Ocse | Report tassazione

In Italia dal 1984 al 2014 le norme fiscali sono cambiate 32 volte

Il dato è emerso dalla ricerca Ocse che ha ascoltato le associazioni industriali distribuite su 62 paesi. Peggio di noi solo la Francia mentre Danimarca e Corea del Sud hanno portato modifiche alla legge fiscale solamente 9 volte.

Il dato preoccupante è stato pubblicato dall’Ocse che ha raccolto i pareri di associazioni industriali e businessman distribuiti su 62 paesi: la tassazione sulle imprese in Italia dal 1984 al 2014 è cambiata 32 volte.

Questo è uno dei motivi principali che ha contribuito a tenere lontani dal Paese gli investitori stranieri.

Peggio dell’Italia la Francia che nello stesso arco di tempo ha modificato l’imposta societaria 40 volte. Danimarca e Corea del Sud negli ultimi 30 anni hanno apportato modifiche alla normativa solamente 9 volte: si tratta di un record che ha permesso un notevole incremento degli investitori esteri in questi due paesi.

Le variabili fiscali

Esistono secondo quanto descritto dal report Ocse cinque variabili fiscali che influenzano le decisioni d’investimento da parte delle imprese:

  1. l’incertezza sull’aliquota fiscale applicata sugli utili d’impresa
  2. le imposte anticipate calcolate sui profitti
  3. l’incertezza sui crediti d’imposta, i rimborsi, le accise, le sulle vendite, i dazi doganali
  4. l’incertezza relativa a pagamenti Iva
  5. l’incertezza legata all’assenza dei trattati fiscali.

In particolare al momento delle scelte localizzative delle imprese la poca consapevolezza delle tasse che verranno applicate rappresentano una variabile ritenuta ancora più importante rispetto al livello stesso delle imposte: inducendo le multinazionali ad orientarsi verso paesi con aliquote più elevate ma comunque certe piuttosto che nei confronti di paesi più convenienti sotto il profilo fiscale ma con maggior incertezza sull’applicazione delle imposte.

Tra gli altri aspetti che pesano sulle scelte delle imprese vi è l’efficacia e la rapidità del sistema giuridico: secondo l’Ocse per avvicinarsi alle richieste delle imprese i paesi dovrebbero ridurre per prima cosa la frequenza con cui modificano la propria legislazione fiscale. Necessario è anche dar vita a una riduzione degli aspetti burocratici, diminuire la complessità della legislazione fiscale e allineare la normativa con gli standard fiscali internazionali.

Elementi distorsivi

Non viene rilevata l’evidenza di incentivi fiscali e free zone tax, ma è richiesta trasparenza, pianificazione e certezza del diritto: in questo contesto va inserito il problema corruzione, uno dei principali elementi distorsivi della concorrenza fiscale.

Secondo i dati, per gli imprenditori, nella scelta della localizzazione della propria attività, la corruzione riveste infatti una posizione primaria ed è addirittura davanti alla stabilità politica e al contesto fiscale. A seguire vi è l’andamento atteso della congiuntura economica del paese considerato, la disponibilità di personale qualificato, il costo del lavoro, il costo legato alle attività di adeguamento alle normative fiscali.

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