Edilizia storica | Bazzano, Parma

Intervento post sisma e restauro delle superfici della Pieve di Sant’ambrogio

A seguito del sisma del 23 dicembre 2008 si è avviato il cantiere di restauro e consolidamento dell’edificio che ha riguardato, in primo luogo, la risarcitura delle discontinuità murarie, il consolidamento strutturale e il miglioramento alle sollecitazioni sismiche della struttura portante delle coperture e dei diversi volumi dell'edificio. Affrontati poi il restauro del paramento superficiale dei fronti esterni e interni della chiesa e la manutenzione straordinaria del manto di copertura.
Il team dello studio di architettura Rossi, Bordi, Zarotti.

Il team dello studio di architettura Rossi, Bordi, Zarotti

Lo stato dell’arte prima dei lavori e l’approccio al restauro
«Prima dell’avvio del cantiere di restauro e consolidamento, lo stato di conservazione generale dell’edificio era particolarmente critico, con un degrado esteso sia al complesso delle finiture murarie (intonaci, stucchi, serramenti, pavimentazioni…), sia al sistema statico strutturale della fabbrica. Le lesioni più evidenti all’interno della chiesa si trovavano tra le arcate trasversali e le volte a botte della parte terminale del presbiterio, in corrispondenza dell’innesto con la navata e la calotta absidale; anche in corrispondenza della navata nord e delle relative cappelle, in prossimità del campanile, si aveva una concentrazione di lesioni, di notevole entità, lungo le diagonali delle volte a crociera. Inoltre si riscontravano dissesti generalizzati, evidenziati dalla perdita di verticalità di tutti i pilastri della navata centrale e delle pareti perimetrali: un problema diffuso dipendente dalle discontinuità fondali in corrispondenza delle varie fasi di ricostruzione della fabbrica attuale e da cedimenti differenziati indotti dall’entità dei carichi trasmessi al terreno, sommati alle variazioni delle sue caratteristiche fisico-ambientali».

Il cantiere di restauro dopo il sisma del 2008

La pieve di Sant’Ambrogio in Bazzano sorge al limitare del borgo omonimo, sulle prime colline dell’Appennino, in sponda sinistra del fiume Enza. L’edificio di antica fondazione, è documentato dal X sec. e la sua giurisdizione plebanale rivestiva un ruolo di primo piano nell’organizzazione territoriale della media Val d’Enza.

Sorgeva, infatti, a lato di un percorso commerciale di crinale che si snodava parallelamente al corso del fiume, la cosiddetta Via del Sale, di collegamento fra l’Emilia centrale e il territorio pontremolese in Toscana. L’edificio attuale è sostanzialmente il frutto della ricostruzione, tra tardo medioevo e XVIII sec, della precedente costruzione di età romanica, di cui si è individuato l’assetto planimetrico attraverso lo scavo archeologico nel sedime dell’edificio attuale.

A seguito del sisma del 23 dicembre 2008 si è avviato il cantiere di restauro e consolidamento dell’edificio che ha riguardato, in primo luogo, la risarcitura delle discontinuità murarie, sia sui fronti esterni sia sulle volte di copertura delle navate, il consolidamento strutturale e il miglioramento alle sollecitazioni sismiche della struttura portante delle coperture e dei diversi volumi dell’edificio, con particolare attenzione al consolidamento delle fondazioni della navata e cappelle nord.

Quindi si è proceduto al restauro del paramento superficiale dei fronti esterni e interni della chiesa e all’esecuzione di un intervento di manutenzione straordinaria al manto di copertura.

La sequenza delle lavorazioni ha previsto, dapprima, l’apprestamento delle opere provvisionali, l’esecuzione delle opere di messa in sicurezza e di preconsolidamento delle strutture murarie lesionate; quindi la realizzazione degli interventi veri e propri di consolidamento dell’edificio, rimandando all’ultima fase di cantiere la realizzazione delle opere di restauro architettonico.

Consolidamento e miglioramento sismico

L’intervento di consolidamento e miglioramento sismico è stato progettato per contrastare i cedimenti delle cappelle e della navata nord nei confronti del corpo centrale (le cui lesioni erano state molto aggravate dal sisma), e al contempo per migliorare la risposta sismica complessiva della struttura, inserendo nuove catene o sostituendo quelle ammalorate esistenti, realizzando una placcatura estradossale delle volte con tessuto in fibra di carbonio in matrice inorganica (Frcm) e controventando le capriate di copertura.Vediamo ora le principali opere di consolidamento eseguite.

