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Indagine Cna Costruzioni: i nodi irrisolti di bonus edilizi e cessione del credito

Le imprese coinvolte nell’indagine Cna sull’impatto dell’articolo 28 del decreto legge Sostegni ter sulla filiera delle costruzioni sono quelle che operano nel settore delle costruzioni (sezione Ateco F), dell’installazione di impianti (codice Ateco 43.2) e quelle che producono serramenti. Questi ultimi sono ricompresi nei comparti di cui ai codici Ateco 16.23 (carpenteria in legno per l'edilizia), 22.23 (articoli in plastica per l'edilizia), 25.12 (porte e finestre in metallo). Per le imprese della filiera, la nuova normativa avrà conseguenze importanti poiché renderà pressoché impossibile concedere lo sconto in fattura alla clientela. Lo sostiene il 42,5% degli intervistati.

L’eccezionale ripresa messa a segno dall’Italia nel 2021 è stata trainata dal settore delle costruzioni (grafico 1). Nella media dei primi tre trimestri dello scorso anno, infatti, a fronte di una crescita del prodotto interno lordo di 6,3 punti percentuali, il valore aggiunto delle costruzioni è aumentato di ben 22,6 punti percentuali, una variazione di gran lunga superiore a quelle messe a segno dai settori della manifattura (+14,9%) e dei servizi (+4,0%).

La ripresa registrata dalle costruzioni ha permesso al settore di invertire una tendenza recessiva iniziata a fine 2006 e che la crisi del 2020 ha accentuato in maniera drammatica (grafico 2).

Infatti, tra il quarto trimestre 2006 e il quarto trimestre 2019, il valore aggiunto delle costruzioni era diminuito in termini cumulati di ben 38,2 punti percentuali. L’insorgere della pandemia ha approfondito enormemente la caduta libera del settore che, tra il primo e il secondo trimestre 2020, ha accusato un’ulteriore perdita di ben 26,9 punti percentuali.

L’espansione registrata lo scorso anno, che ha riportato il valore aggiunto delle costruzioni ai livelli del 2012, è stata determinata dagli incentivi statali per la messa in sicurezza, la riqualificazione e l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare del Paese (Superbonus, Bonus Facciate, Sisma Bonus, Bonus Ristrutturazioni).

Fino allo scorso anno l’accesso ai bonus edilizi è stato facilitato dalla possibilità di trasformare le detrazioni in crediti di imposta cedibili senza alcuna limitazione, come previsto dal Decreto Rilancio, con l’obiettivo di accelerare il processo di transizione ecologica in coerenza con il Green Deal europeo.

A partire dal 27 gennaio 2022 questa opportunità è venuta meno poiché l’articolo 28 del decreto Sostegni Ter limita la possibilità di cedere i crediti una sola volta. Si tratta di una disposizione che fa seguito alle misure già introdotte con il decreto legge 157/2021 allo scopo di ridurre le frodi e che sta già rallentando tutti i lavori agevolati dai bonus edilizi e mettendo in gradi difficoltà le imprese e gli intermediari finanziari.

Per molte imprese delle costruzioni le limitazioni previste dalla nuova normativa rendono impossibile applicare lo sconto in fattura se non nei limiti della loro capienza finanziaria. Al fine di analizzare nel dettaglio gli effetti della nuova normativa sulle imprese dell’edilizia, dell’installazione di impianti e dei serramenti (ovvero di quei comparti che eseguono i lavori agevolati dai bonus edilizi), Cna ha ritenuto opportuno realizzare un’indagine, somministrata tra il 4 e l’8 febbraio, i cui risultati sono illustrati nel prosieguo.

Il campione

Le imprese coinvolte nell’indagine sono quelle che operano nel settore delle costruzioni (sezione Ateco F), dell’installazione di impianti (codice Ateco 43.2) e quelle che producono serramenti. Questi ultimi sono ricompresi nei comparti di cui ai codici Ateco 16.23 (carpenteria in legno per l’edilizia), 22.23 (articoli in plastica per l’edilizia), 25.12 (porte e finestre in metallo).

Si tratta di una realtà produttiva, per il 70% costituita da imprese artigiane, che, nel 2019, contava 509.444 imprese, 1,4 milioni di occupati e aveva generato 179 miliardi di euro di fatturato. Le imprese che hanno partecipato all’indagine Cna sono state circa 2.000 e costituiscono un campione rappresentativo delle imprese della filiera delle costruzioni.

I risultati dell’indagine

Il 75,2% delle imprese della filiera delle costruzioni si è resa disponibile a concedere lo sconto in fattura, introdotto nel 2020 con il decreto Rilancio dl 34/2020, per facilitare i proprietari degli immobili nella realizzazione dei lavori agevolati.

