Produzione | Weber MT

Tecnologie per la compattazione leggera di pavimentazioni stradali in una tesi di laurea

Filippo Tortul ha affrontato nella sua tesi di laurea il tema delle tecnologie per la compattazione leggera di pavimentazioni stradali scattando un'istantanea sull'utilizzo e la diffusione delle attrezzature utilizzate in Italia.
Filippo Tortul | Autore della tesi di laurea in Ingegneria Civile, “Tecnologie per la compattazione leggera di terreni e pavimentazioni stradali”.

La tesi di laurea in Ingegneria Civile dal titolo: «Tecnologie per la compattazione leggera di terreni e pavimentazioni stradali», di Filippo Tortul, si è distinta per la sua unicità e utilità, perché ha messo in luce le problematiche legate ai disagi che tutti i cittadini affrontano quotidianamente durante i loro spostamenti: le strade dissestante presenti su tutto il territorio nazionale.

Relatore della tesi è stato il prof. ing. Nicola Baldo dell’Università di Udine, come correlatore Filippo Tortul ha scelto Alberto Lovo, responsabile di Weber MT in Italia.

Alberto Lovo | Responsabile Italia Weber MT.

L’ing. Tortul ha accolto con grande interesse l’argomento proposto dal professor Baldo sia per la volontà di toccare un tema a cui quotidianamente l’automobilista cerca soluzioni, sia per poter stilare un documento introduttivo e scattare un’istantanea sulle tecnologie relative alla compattazione dei terreni e dei manti stradali, tema questo, raramente indagato in modo approfondito.

Tortul ha messo in luce che in Italia i macchinari e le procedure per la compattazione sono utilizzate raramente rispetto ad altri Paesi europei.

È bene ricordare che una piastra reversibile pesa 200 kg e, da sola, è in grado di ottenere la stessa resa di compattazione di un rullo (che pesa invece 1.500 kg), più ingombrante, costoso e richiede durante il suo utilizzo, molti più accorgimenti in termini di sicurezza.

Esempio di riparazione efficace con rifacimento dell’intera zona danneggiata della pavimentazione, necessaria per risolvere i problemi strutturali all’origine.

Dalla tesi redatta da Filippo Tortul risulta che per migliorare la qualità dei manti stradali nel nostro Paese, sarebbe importante l’utilizzo di queste piastre e delle macchine specifiche create da Weber e non di rulli o altre attrezzature utilizzate in loro sostituzione, spesso in modo poco appropriato.

Compattatore reversibile (oltre i 400 kg), modello CR 6 prodotto Weber MT.

Filippo Tortul | Costruire a regola d’arte

«Analizzando i dati di vendita relativi al 2017 messi a disposizione dall’Associazione Europea Produttori Macchine Light-Compacting, di cui fanno parte le maggiori case costruttrici di attrezzature per la compattazione leggera in Europa, tra cui anche Weber, si vede come nel nostro Paese vi sia una media di 17 vendite per milione di abitanti, un valore estremamente lontano dalle oltre 300 dei paesi scandinavi o dalle 185 della GermaniaNei cantieri si nota la quasi totale assenza di macchinari adibiti alla compattazione leggera, in special modo le piastre bi-direzionali; queste sono nella gran parte dei casi sostituite dai rulli da 15 q “uomo-a-bordo”, i quali però al giorno d’oggi risultano meno efficienti se confrontati con le piastre vibranti, che riescono, proprio grazie alle loro oscillazioni, ad agire sul terreno in profondità e non solo in un limitato strato superficiale. Per cambiare e migliorare lo stato delle infrastrutture viarie italiane sarebbe una presa di coscienza, sia da parte delle ditte costruttrici che da parte degli enti competenti, delle necessità relative non solo alla compattazione leggera, ma a tutta la tecnica stradale contemporanea in generale. Nel nostro paese risulterebbe infatti necessario un aggiornamento delle pratiche attualmente utilizzate nei cantieri a nuovi standard costruttivi, peraltro già in uso in molti altri paesi, sia europei che non: una strada progettata e realizzata in maniera congrua può resistere molto più a lungo nel tempo di una costruita “come si è sempre fatto”, ovvero con tecniche e metodologie ormai superate che non dovrebbero trovare più spazio nel panorama contemporaneo dei lavori pubblici. Una volta che tali procedure per la corretta realizzazione delle strade risultino ben integrate nelle normative, ma soprattutto assimilate al meglio da tecnici e costruttori, ci saranno ovviamente dei grandi benefici, sia per gli enti pubblici che per gli automobilisti stessi: infrastrutture stradali realizzate adeguatamente possono durare ed essere funzionali molto più a lungo nel tempo e richiedere una manutenzione minore, presentando durante la loro vita utile minori fenomeni di dissesto localizzato o esteso, andando quindi a pesare di meno sulle casse delle pubbliche amministrazioni e risultando più sicure e confortevoli per gli automobilisti. Io stesso ero abituato a pensare, prima di lavorare a questa tesi e di seguire i corsi universitari relativi alla tecnica stradale, che fosse normale per ogni intervento di riparazione eseguito sulle pavimentazioni l’inevitabile originarsi di dossi e discontinuità, quando invece un’operazione di rifacimento localizzato eseguita a opera d’arte dovrebbe appunto risultare pressoché indistinguibile dalla pavimentazione originale, fatto salvo per il colore, essendo ormai disponibili non solo le conoscenze, ma anche le procedure e i mezzi necessari a garantire tale qualità, trovo quasi anacronistico che si continui ad utilizzare approcci e metodologie scorrette».

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