Plinti di sottofondazione

Nella zona della navata nord e delle relative cappelle sono stati realizzati sottoplinti in c.a. gettato controterra in trincee scavate con giacitura ortogonale al muro interessato; questa soluzione ha consentito di annullare l’impatto delle sottofondazioni sulla struttura esistente, essendo realizzata interamente al di sotto di questa, minimizzando le aree e i tempi di scavo e, quindi, l’interferenza con l’equilibrio, pur precario, attualmente raggiunto dall’insieme struttura edificata-terreno di fondazione.

Catene trasversali negli archi della navata centrale e nel sottotetto delle navate laterali

Le catene trasversali inserite nel corpo di fabbrica a livello delle reni degli archi della navata centrale sono state realizzate in sostituzione di quelle corrispondenti esistenti e degradate, poi completate nella tratta nel sottotetto con i lati estremi sulle navate laterali e sulle cappelle, creando un unico elemento di contrasto tra i fronti opposti nord e sud della chiesa.

La soluzione è stata estesa a tutte le campate dell’aula. Nel sottotetto si sono adottate soluzioni articolate che hanno consentito di adattare le catene alle murature presenti e ai relativi disallineamenti; alcune catene sono state sdoppiate e collocate a fianco dei muri esistenti, altre sono state inglobate in essi, data la necessità della relativa ricostruzione per le caratteristiche di forte degrado riscontrate.

Placcatura estradossale delle volte

Le volte erano interessate da diversi campi di lesioni, sostanzialmente imputabili a mancanza di collegamenti con le strutture adiacenti, e soggette ad azioni distorsive a causa dei cedimenti differenziali impressi; le volte della navata centrale erano inoltre soggette direttamente al carico della copertura trasmesso dai pilastrini eretti sugli arconi trasversali.

Tutte le volte, realizzate con elementi di laterizio in foglio (spessore 5/cm) e con sezione ad arco sensibilmente ribassato, presentavano particolari criticità, per cui si è ritenuto opportuno inserire degli elementi di presidio tramite Frcm, con applicazione di bande di tessuto bidirezionali in fibra di carbonio applicate con matrice inorganica, a formare una placcatura estradossale.

L’applicazione sulle volte in foglio di laterizio è stata attuata con le seguenti modalità:

  • pulizia e depolveratura della superficie tramite asportazione del materiale degradato, spazzolatura e aspirazione polveri;
  • scarnitura delle lesioni; bagnamento a rifiuto della superficie;
  • consolidamento con applicazione di una prima mano di aggrappo realizzata con apposita malta da rinzaffo premiscelata a base di leganti idraulici ad alta pozzolanicità e successiva applicazione di uno strato di malta dello stesso tipo, opportunamente lisciata, per regolarizzare la superficie dell’estradosso;
  • stesura a frattazzo di malta idraulica come sopra per uno spessore di 3 mm;
  • applicazione a fresco di rete di carbonio con sovrapposizione di almeno 10 cm;
  • applicazione di un secondo strato di circa 3 mm di malta idraulica pozzolanica, come la precedente, opportunamente lisciata e finita.

Le modalità di posa per le volte a crociera ha comportato la stesa secondo i bordi delle campate e le cuspidi interne; nelle volte a botte, connessi adeguatamente gli archi trasversali, si è proceduto con la stesa di elementi longitudinali per cautelarsi nei confronti delle azioni derivanti dalla risposta longitudinale dell’aula.

Secondo lo schema consolidato nell’esperienza tecnica corrente, le bandelle sono state ancorate con l’inserimento nelle murature in corrispondenza degli angoli delle campate di opportune barre in carbonio con fiocco terminale. 

Realizzazione di un sistema di controvento nel piano di falda

Per solidarizzare l’impalcato ligneo di sostegno del manto di copertura è stato realizzato un sistema di controvento in profilati metallici nel piano di falda in corrispondenza della copertura della navata centrale; a tale sistema sono ancorate due catene longitudinali, sempre alloggiate nel sottotetto della navata, con funzione antiribaltamento della facciata.