Rispetto al dato medio è possibile scorgere delle differenze significative sia a livello settoriale (grafico 3) che in relazione al fatturato realizzato dalle imprese (grafico 4): l’applicazione dello sconto in fattura, infatti, è più diffusa tra le imprese del settore dei serramenti (81,7%) e tra quelle con fatturati più elevati (85,1%).

L’utilizzo dello sconto in fattura varia anche a seconda del tipo di agevolazione (tavola 2). Nel settore delle costruzioni, infatti, la formula dello sconto in fattura ha riguardato soprattutto i lavori agevolati con il Superbonus e il Bonus Facciate.

Quanto al Superbonus, le imprese che lo hanno applicato con una certa frequenza (qualche volta, spesso o sempre) sono il 57,5%; riguardo al Bonus Facciate, esso ha interessato il 68,6% del comparto. Nei settori dell’installazione di impianti e dei serramenti, le imprese hanno realizzato soprattutto le lavori agevolati con i bonus minori. Si tratta per l’esattezza dell’89,4% delle imprese dell’installazione di impianti e del 91,5% di quelle dei serramenti.

La quota di fatturato realizzata sui lavori per i quali le imprese hanno concesso lo sconto alla clientela è risultata pari al 50,7% nell’edilizia, al 40,2% nell’installazione di impianti e al 42,3% nei serramenti (grafico 5).

È evidente che queste imprese hanno avuto la necessità di smobilizzare i crediti di imposta utilizzando una pluralità di canali. A tal fine esse si sono sobbarcare l’onere di accettare le procedure e gli adempimenti imposti dai cessionari affinchè il credito rispondesse ai requisiti di cedibilità e aderire a consorzi e piattaforme dedicate.

Dall’indagine emerge che la scelta del canale è correlata al tipo di agevolazione utilizzata (tavola 3). Le imprese delle costruzioni, attive soprattutto per lavori agevolati (Superbonus e Bonus Facciate) si sono avvalse in maniera più considerevole della partnership con intermediari finanziari (istituti di credito, 55,6%, Poste Italiane, 33,5%).

Di converso, le imprese dei settori operanti soprattutto con i bonus minori si sono avvalsi anche dei fornitori di beni e servizi (installazione di impianti, 25,9%, serramenti, 17%). Al momento dell’entrata in vigore del decreto Sostegni ter, avvenuta in data 27 gennaio 2022, più della metà delle imprese intervistate (50,9%) si è trovata nella condizione di dover smobilizzare crediti per lavori effettuati sui quali aveva concesso lo sconto in fattura alla clientela.

Dai risultati dell’indagine risulta che si tratta di importi difficilmente recuperabili. Chiamate, infatti, a descrivere la reazione dei cessionari dei crediti all’entrata in vigore della nuova normativa, quasi il 50% delle imprese che hanno partecipato all’indagine riferisce di avere registrato un’indisponibilità totale e immediata ad acquisire i crediti futuri e quelli maturati (grafico 6).

Per il 24,6% degli intervistati i cessionari hanno dato disponibilità ad acquisire solamente i crediti già concordati ma non quelli futuri e per il 12,8% i cessionari hanno chiesto la rinegoziazione delle condizioni precedentemente concordate (esempio: variazione dei tassi di interesse).

Più di 100mila imprese, quindi, corrono il rischio di non poter incassare il valore delle fatture emesse, e trovarsi in condizioni di gravissimo squilibrio finanziario. In prospettiva, inoltre, la nuova disciplina sulla cessione dei crediti renderà pressoché impossibile offrire ancora alla clientela lo sconto in fattura (grafico 7).

Lo sostiene il 42,5% degli intervistati. Gli altri, invece, si suddividono tra quanti pensano di poter trovare canali diversi per smobilizzare il credito (31,1%), facendosi carico di adattarsi a nuove procedure, e quanti saranno disponibili a continuare ad applicare lo sconto solo nei limitati della loro capienza finanziaria (18%).

La drastica riduzione della possibilità da parte delle imprese che eseguono i lavori di offrire lo sconto in fattura è destinata ad arrestare la domanda di interventi di efficientamento energetico e riqualificazione edilizia degli immobili, deprimendo gravemente la ripresa dell’intera filiera.

Secondo il 77,5% delle imprese intervistate (grafico 8), le restrizioni determineranno una frenata nella realizzazione dei lavori, e quindi una diminuzione del volume di affari. Non mancano peraltro le imprese che dovranno ridurre gli organici (7,2%) o rinviare gli investimenti già programmati (7,7%).

