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Cni: confronto sul tema delle grandi opere e infrastrutture

Infrastrutture e semplificazione delle regole, questi sono i temi dei due dibattiti in cui si è suddiviso il convegno online “Grandi opere e infrastrutture per il rilancio del Paese”, organizzato dal Cni, e sui quali sono intervenuti addetti ai lavori ed esperti. Zambrano: “L’Italia è il paese più lento d’Europa nella realizzazione delle opere pubbliche. Gli investimenti pubblici ne settore sono calati e aumenta sempre più il divario tra Nord e Sud. Ciò rappresenta un quadro complesso che deve essere risolto al più presto”.

Tra i molti aspetti collegati al Recovery Fund, un posto di primo piano spetta al tema della modernizzazione delle infrastrutture e, in generale, delle grandi opere da realizzare nel nostro Paese. Gli ingenti contributi europei che andranno a finanziare i progetti dedicati a questo settore rappresentano una occasione irripetibile per realizzare opere ed effettuare attività per troppi anni trascurate.

Di questo si è discusso lo scorso venerdì nell’ambito del convegno online “Grandi opere e infrastrutture per il rilancio del Paese”, organizzato dal Cni, con l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Venezia, il Collegio degli Ingegneri di Venezia e la Federazione degli Ordini degli Ingegneri del Veneto.

I lavori, coordinati e moderati dal giornalista Andrea Pancani (La7), si sono sviluppati attraverso un primo dibattito dedicato alle infrastrutture. Edoardo Bianchi, Vicepresidente Ance, a proposito di procedure burocratiche ha sottolineato l’inopportunità di cambiare continuamente i provvedimenti.

Sebbene non ideale, esiste un decreto semplificazioni e sarebbe opportuno farlo agire, senza cadere nella suggestione del modello Genova. Esiste, inoltre, un problema di carenza progettuale che, come affermato da Zambrano, si risolve con l’ingresso dei tecnici nella Pa.

Massimo Simonini, di Anas, ha illustrato la politica della sua azienda in termini di economia green e di implementazione tecnologica della rete stradale. Ha affermato, inoltre, che le manutenzioni programmate possono essere considerate una grande opera pubblica.

Eleonora Fratesi, Presidente Infratel, ha illustrato il punto di vista di una società di ingegneria e ha illustrato un progetto per le scuole, finalizzato alla fornitura di banda e connettività, realizzato in tempi brevi.

Fabio Dattilo, Capo Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, ha sottolineato come non sia sufficiente fare nuove regole ma occorre farle comprendere alla burocrazia. Inoltre, per velocizzare la realizzazione delle opere serve una squadra in grado di gestire le fasi progettuale, amministrativa e di controllo. In questo ambito va recuperato il ruolo e le capacità di ingegneri e tecnici.

Fabrizio Curcio, Capo Dipartimento Casa Italia, ha illustrato il piano per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico e residenziale. Inoltre, ha affermato che per superare il vulnus della burocrazia occorre mettere questa in relazione col tema della responsabilità dei funzionari e del rapporto pubblico-privato.

Erasmo D’Angelis, Segretario Generale Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale, ha sottolineato l’occasione storica per il Paese. La questione non sono le risorse. Recovery Fund a parte, in Italia abbiamo circa 100 miliardi di euro che aspettano di essere spesi per progetti fermi da anni. Serve un coordinamento nazionale tra tutti i molteplici soggetti coinvolti nella progettazione e nella realizzazione delle opere.

Il secondo dibattito è stato focalizzato sulla semplificazione delle regole. Raffaella Paita, della IX Commissione trasporti, poste e comunicazione della Camera, attraverso un video, ha illustrato le attività del Parlamento e del Governo sul piano della semplificazione.

Massimo Sessa, Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, ha lamentato la mancanza di ingegneri nella Pa: in questi anni sono mancati quasi del tutto i concorsi pubblici per ingegneri. Senza risolvere il problema dell’impoverimento delle competenze tecniche della Pa non si risolve la questione della semplificazione e della qualità del progetto.

Ennio Cascetta, dell’Università Federico II di Napoli, ha affermato che nel Codice degli Appalti c’è molto da cambiare ma non è tutto da buttare. Ciò che è mancato è stata la qualità delle decisioni in materia di infrastrutture da realizzare. In questo senso, il modello Genova è poco più di uno slogan. Vanno bene tutti gli interventi nella direzione della semplificazione, tranne che per la progettazione, che deve essere di qualità.

A chiusura dei lavori non è mancata una riflessione sulla grande opera per eccellenza: il Ponte sullo stretto di Messina. Per Ennio Cascetta la domanda non è se conviene o non conviene farlo, la domanda è perché non è stato ancora fatto. Cascetta ha sottolineato che in nessuna parte del mondo esiste un’isola così grande e così vicina alla costa non collegata da un ponte.

Al tempo stesso, gli ingegneri italiani realizzano opere di questo tipo ovunque, dimostrando di avere capacità e competenze. La riflessione è stata raccolta dal Presidente Cni Armando Zambrano che, in conclusione, nell’auspicarne la realizzazione, ha sottolineato come nel nostro Paese, così preso dalla polemica politica quotidiana, sia più difficile immaginare un’opera che realizzarla effettivamente.

Armando Zambrano | Presidente Cni.

Armando Zambrano | Presidente Cni

«L’Italia è il paese più lento d’Europa nella realizzazione delle opere pubbliche. Negli ultimi dieci anni non sono stati fatti passi avanti, abbiamo anche modificato il Codice Appalti ma siamo rimasti lì. C’è un problema di mancati investimenti ma anche il delicato tema della Pubblica Amministrazione, a causa soprattutto di un mancato turnover e la cronica mancanza di tecnici al suo interno. Senza contare l’atavico problema delle competenze tra Stato, Regioni e Provincie. Il tutto è fotografato da numeri impietosi. Secondo i dati elaborati dal nostro Centro Studi negli ultimi dieci anni c’è stato un calo del 23% degli investimenti pubblici. La spesa per le infrastrutture nei trasporti in Italia è pari al 18% del totale degli investimenti pubblici, laddove nel Regno Unito è del 31%. Nel frattempo il divario Nord-Sud invece di diminuire aumenta. In tutto questo, anche quando le risorse ci sono non riusciamo a spenderle. Attualmente abbiamo 546 opere infrastrutturali incompiute. Rispetto ai Fondi strutturali 2014-20 per i trasporti abbiamo solo l’1% di progetti conclusi. Dei 219 miliardi di euro disponibili per infrastrutture strategiche in calendario fino al 2030, solo l’11% è costituito da lotti ultimati e la metà è ancora in fase di progettazione. Poi ci sono i tempi di realizzazione. Per fare un’opera di un milione servono 5 anni, per una da 100 milioni ne servono 15. Tutto ciò disegna un quadro assai complesso che va risolto al più presto». (vb)

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