Guamari. Classifica imprese edili edilizia privata 2022

Il Rapporto Guamari è dedicato, per il quinto anno consecutivo, a un segmento specifico dell’offerta di costruzioni: l’edilizia privata realizzata dalle prime sessantacinque imprese che nel 2022 hanno fatturato oltre 19 milioni. L’anno scorso erano le prime cinquantacinque con una soglia minima simile, a dimostrazione che, oltre all’inflazione che ha gonfiato i fatturati, alcune imprese son entrate in classifica perché molto cresciute approfittando del “superbonus”
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(foto Adobe Stock)

Anche quest’anno, Guamari ha realizzato il “Rapporto Classifiche” che in questa edizione pubblica le prime 65 imprese di costruzioni che si occupano di edilizia privata prevalentemente in conto terzi ma in alcuni casi anche in conto proprio, spesso previo sviluppo immobiliare.

Di ognuna di queste imprese si pubblicano (e commentano) i principali dati di bilancio (alcuni dei quali aggiuntivi rispetto a quelli consultabili al Registro Imprese), in una serie storica quinquennale. Le 65 schede, oltre ai numeri dell’ultimo quinquennio, illustrano anche posizionamenti di mercato, strategie imprenditoriali ed elencano le commesse più significative.

Il Rapporto contiene una scheda di informazioni sugli ultimi cinque esercizi societari e, a fronte, una pagina di commenti che ricostruiscono la storia delle imprese e ne indicano le prospettive. Dal punto di vista bilancistico, per l’ultimo quinquennio oltre al valore della produzione (totale e specifica per clienti privati) si pubblicano informazioni sull’incidenza dell’estero, su dati reddituali e patrimoniali e sul costo del personale. Dal punto di vista commerciale si riporta il portafoglio ordini alla fine di ogni esercizio, l’importo delle nuove commesse anno per anno e l’evoluzione della forza lavoro sia in termini di dipendenti che delle loro qualifiche. Per completare lo spettro di attività delle imprese in esame si pubblicano informazioni anche sulle attività complementari all’edilizia privata quali edilizia pubblica, infrastrutture, impiantistica e diversificazioni quali immobiliare, servizi, concessioni ecc. Il tutto completato da dati percentuali sulle tipologie edilizie residenziali, ricettive, industriali/logistiche e terziarie/direzionali, sul rapporto tra lavori ex-novo e ristrutturazioni e sull’incidenza dell’attività in conto proprio.

I numeri e i commenti pubblicati in questo Rapporto hanno fornito lo spunto per un approfondimento delle prospettive delle imprese al vertice (in rapporto al quadro aggiornato di mercato) in un incontro-dibattito tra i principali operatori della domanda e dell’offerta (privata) ospitato a Milano da Assimpredil Ance il 28 novembre 2023.

La Classifica 2023

La quinta edizione di questo Rapporto si differenzia dalle precedenti per l’ampliamento della classifica alle prime 65 imprese, venendo incontro da una parte alla generale crescita delle società e dall’altra all’ingresso nel mercato di alcuni nuovi nomi che hanno enormemente incrementato il giro d’affari grazie alle opportunità legate agli interventi di efficientamento energetico “superbonus”. Questo ha portato all’ingresso di alcune “new entries” ma anche dell’uscita di scena di almeno cinque imprese che hanno compilato l’apposito questionario entro la scadenza fissata ma non raggiunto la soglia di fatturato minima per l’ingresso in classifica: Bruni Giorgio & Ivo, B&B di Ballan & C., Sicea, Vittadello e Salc. Da notare che quest’anno sono riportati (virtualmente in classifica in 27° posizione) i dati dell’unica impresa filiale di un grande gruppo diversificato che ha una sua reale importanza e autonomia nel mercato dell’edilizia privata: Sacaim (gruppo Rizzani de Eccher). Da segnalare inoltre che la cooperativa bolognese Cims ha fornito il questionario in ritardo e quindi non appare in classifica nonostante un fatturato nel privato di 24,4 milioni che la porrebbe in 64° posizione.

Pur in presenza di un’ampia risposta da parte delle imprese (71) non sono mancate alcune che hanno preferito non comunicare dati non desumibili dai bilanci depositati. Tra queste spicca come di consueto il maggior gruppo italiano delle costruzioni Webuild, che privilegia di gran lunga la realizzazione di infrastrutture all’edilizia sia pubblica che privata (a differenza di tutti i maggiori gruppi europei inclusi in un’altra classifica di Guamari).  Mancano, come ogni anno, anche due società specializzate nella realizzazione di edifici logistici come Engineering 2K e Akno Engineering & Construction che si differenziano dai due competitor che tradizionalmente rispondono (Techbau e Gse Italia) per una significativa componente di gestione delle facilities. Quest’anno non ha risposto neppure Gksd Edile (quinta l’anno scorso) non interessata per via di un mercato captive tutto nel settore ospedaliero (gruppo San Donato), Sa-Fer e Iti Impresa Generale.

