12 mesi l’anno, dimostra che effettivamente le possibilità di vita e impresa nei comuni montani, presentate da Uncem con “Voglio andare a vivere in montagna“, esistono davvero. Alcuni sindaci oggi evidenziano anche come vi sia un interesse per aprire esercizi commerciali nelle zone montane. Un trend nuovo e molto positivo a fronte di 100 Comuni montani piemontesi che non hanno più un negozio o un bar.

Per poter sostenere questo rinnovato interesse è necessario agire su tre fronti. Primo, un piano di analisi e mappatura di quanto sia disponibile nelle zone montane, a partire dagli immobili nei centri storici e nei borghi, come scrive bene la legge 158/2017 sui piccoli comuni e come si appresta a fare Uncem con il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Architetti e l’Istituto di Architettura montana.

Servono, inoltre, incentivi alle famiglie che si trasferiscono, come ha già fatto efficacemente Regione Emilia-Romagna. Contributi veri, in particolare per chi attiva imprese agricole (con una Pac completamente da rivedere).

Infine, occorre agire a livello statale e regionale sulla fiscalità. Chi sceglie di vivere nei Comuni montani e quindi acquista una casa, avrà dei sovraccosti, a partire dagli spostamenti (per cui difficilmente può non avere un’auto). Deve inoltre avere adeguati servizi, in particolare scolastici e sanitari.

È su tutto questo che occorre intervenire, con fiscalità adeguata, peculiare e differenziata. Alcuni comuni lo hanno già fatto, regalando la connessione dati per la rete internet o l’energia elettrica. Ma sulla fiscalità, secondo Uncem, è ancora più importante e urgente agire.

Per esempio, la Regione può eliminare l’Irap per le nuove imprese o le start up innovative nei Comuni montani, per i makers che si trasferiscono aprendo fab lab o altri centri ad alto tasso di innovazione. Un altro esempio potrebbe riguardare il taglio delle aliquote Iva sui prodotti a basso impatto ambientale, con positiva impronta green, realizzati sui territori alpini e appenninici. Togliere le imposte, ovvero agire su Irpef e Iva, è però di competenza dello Stato.

Occorre quindi un piano concreto del quale Uncem ha parlato con i competenti Ministri a Roccaraso agli Stati generali della Montagna. La legge di bilancio 2021 e il Recovery Fund devono dare risposte, serie e vere. Per le imprese delle aree montane vi sono oltre 200 milioni di euro pronti dalla Strategia Aree interne.

Inoltre, in conclusione, potrebbero essere individuati dei green bond e anche degli incentivi per le imprese specifici, con Cassa Depositi e Prestiti che fa una azione dedicata alle aree montane. (vb)

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