La diminuzione prevista dei fatturati appare assai rilevante (grafico 9). Le imprese del settore delle costruzioni stimano di potere accusare nel 2022 una riduzione del volume di affari del 38,8% rispetto al 2021. Danni consistenti sono attesi anche negli altri due comparti in cui si articola la filiera: sia nell’installazione degli impianti che nei serramenti, il giro di affari potrebbe ridursi di circa trenta punti percentuali rispetto al 2021.

Sintesi dei risultati e osservazioni

Nel 2021 la crescita del Pil italiano ha beneficato del traino delle costruzioni, il cui valore aggiunto è aumentato di 22,6 punti percentuali. L’espansione del settore delle costruzioni è stata sostenuta dai bonus edilizi e dalla disponibilità delle imprese a concedere uno sconto in fattura alla clientela.

Dall’Indagine Cna risulta infatti che, dal momento della sua introduzione (decreto Rilancio), il 75,2% delle imprese ha offerto lo sconto in fattura. Il fatturato realizzato nel 2021 su lavori attuati con la formula dello sconto in fattura risulta rilevante, essendo risultato pari al 50,7% del totale tra le imprese delle costruzioni in senso stretto (edilizia), al 40,2% del totale tra le imprese dell’installazione degli impianti e al 42,3% del totale tra le imprese dei serramenti.

Il decreto Rilancio prevedeva anche che le imprese che avessero maturato un credito, in seguito alla concessione dello sconto in fattura, lo potessero cedere a terzi (c.d. soggetti cessionari) senza alcuna limitazione.

I canali utilizzati in prevalenza dalle imprese che hanno realizzato lavori agevolati dal Superbonus e dal Bonus Facciate (costruzioni) sono stati gli istituti di credito, 55,6%, e le Poste Italiane, 33,5%, ovvero soggetti dotati di grande operatività finanziaria.

Per le imprese attive soprattutto sui bonus minori (esempio: bonus ristrutturazioni), risulta utilizzato in maniera significativa anche il canale dei fornitori di beni e servizi, di cui si è avvalso il 25,9% degli operatori del settore dell’installazione di impianti e il 17% di quelli del settore dei serramenti.

L’articolo 28 del decreto Sostegni ter stabilisce che i crediti di imposta possano essere ceduti solo una volta. Questa novità sta generando forti difficoltà per le imprese della filiera delle costruzioni.

Al momento dell’entrata in vigore del dl, 27 gennaio 2022, il 50,9% delle imprese vantava crediti per lavori sui quali aveva concesso lo sconto in fattura alla clientela, che potrebbero risultare difficilmente recuperabili. Dopo l’emanazione del decreto, infatti, quasi il 50% delle imprese riferisce di avere registrato una indisponibilità totale e immediata ad acquisire i crediti maturati dai cessionari.

Per le imprese della filiera, la nuova normativa avrà pertanto conseguenze importanti poiché renderà pressoché impossibile concedere lo sconto in fattura alla clientela. Lo sostiene il 42,5% degli intervistati.

In questo modo, l’articolo 28 rischia di comprimere in maniera drastica la domanda di lavori di efficientamento energetico e riqualificazione del patrimonio immobiliare. Infatti, secondo il 77,5% degli intervistati le restrizioni determineranno una frenata nella realizzazione dei lavori, e quindi una diminuzione del volume di affari.

La diminuzione dei fatturati appare molto rilevante. Le imprese delle costruzioni stimano di potere accusare nel 2022 una riduzione del volume di affari del 38,8% rispetto al 2021. Danni considerevoli sono attesi anche negli altri due comparti in cui si articola la filiera: sia nell’installazione degli impianti che nei serramenti il giro di affari potrebbe ridursi di circa trenta punti percentuali rispetto al 2021.

Alla luce delle considerazioni svolte, Cna chiede che si adotti tempestivamente un decreto correttivo volto a superare la restrizione di un’unica cessione del credito. Ciò per consentire tanto la cessione multipla tra gli intermediari finanziari, quanto la cedibilità tra imprese per le quali rilevi una forma di connessione funzionale in ragione dell’attività esercitata.

Non solo, importa assicurare il riporto agli anni d’imposta successivi per i crediti eventualmente non fruiti nell’anno in corso. Per concludere, occorre dare certezza a imprese e cittadini in merito all’utilizzo e all’effettivo funzionamento della cessione del credito. Non servono misure di natura estemporanea, come, ad esempio la previsione di sistemi di qualificazione già disposti per la partecipazione agli appalti pubblici.

Ne deriverebbe uno strumento inefficace rispetto all’obiettivo perseguito, i cui oneri ricadrebbero, in larga parte, su artigiani e piccole imprese. Occorre, piuttosto, lavorare sul versante dei controlli mediante l’incrocio delle banche dati e tramite l’intensificazione dell’attività ispettiva.

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