Il sistema è stato integrato poi con l’inserimento di elementi di connessione in colmo con la facciata e in gronda con gli elementi lignei spingenti che si trovano sulla copertura dell’abside, con la funzione di eliminare le relative spinte ed evitare il ribaltamento nei confronti del corpo stesso dell’abside. 

Sostituzione delle catene trasversali poste alle reni degli archi delle navate laterali

L’intervento ha previsto la sostituzione delle catene trasversali poste alle reni degli archi delle navate laterali, poiché quelle esistenti risultavano distaccate dagli elementi di ritegno, per insufficiente dimensionamento e per fenomeni di corrosione avvenuti nel tempo.

Le nuove catene di sostituzione riprendono la sezione rettangolare di quelle esistenti e la relativa quota di imposta, a meno di qualche centimetro per problemi esecutivi; le relative piastre di ancoraggio sono state posate sottointonaco sui lati interni e incassate nelle murature in quelli esterni.

Fronti esterni

Sui fronti esterni della chiesa si è conservato il paramento in pietra a vista, provvedendo alla stuccatura ampia delle fughe, con una finitura tipo rasocoprente, con malte in calce idraulica naturale (Nhl5) e utilizzando inerti non vagliati di fiume al fine di ottenere una finitura superficiale grezza come nella tradizione costruttiva della zona.

In particolare, dove si è ripristinata la finitura superficiale, si sono eseguite le seguenti lavorazioni:

  • rimozione meccanica delle finiture superficiali non pertinenti al recupero, quali stuccature cementizie e lacerti di intonaco superficiale completamente distaccato dal supporto murario, eseguendo le opere di rimozione con particolare cautela per non danneggiare i conci del paramento murario antico;
  • lavaggio di tutte le superfici per rimuovere le polveri superficiali ed esecuzione di trattamento biocida con benzalconio cloruro diluito al 2% in acqua, lasciato agire per 20 giorni;
  • limitata esecuzione di cuciture murarie con il metodo del cuci-scuci per le lesioni murarie di maggiore consistenza con demolizione in breccia della zona di intervento e successiva ricostruzione della muratura e sua forzatura con elementi murari allettati con malta fluida;
  • ripristino della malta di allettamento fra i conci del paramento murario con malte tradizionali a calce eminentemente idraulica e inerte di fiume non vagliato, come in uso nei cantieri storici delle zona montana del parmense.

La stesura della malta nelle fughe è stata realizzata debordando dal filo dei conci del paramento murario, rimuovendo poi con più passaggi a spugna le parti in eccesso, così da ripristinare idealmente il paramento in pietrame con finitura rasocoprente, come se per il tempo l’antico intonaco superficiale fosse stato rimosso dagli agenti atmosferici.

Per rendere la malta da utilizzare nelle stuccature omogenea ai toni cromatici del paramento in pietra sono state utilizzate terre colorate in integrazione dell’inerte, mantenendo comunque un equilibrio cromatico e materico fra le parti murarie storicizzate e gli interventi di restauro.

La scialbatura superficiale del paramento, oltre a proteggere la muratura stessa, evitando l’imbibimento dei conci in pietra e del laterizio esposti direttamente all’azione delle acque meteoriche, consente di apprezzare la texture del supporto murario e di uniformare la percezione dei fronti con diverso paramento in pietra; trattamento superficiale idrorepellente e biocida (tipo Idro Phase addizionato con Algo Phase) per evitare il ristagno delle acque meteoriche nelle connessure del paramento murario a completamento dell’intervento di recupero dei fronti. 

Interni

Nella fase finale del cantiere si è provveduto a restaurare gran parte dell’intonaco antico su tutte le pareti interne del complesso monumentale, con consolidamento della finitura ottocentesca.

Per quanto riguarda gli intonaci quindi, l’intervento ha avuto come obbiettivo prioritario il recupero quasi integrale dell’intonaco antico, operazione realizzata con una articolata e capillare lavorazione di riancoraggio dell’arriccio al supporto murario con iniezioni consolidanti di malte adesive e inerti calibrati.

Nelle navate interne della chiesa si è conservato il partito architettonico esistente con l’articolazione fra corniciature a rilievo e fondi, utilizzando pitture a latte di calce pigmentato con terre naturali.

Sui fronti interni, nelle zone di lavorazione degli interventi di consolidamento sono state ripristinate le finiture con intonaco a calce tradizionale seguendo, nella stesura, la pratica del cantiere: dapprima la formazione dell’arriccio, poi la stesura della finitura superficiale e il ripristino finale della tinteggiatura, riproponendo le cromie preesistenti.

