Edilizia socio-assistenziale | Zanzibar

Progetto di un villaggio socio-assistenziale sostenibile a Zanzibar

Gli architetti Silvia Nanni e Davide De Plano sono stati incaricati da una Associazione Onlus di sviluppare il progetto urbanistico e architettonico per la realizzazione di un villaggio in grado di offrire supporto assistenziale alla popolazione locale in difficoltà. A seguito di un consistente lavoro di studio delle condizioni e delle tradizioni locali, il progetto prevede l’impiego di soluzioni bioclimatiche al fine di impattare il meno possibile sull’ambiente, creando le condizioni adatte a garantire un futuro dignitoso per le nuove generazioni.

Una larga parte della popolazione di Zanzibar è priva di risorse e vive in condizioni di estrema povertà; allo stesso tempo l’arcipelago sta vivendo un momento di forte crescita demografica con un’intera nuova generazione che presto dovrà crearsi nuove opportunità di sostentamento e lavoro.

I dati demografici sulla popolazione dell’Isola di Unguja, la principale dell’arcipelago, indicano una percentuale di popolazione sotto i 15 anni pari al 65% del totale con un incremento demografico annuo del 3,3% (fonte: Revolutionary Government of Zanzibar). Da un documento redatto dalle autorità locali si rileva che nel villaggio di Makunduchi, il 10% della popolazione è rappresentato da bambini sotto i 5 anni.

È proprio qui, nel villaggio di Makunduchi località Kajengwa – Kusini, distretto di Unguja, che il governo Zanzibarino ha dato in concessione un appezzamento di terreno di circa 80.000 mq a un’Associazione Onlus per la realizzazione di un villaggio socio-assistenziale.

Il villaggio di Makunduchi, località Kajengwa – Kusini, distretto di Unguja, Zanzibar, Tanzania.

La progettazione è stata affidata agli architetti Silvia Nanni e Davide De Plano e prevede la costruzione di un orfanotrofio, una scuola, una struttura sanitaria di primo soccorso e diagnostica, laboratori per l’insegnamento di arti e mestieri, coltivazioni e strutture sportive e ricreative, con l’obiettivo di offrire sostegno alla popolazione e in particolare a quella fascia più debole rappresentata dai tanti bambini orfani e disabili.

Il Villaggio è pensato come autosufficiente sotto il profilo energetico e a basso impatto ambientale, prevedendo un trattamento finale delle acque reflue mediante fitodepurazione, il recupero delle acque grigie e una corretta gestione dei rifiuti mediante compostaggio e riciclo. Le necessità primarie alimentari saranno sopperite dall’autoproduzione di verdure e ortaggi nonché dall’allevamento di animali da cortile.

Bozza iniziale del progetto.

Organizzazione funzionale

L’organizzazione spaziale, ovvero il disegno dell’intera area, ha origine da un fulcro centrale: un quadrato inscritto in un cerchio, all’interno del quale è disegnato un sole, immagine-simbolo del Villaggio (la figura geometrica del quadrato inscritto in un cerchio si ricollega a tradizioni arcaiche locali dei riti di costruzione).

Dal centro-simbolo si irraggiano i singoli edifici. Trattandosi di un centro rivolto ai bambini, l’area del villaggio è concepita con gradi diversi di intimità e le singole funzioni sono collocate in zone più o meno pubbliche a seconda della loro specifica destinazione.

L’intero Villaggio si colloca ai margini della viabilità esistente, di cui è previsto un modesto allargamento, mentre il Centro di Pronto soccorso è ubicato lungo la nuova viabilità e nel punto più vicino all’intersezione con la viabilità principale Makunduchi – Paje.

Planivolumetrico.

Il Masterplan

Provenendo da sud-ovest, ovvero dal Villaggio di Kajenwa, percorrendo l’originario stradello sterrato, troveremo per prima la zona legata alle coltivazioni – sia per i bisogni del Villaggio ma anche per il suo sostentamento economico – il campo sportivo multidisciplinare e i laboratori per arti e mestieri con il sovrastante spaccio; di fronte il complesso scolastico, con ingresso dalla piazza (nucleo centrale).

Sulla piazza si affacciano anche la sala proiezioni, l’ufficio accoglienza volontari e la Direzione del Villaggio, un piccolo centro sportivo dedicato alla riabilitazione con piscina e piccola palestra, e infine l’orfanotrofio con ingresso defilato.

Sia la scuola che l’orfanotrofio godono di un ampio spazio di pertinenza, dove i bambini possano giocare e svolgere le loro attività, compreso un piccolo orto ed uno spazio per il giardinaggio.

Il disegno dell’intero Villaggio, come la conformazione dei fabbricati, è concepito in chiave bioclimatica al fine di utilizzare la ventilazione naturale in modo ottimale. Il disegno del verde è invece studiato al fine di creare zone di ombreggiatura e al tempo stesso come dispositivo frangivento o per creare viceversa un “effetto Venturi”.

Masterplan con indicazioni delle funzioni.

