Produzione | Panizza 1914

Il complesso impianto di gestione delle acque piovane del nuovo ponte di Genova

Panizza 1914, una delle 330 imprese italiane impegnate nella costruzione del nuovo ponte di Genova, ha realizzato proprio per quest’opera un complesso e innovativo impianto idraulico nascosto nell’impalcato, in grado di raccogliere le acque piovane ed eventuali altri liquidi, depurarli e scaricarli a valle.

Nella grande opera di costruzione del nuovo ponte di Genova, che nei prossimi giorni sarà consegnato alla città, sono tre le regioni che hanno messo a disposizione il numero più elevato di imprese: Lombardia, Liguria e Piemonte.

In un’opera che ha coinvolto in partnership 330 imprese tra fornitori e subfornitori provenienti da ogni regione italiana, che hanno continuato a lavorare in cantiere anche durante i mesi di lockdown, oltre 80 aziende provengono dalla Lombardia.

Aziende altamente specializzate, come la Akron srl, incaricata del servizio delle indagini georadar in cantiere per le analisi del sottosuolo e la verifica di idoneità al posizionamento e movimentazione delle carpenterie pesanti e delle autogrù. Molte aziende lombarde hanno invece fornitori materiali: l’acciaio sagomato della Alto Lago srl e il calcestruzzo della Calcestruzzi spa.

Anche i pali per i plinti di fondazione del ponte, giganti alti 50 m che si sviluppano interamente nel sottosuolo, sono stati in parte realizzati da un’azienda lombarda, la Fondamenta srl, che proprio in questi giorni sta realizzando anche le fondazioni in mare della mega isola con la quale verrà ampliata Montecarlo.

Il Gruppo Stg ha fornito i pannelli fotovoltaici (allestiti invece da un’azienda piemontese, la Bosco Italia) che permetteranno al ponte di autoalimentarsi, mentre la Mosconi srl sta realizzando le opere di impermeabilizzazione dell’impalcato lungo 1.067 metri che attraversa la valle del Polcevera.

Sono 330 le imprese italiane impegnate nella costruzione del ponte, di cui oltre 80 lombarde e più di 50 liguri.

Lombarda è anche Panizza 1914, società specializzata su tanti fronti del mondo delle costruzioni, tra cui gli impianti idraulici, che ha contribuito a rendere sostenibile e moderno il ponte realizzando un sofisticato impianto idraulico di raccolta delle acque piovane e degli eventuali liquidi provenienti da sversamenti anomali sull’impalcato.

La sfida della Panizza 1914 era quella di istallare un complesso impianto di gestione delle acque piovane diviso in tre fasi: la prima di raccolta dell’acqua che cade sul viadotto; la seconda il suo stoccaggio e, laddove serva, la purificazione; e la terza lo scarico a valle. Tutto attraverso reti di tubi e impianti nascosti dentro l’impalcato.

Gli speciali tubi in vetroresina utilizzati raccolgono le acque dal piano strada e le portano a 4 grandi collettori, due sul lato Levante e due sul lato Ponente, che scaricano all’interno delle pile. In caso di uno sversamento eccezionale, come per esempio nel caso di un camion che perde gasolio, il sistema rileva il liquido inquinante e lo trasporta in un’apposita vasca, dove il liquido viene avviato a un trattamento speciale.

Un diverso trattamento è previsto anche per i primi 5 mm di pioggia, considerati più inquinanti dei successivi perché possono portare con sé anche residui raccolti sul manto stradale. Per questa ragione le prime piogge vengono raccolte prima in una vasca dedicata e poi, attraverso un sistema di pompaggio, condotte all’interno di un cosiddetto disoleatore, che le pulisce dai residui dell’asfalto prima di riversare l’acqua nella rete idrica esistente.

Mario Panizza | Direttore Tecnico Panizza 1914

«All’inizio nutrivo qualche perplessità che un’azienda come la nostra potesse ben integrarsi in un cantiere così complesso, poi mi sono reso conto che la grande qualità organizzativa degli ingegneri e dei tecnici del cantiere, non solo ci ha permesso di dare il nostro contributo, ma ci ha anche aiutato a rispettare i tempi strettissimi del cronoprogramma. Per farlo sono state scelte delle tubazioni speciali in vetroresina, che generalmente si usano per opere sottomarine, che resistono molto bene alla corrosione, sono molto flessibili e danno grande scorrevolezza all’acqua. Questo ha permesso di ridurre il diametro dei tubi che passano dentro l’impalcato. Non è stato un lavoro semplice anche per via delle condizioni atmosferiche e del posizionamento degli impianti dentro l’impalcato. Siamo però molto orgogliosi di aver partecipato alla ricostruzione del ponte. Personalmente, girando per Genova, ho sentito la riconoscenza dei genovesi per quello che stavamo facendo. E questa, insieme al riconoscimento della capacità tecnica e della passione dei miei tecnici, è sicuramente la soddisfazione più grande». (vb)

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