Ingeneri | Governo

Infrastrutture al Sud: manca la programmazione

Organizzato dal Cni il convegno “Linea Sud: infrastrutture e ingegneria per la crescita” al quale ha preso parte anche il ministro per il Sud, Barbara Lezzi. Presentata la ricerca sulle risorse economiche a disposizione e sulla mancata programmazione degli interventi.

Armando Zambrano, presidente Cni, ha aperto i lavori del convegno “Linea Sud: infrastrutture e ingegneria per la crescita – Proposte per il rilancio del Mezzogiorno”, tenutosi a Lecce. Al centro della discussione e del confronto le proposte degli ingegneri per rilanciare il Sud e la difficoltà da parte delle amministrazioni di utilizzare le risorse economiche disponibili.

Armando Zambrano | Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri.

Armando Zambrano | Presidente Cni

«Le professioni sanno interpretare le necessità del Paese. Esse devono portare avanti proposte, purché siano condivise. Entro due mesi organizzeremo una conferenza delle professioni per individuare e affrontare le necessità per lo sviluppo per il Paese. Ma non dobbiamo limitarci a puntare sulle nostre competenze. Dobbiamo avviare un confronto col mondo della politica per fare in modo che idee e progetti diventino poi realtà. Abbiamo un’idea di programmazione complessiva per il Mezzogiorno. Di ingegneri bravi ne abbiamo in abbondanza. A mancare è la capacità di spesa. Servono norme più chiare e semplici e tecnici in grado di valutare bene i progetti».

Barbara Lezzi | Ministro per il Sud.

Barbara Lezzi | Ministro per il Sud

«Il divario tra Nord e Sud risiede soprattutto nelle connessioni scarse, sia viarie sia ferroviarie. Non è accettabile, ad esempio, che un viaggiatore impieghi da Roma tre ore per andare in treno a Milano e cinque ore e mezza a Lecce, percorrendo una distanza simile. Noi siamo per intervenire in questo senso, ferma restando l’attenzione che abbiamo per il rispetto del territorio. Noi non siamo contro gli investimenti sulle ferrovie, ci sono molti interventi da fare su singole tratte. Ad esempio, siamo pronti a dire si alla Ragusa-Catania. Ora c’è un importante negoziato per le risorse politiche di coesione. Per questo mi auguro che a livello europeo non si vada verso una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. Dobbiamo considerare che ci sono circa 7 miliardi che possono arrivare dall’Europa per messa in sicurezza di case e territorio».

I dati della ricerca degli ingegneri

Una ricerca presentata nel corso della mattinata da Francesco Estrafallaces del Centro Studi Cni ha mostrato come il problema vero è l’incapacità o comunque la difficoltà nello spendere le risorse economiche a disposizione, tutt’altro che esigue.

Sorprende non poco che per il Mezzogiorno siano in cantiere opere in fase di realizzazione per 48 miliardi di euro (così dette opere invarianti). Questo sembra un buon punto di partenza per definire una politica infrastrutturale per le regioni meridionali. Per contro, sappiamo che il livello di spesa delle Regioni della dotazione di fondi disponibili nei singoli Piani Operativi Regionali 2014-2020 è estremamente contenuto ovunque e a livelli preoccupanti nel Mezzogiorno.

Solo per citare alcuni casi, l’Abruzzo risulta avere spese certificate (quindi effettive) per appena il 2,7% della propria dotazione, il Molise è al 2,6%, la Campania è al 6,8%, la Puglia è al 9,4%, a due anni dalla chiusura dei Piani stessi.

Se non si riuscirà a invertire questa tendenza, diventerà difficile approfittare anche di quei pur tenui segnali di ripresa che l’economia meridionale sta facendo registrare (+3,6% nel periodo 2014-17). In definitiva, dunque, il problema delle infrastrutture del Sud non risiede tanto nella mancanza di risorse, quanto piuttosto nella scarsa capacità di programmazione.

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