Tradizione architettonica, tecnologie e materiali

Non vi è una vera e propria tradizione architettonica autoctona, probabilmente soffocata dalle tradizioni riferite alle varie culture che hanno dominato l’isola dal XVI secolo in poi. La tecnologia costruttiva qui comunemente utilizzata è molto semplice: struttura in cemento armato per pilastri isolati, spesso senza una fondazione vera e propria ma una semplice trincea a sassi, tamponature perimetrali in blocchi di cemento e sabbia dello spessore di 20 cm circa, coperture con esile struttura lignea e manto realizzato con lamiere ondulate di varie fogge e colori.

Per quanto riguarda i fabbricati che nel passato sono stati sede del potere e della vita economica e sociale, questi sorgono prevalentemente nella capitale Stone Town e oggi si presentano in una veste dimessa, alterata o modificata dal corso della storia, poco curati o addirittura pericolanti. In questa tipologia di edifici è stato rilevato un timido approccio bioclimatico mediante la creazione di tetti ventilati.

Per contro, alla povertà dei materiali è stata riscontrata la presenza di una sopravvissuta capacità artigianale, non raffinata ma diffusa. È frequente incontrare piccole fabbriche di mattoni o manufatti in cemento ma anche falegnamerie e intagliatori. I materiali di finitura sono di bassa qualità e di provenienza dall’est asiatico.

Soluzioni bioclimatiche

Il clima di Zanzibar può essere definito tropicale; le temperature sono piuttosto calde con medie che possono raggiungere i 27°C a dicembre ma grazie all’influenza dell’Oceano Indiano le escursioni termiche sono piuttosto ridotte. L’isola di Unguia, e in particolare la costa orientale, è caratterizzata dalla presenza di venti a carattere costante, con intensità media di 10kts.

Da un’attenta analisi svolta sugli edifici storici è stato rilevato un evoluto sistema di sfruttamento della ventilazione naturale, della capacità di raffrescamento offerte dalla massa muraria e dalle ombreggiature. Le aperture esterne sono invece mantenute sempre aperte e gli infissi sono spesso privi di vetri – sostituiti da fitte reti metalliche o plastiche.

La progettazione vuole fare tesoro delle tecniche di raffrescamento sviluppate sull’isola e ha individuato alcune tecniche bioclimatiche da applicare, quali:

  • sistemi di ventilazione naturale mediante la creazione di effetti “camino” e “effetto Venturi”;
  • utilizzo della massa muraria come dispositivo di inerzia termica;
  • ombreggiamento lungo i fronti esposti a maggiore irraggiamento.

Inoltre, nell’ottica di valorizzazione delle risorse e potenzialità locali è previsto l’utilizzo di mattoni in cemento come materiali caratteristici dell’intervento. Tale tecnologia è però da implementare mediante l’impiego di stampi più performanti.

Un’altra risorsa del territorio da valorizzare è la capacità di lavorazione e utilizzo del legno di produzione locale, sia per le strutture di copertura che per gli infissi e gli arredi (per esempio coperture ventilate in foglie intrecciate di palma, a basso impatto ambientale e alto valore bioclimatico).

Non è esclusa la possibilità di introdurre tecnologie più avanzate previa verifica della sostenibilità economica riferita all’intero ciclo di vita degli edifici, con particolare attenzione al programma di manutenzione e alla sua realizzabilità.

Le infrastrutture.

Impianti e reti infrastrutturali

Uno degli obbiettivi primari del progetto è la sua sostenibilità ambientale in un contesto ancora incontaminato eppure in fase di aggressione da parte della speculazione edilizia legata al turismo. Tutti gli edifici previsti saranno dotati di energia elettrica, sia per l’illuminazione dei locali che per il funzionamento delle attrezzature.

Per sopperire all’intero bisogno di energia elettrica si prevede la creazione di un campo micro-eolico, collocato nel punto più rilevato del lotto. La scelta è stata fatta in considerazione delle peculiarità dell’area. I assicurano infatti una produzione di energia con un buon sfruttamento dell’impianto e, al tempo stesso, un minimo impatto visivo.

Attualmente non è presente una rete pubblica di fornitura dell’acqua potabile, pertanto è stato già realizzato, in accordo con l’amministrazione locale, un pozzo di emungimento delle acque profonde ritenute potabili e una rete provvisoria di distribuzione.

L’esecuzione del progetto prevede anche la realizzazione di un’adeguata rete di approvvigionamento interrata. Per uso irriguo saranno parzialmente riutilizzate le acque grigie depurate e si ricorrerà a pozzi di emungimento interni al lotto di cui si sia verificata la salinità e la compatibilità con le colture.

Infine, con la volontà di limitare al minimo l’impatto ambientale indotto dall’insediamento, gli scarichi fognari delle acque nere e grigie verranno trattati mediante impianto di fitodepurazione, posto a valle. Nella prossimità dell’accesso Sud-Ovest del lotto, in posizione elevata, sottovento rispetto all’azione dei venti prevalenti, è prevista la realizzazione di una stazione di raccolta dei Rifiuti Solidi Urbani. (vb)

Tabella delle funzioni.

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