Al netto di queste assenze la lista delle maggiori 65 realtà del settore conferma al primo posto Techbau e si chiude con Mak Costruzioni con un range di fatturato nell’edilizia privata che va da 384,2 a 19,9 milioni.

In questa edizione sono ben 14 le novità suddivise tra nuovi ingressi e graditi ritorni: in ordine descrescente di fatturato, Alfano Costruzioni Generali, Vitruvius & Partners, Ecoin, Alpha General Contractor, Costruzioni Iannini, Fast, Strever, Imprendiroma, Morbio Costruzioni, Italiana Costruzioni, Mingori, Edilimpianti Trieste, Imaco, Ingg. Loy Donà Brancaccio – Ldb e Varallo RE Construction.

In termini di specializzazione, quest’anno si contano 31 imprese attive esclusivamente in edilizia privata: in ordine di fatturato, Techbau, Gse Italia, Impresa Percassi, Alfano Costruzioni Generali, Borio Mangiarotti, Devero Costruzioni, Ediltecno Restauri, Cds Costruzioni, Cev, Vitruvius & Partners, Guffanti A., Ecoin, Nigro & C. Costruzioni, Alpha General Contractor, Fast, Nessi & Majocchi, Sercos, Imprendiroma, Tiemme Costruzioni Edili, Albini e Castelli, Morbio Costruzioni, Giambelli, Mingori, Edil Pietro, Ars Aedificandi, Mario Neri, Edilimpianti Trieste, Mengato, Building, Italia Costruzioni e Varallo RE Construction. A queste se ne aggiungono 13 che pur non raggiungendo la totalità dei ricavi, fatturano oltre l’85 percento in edilizia privata: Cobar, Colombo Costruzioni, Cogefa, Secap, Pasqualucci, Smv Costruzioni, Cospe, Grassi & Crespi, Strever, Ricci, Editel, Costruzioni Iannini e Imaco.

I numeri del privato

L’andamento delle 44 (su 65) imprese più specializzate in edilizia privata risulta nel 2022 particolarmente positivo soprattutto in termini reddituali.
Questo significativo campione fattura nell’ultimo esercizio 3,5 miliardi (per il 98,1 percento nel privato) registrando un aumento del 32,6 percento rispetto al 2021, nettamente migliore rispetto a quanto registrato dalle top 65.
Ma è come detto la redditività a fare la parte del leone nell’ultimo anno: l’ebitda cresce infatti del 48,9 percento, l’ebit del 53,6 percento (unico valore che cresce meno rispetto al lotto completo, ma che ha un valore addirittura superiore in termini assoluti) e l’utile netto del 58 percento.
L’indebitamento finanziario netto è l’unico dato in cui le 44 evidenziano un andamento peggiore rispetto alle top 65, esso infatti si riduce del solo 7,8 percento, pur valendo solamente un terzo del patrimonio netto cresciuto del 22,3 percento.
Il dato del portafoglio ordini è stato fornito per il biennio solamente dalla metà delle imprese che mostrano un incremento del 20,9 percento (ma in questo caso la quota nel privato scende a tre quarti).
Infine, la forza lavoro delle 43 che la hanno indicata sale del 10,5 percento a 3.461 unità.

Se la graduatoria delle top 65 vede un vertice poco variato (con l’unica vera novità di Alfano Costruzioni Generali, sesta, che se avesse risposto in tempo l’anno scorso sarebbe stata 17°) in cui spiccano alcune grandi imprese meno diversificate di altre in edilizia (Cmb, Rizzani de Eccher, Carron e Impresa Tonon, seguita da Itinera) numerose sono le società che si fanno notare per le performance positive del 2022.

Spiccano per le maggiori crescite di cifra d’affari nell’edilizia privata (spesso, come si ricordava, “drogate dai “superbonus”) nell’ordine Cds Costruzioni (grazie però al suo impegno nel rinnovo urbano), la citata Alfano Costruzioni Generali, Imprendiroma, Costruzioni Iannini, Varallo Re Construction e GSE Italia (unica filiale di un gruppo straniero, attiva nella logistica), che hanno tutte più che raddoppiato su base annua.

A registrare gli utili più elevati (rapportati al fatturato) sono tre imprese che lavorano esclusivamente in edilizia: Alpha GC (30,1 percento) e Imprendiroma (20 percento), attive in interventi di efficientamento energetico “superbonus”, oltre che Ecoin, specializzata in edilizia industriale/logistica (24,2 percento).

I leader per portafoglio ordini a fine 2022 (sempre in rapporto al fatturato) sono infine tre realtà fortemente impegnate in lavori pubblici come Vitali (con commesse che valgono 10 volte il giro d’affari), De Sanctis Costruzioni (6,8) e Rizzani de Eccher (6,1), mentre tra le specializzate in edilizia privata svettano Cobar (4,4), Building (4,1) e Colombo Costruzioni (4).

