Edilizia storica | Test Cnr Ivalsa

Le tecniche antisismiche dei Borboni

Una sezione di edificio del Settecento è stata ricostruita nei laboratori del Cnr-Ivalsa di San Michele all’Adige, seguendo le indicazioni del regolamento edilizio imposto all’epoca in Calabria, dimostrando eccellenti caratteristiche di resistenza ai terremoti. Il progetto di studio è frutto di una convenzione tra l’Istituto e Unical.

Le norme antisismiche vigenti nella nostra legislazione risalgono al 2008 e sono in corso di revisione. Non tutti sanno, però, che il primo regolamento del genere d’Europa fu imposto dai Borboni subito dopo il catastrofico terremoto che nel 1783 distrusse gran parte della Calabria meridionale, con circa 30.000 vittime.

Il palazzo del Vescovo di Mileto, ricostruito dopo il 1783 adottando gli accorgimenti antisismici contenuti nel regolamento borbonico è ora abbandonato e in evidente stato di degrado. La sua struttura però ha attraversato oltre 200 anni di storia senza cedimenti.

Allora fu redatto un codice per la costruzione degli edifici che raccomandava l’utilizzo di una rete di legno all’interno della parete in muratura. L’efficacia di questo sistema costruttivo si dimostrò durante i successivi eventi tellurici che colpirono nuovamente la Calabria, nel 1905 e nel 1908 (circa nove gradi d’intensità sulla scala Mercalli, magnitudo 6.9 sulla scala Richter): danni non significativi con limitate porzioni di muratura collassate e in nessun caso crolli totali.

Riproduzione pressocché identica di una parete dell’edificio vescovile a Mileto, in scala 1:1, costituita da muratura rinforzata da un’intelaiatura lignea. La specie legnosa utilizzata è stata identificata nei laboratori Ivalsa come castagno calabrese.
La stessa tipologia di struttura sottoposta a una serie di test nel laboratorio di prove meccaniche dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ivalsa) di San Michele all’Adige (Tn).

Allo stesso modo si comportò anche il palazzo del Vescovo di Mileto, ricostruito dopo il 1783 adottando gli accorgimenti antisismici contenuti nel regolamento borbonico. L’edificio è ora completamente abbandonato e in evidente stato di degrado, ma la sua struttura ha attraversato oltre 200 anni di storia senza cedimenti.
Questa stessa tipologia di struttura è stata ora sottoposta a una serie di test nel laboratorio di prove meccaniche dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ivalsa) di San Michele all’Adige (Tn).
La parete è stata costruita con la collaborazione del Dipartimento di Scienza della Terra dell’Università della Calabria (Unical) per analisi chimiche e petrografiche al fine di ottenere, oltre alle caratteristiche dimensionali e di apparecchio della muratura intelaiata, anche simili prestazioni meccaniche di malta e pietre.
Si tratta di una riproduzione pressocché identica di una parete dell’edificio vescovile a Mileto, in scala 1:1, costituita da muratura rinforzata da un’intelaiatura lignea. La specie legnosa utilizzata è stata identificata nei laboratori Ivalsa come castagno calabrese. Per le prove sono stati imposti alla sezione una serie di spostamenti alternati nelle due direzioni via via crescenti, così da simulare il comportamento alle azioni sismiche, anche le più importanti, della parete intelaiata.

La parete ha mostrato un eccellente comportamento antisismico, evidenziando una buona duttilità garantita dal riempimento interno dei telai – con qualche piccola espulsione di muratura – mentre gli stessi telai di legno (sia le aste sia i nodi) sono rimasti quasi completamente integri.
Già nel 1908, in seguito al catastrofico terremoto che distrusse Reggio e Messina il geografo Mario Baratta, fondatore della sismologia storica, rilevava le buone qualità sismiche dell’edificio di Mileto. Oggi al Cnr-Ivalsa si è avuta conferma di tale resistenza. Alla prova ha assistito una delegazione del Cost Action Fp 1101 Assessment, reinforcement and monitoring of timber structures, composta da circa cinquanta studiosi provenienti da tutto il mondo.
L’esito del test ha dimostrato chiaramente che un sistema costruttivo ideato a fine Settecento come quello borbonico è in grado di resistere a eventi sismici di una certa rilevanza e che questa tecnologia, una volta compiuti i dovuti approfondimenti e adottando sistemi di connessioni innovativi, potrebbe essere favorevolmente applicata a edifici moderni garantendone stabilità e dando sicurezza alle persone che li abitano.
I risultati sperimentali del progetto saranno presentati in occasione dell’incontro internazionale Heart 2013 (Historic earthquake-resistant timber frames in the mediterranean area) organizzato da Unical e Cnr-Ivalsa, in collaborazione con Università di Minho, Atene e Istanbul e Icomos Wood scientific committee, che si terrà a Cosenza il 4 e 5 novembre prossimi.
Il convegno ha già raccolto contributi da molti paesi del Mediterraneo (Marocco, Portogallo, Albania, Grecia, Turchia, Egitto, Italia, Usa, Giappone e Cina) che si contraddistinguono per la presenza sul territorio di edifici caratterizzati da pareti in muratura con intelaiature lignee simili a quelle realizzate in Calabria alla fine del ‘700.

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