Sulle superfici interne della chiesa  sono  state eseguite le seguenti lavorazioni:

  • rimozione meccanica delle finiture superficiali distaccate dal supporto murario, facendo attenzione nel corso dell’esecuzione dell’opera a non danneggiare i conci del paramento murario antico;
  • il lavaggio di tutte le superfici per rimuovere le polveri superficiali;
  • esecuzione di cuciture murarie con il metodo del cuci-scuci per le lesioni murarie di maggiore consistenza rilevabili sui fronti interni, con demolizione in breccia della zona di intervento e successiva ricostruzione della muratura e sua forzatura con elementi murari allettati con malta fluida;
  • riparazione delle lesioni sulle volte in muratura mediante l’inserimento di cunei in teflon e chiusura delle fessure con malta di calce idraulica naturale (Nhl5) e carica idraulica micronizzata (pozzolana 1:2) fino a rifiuto, previa accurata scarnitura e pulizia delle lesioni;
  • ripristino dell’intonaco superficiale nelle parti murarie prive di finitura con malte tradizionali a calce eminentemente idraulica e inerte di fiume vagliato, utilizzando una malta simile all’originale con grassello di calce (1parte) e polveri di marmo con sabbia (3 parti variamente miscelate in funzione della granulometria delle malte originarie).

Il trattamento delle superfici intonacate è stato  realizzato in analogia con le parti conservate realizzando un intonaco con stabilitura superficiale al civile, conservando un equilibrio materico e cromatico fra parti conservate e parte di integrazione e l’assetto percettivo attuale dell’edificio.

L’intervento sulle superfici intonacate interne è stato completato con una stesura della finitura cromatica superficiale a latte di calce pigmentata con terre naturali, stesa a due passaggi con pennellate incrociate realizzando una velatura superficiale.

Nell’assetto cromatico dell’edificio si sono riprese le colorazioni accertate con un’apposita campagna di saggi stratigrafici e analisi petrografiche, recuperando le sequenze cromatiche ottocentesche sui toni avorio (fondi e cornici con cromie luminose sui toni avorio e bianco).

Sull’apparato ornamentale in stucco interno alla chiesa, limitato alle cornici modanate e ai capitelli, anche se ricoperto da uno spesso strato di particellato e polveri, si è eseguita una generale operazione di pulitura a secco con discialbatura delle ridipinture, il consolidamento con iniezioni di malte di calce fluida per le parti fratturate e la ripresa della cromia avorio superficiale con velature ad acquerello con tinteggi a latte di calce.

Al centro delle campate della navata centrale sono state recuperate le cromie originarie degli stucchi, attraverso l’esecuzione di una generale operazione di pulitura a secco con discialbatura delle ridipinture, il consolidamento con iniezioni di malte di calce fluida per le parti fratturate e la ripresa delle crome superficiali con velature ad acquerello con tinteggi a latte di calce.

CHI HA FATTO COSA

Progetto di restauro e direzione lavori: Studio di Architettura Bordi, Rossi, Zarotti (arch. Alberto Bordi, arch. Sauro Rossi, arch. Marco Zarotti con ing. Giovanni Scauri)
Progetto di consolidamento strutturale e direzione lavori strutturale: Studio Ar.Tec. srl, ing. Paolo Landini
Analisi geologiche e petrografiche: Studio Geofaber, dott. geol. Giovanni Michiara
Opere edili e di restauro: Bsf srl: arch. Paolo Mambretti; geom. Carlo Alfieri; Roberto D’Errico; Terradombra scarl, Roberta Dallaturca
Alta sorveglianza: Mibac – Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Parma e Piacenza, arch. Luciano Serchia, Soprintendente; arch. Marina Ferrari, funzionario incaricato; Regione Emilia Romagna, Agenzia Regionale Sicurezza Territoriale e Protezione Civile, dott. Maurizio Mainetti, ing. Marco Giacopelli, arch. Simona Patrizi; Diocesi di Parma, Ufficio BB. CC.,  don Alfredo Bianchi, arch. Sabrina Giorgi
Finanziamento: Presidenza del Consiglio dei Ministri-Fondo ottopermille Irpef Anno 2009; Diocesi di Parma-Parrocchia di Bazzano

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