Le prime 65 imprese dell’edilizia privata (dati in migliaia di euro)

Per scaricare il pdf della Tabella Guamari – Edilizia privata 2022 clicca QUI

I numeri di insieme

Le maggiori 65 imprese nel 2022 sommano un valore della produzione totale di 10 miliardi (in aumento su base annua del 17,2 percento) e nella sola edilizia privata di 5,4 miliardi (più 22,1 percento) con un incremento della sua quota da 51,8 a 53,9 percento. Una crescita che chiaramente beneficia in parte dell’”esplosione” di numerose imprese che si sono specializzate in interventi di riqualificazione energetica legati al “superbonus”.
I lavori in edilizia privata sono a oggi ancora limitati nella maggioranza dei casi al territorio nazionale (spesso confinati nelle regioni limitrofe) tanto che solo otto imprese dichiarano nell’ultimo esercizio una quota (anche minima) di fatturato internazionale per committenti privati raggiungendo un export del solo 6,9 percento trainato da tre big delle costruzioni come Pizzarotti, Itinera e Rizzani de Eccher che dichiarano quote rispettivamente del 80,6, 77 e 61,5 percento.
Se anche nel 2022 alcune società scontano marginalità ridotte dovute a un incremento dei costi che tocca personale, materie prime, trasporti ecc., la redditività delle 65 evidenzia un generale miglioramento nelle sue diverse voci: l’ebitda cresce del 18,3 percento, l’ebit del 55,3 percento, ma il risultato netto subisce una riduzione del 3,7 percento.
L’indebitamento finanziario netto delle 64 imprese che forniscono il dato si riduce del 37,7 percento (anche grazie alla presenza di 27 società che possono vantare una posizione finanziaria netta attiva) e corrisponde a meno di un terzo del patrimonio netto, cresciuto del 12,2 percento.
Il portafoglio ordini a fine 2022, il cui dato è fornito da sole 46 imprese, vale 32,2 miliardi (più 23,2 percento) con una quota nel privato che però risulta ridotta dal 33 al 29,6 percento.
Nell’ultimo esercizio le 63 società che hanno comunicato il numero di addetti sommano una forza lavoro di 15,8 mila unità, dato in lieve calo rispetto al 2021 (meno 0,9 percento).

La distribuzione regionale

Le numerose new entry di questa edizione ampliata a 65 rendono possibile una distribuzione geografica delle imprese attive in edilizia privata più ampia rispetto a quella dello scorso anno pur confermandosi più contenuta rispetto a quella riscontrata nelle imprese generali che, anche se presentano una concentrazione in Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio hanno sedi sparse in tutte le regioni italiane.

Le società presenti in questa classifica sono dislocate in 13 regioni (due più dell’edizione passata) e confermano la netta prevalenza del Nord Italia, anche se si nota un leggero incremento della presenza (ancora deficitaria) di Sud e Isole (in cui hanno sede quattro imprese, rispetto alle due dello scorso anno). In questa edizione fanno la propria comparsa anche tre aree metropolitane (sulle 14 disciplinate dalla Legge Delrio) che risultavano del tutto sguarnite: Catania, Firenze e Napoli che vanno aggiungersi alle cinque già presenti. In questo modo a rimanere scoperte ne restano sei che non ospitano le sedi (per lo meno quelle principali) di imprese attive nell’edilizia privata: Bologna, Genova, Messina, Palermo, Reggio Calabria e Venezia (dove però ha sede Sacaim).

A guidare ancora una volta questa classifica per regioni è la Lombardia che può vantare una quota sulla cifra d’affari totale delle top 65 del 43,4 percento e ben 24 sedi legali. È interessante notare come Milano, pur essendo sicuramente il principale mercato in grado di attirare i maggiori investimenti immobiliari, ospiti solo 10 sedi legali di imprese lombarde, mentre le altre 14 sono sparse tra le province di Bergamo (in testa con sette), Brescia, Como, Lecco, Mantova, Monza e Varese.

Al secondo posto torna il Veneto (terzo lo scorso anno) che con otto società distribuite tra Padova, Treviso e Vicenza (nonché le loro province) fattura il 12 percento sopravanzando l’Emilia-Romagna che con sette imprese (cinque nel Modenese e due a Parma) ha una quota del 11,4 percento.

Seguono il Piemonte (con sei imprese che pesano per il 9,6 percento), il Lazio che con otto società si ferma al 6,6 percento dimostrando ancora una volta il predominio nella Capitale del mercato pubblico (anche in edilizia) su quello privato e il Friuli-Venezia Giulia che con sole due rappresentanti (tra cui però la big Rizzani de Eccher) somma il 5,8 percento del totale.

Interessante la presenza dell’Abruzzo in settima posizione (davanti a molte regioni molto più popolose) che tramite tre imprese (tra Chieti e L’Aquila) fattura il 3,1 percento, seguito da Puglia (con la sola Cobar che apporta il 3 percento del giro d’affari), Toscana (con due imprese a Prato e provincia di Firenze che arrivano al 2,3 percento) e altre quattro regioni con una sola realtà in classifica:  Sicilia, Sardegna, Campania e Trentino-Alto Adige con quote marginali rispettivamente del 1,2, 0,7, 0,5 e 0,4 percento.

di Aldo Norsa e Stefano Vecchiarino

 

 

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