Audizioni | Commissione Ambiente Camera dei Deputati

Le riserve di Rpt sul ddl Morassut in materia di rigenerazione urbana

La Rete delle Professioni Tecniche in audizione presso la Commissione Ambiente della Camera sul ddl Morassut riguardante la rigenerazione urbana si è espressa con un proprio documento che sottolinea innanzitutto come le politiche per la rigenerazione urbana vadano sempre coniugate con quelle tese a contrastare il consumo di suolo, “in quanto azioni separate sono perdenti in entrambi i fronti”.

Presso la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati la Rete delle Professioni Tecniche si è espressa sul ddl dell’on. Morassut riguardante la rigenerazione urbana.

Rete delle Professioni Tecniche | Audizione alla Camera dei Deputati in materia di rigenerazione urbana.

La proposta di legge specifica i «principi generali in materia di rigenerazione urbana nonché di perequazione, compensazione e incentivazioni urbanistiche».

Rpt ha manifestato una condivisione delle finalità generali della proposta di legge anche se sono state espresse alcune riserve. In particolare, «la proposta sembra però non tener conto che gli ultimi decenni sono stati caratterizzati dal progressivo abbassamento della qualità della vita nelle periferie dei centri urbani; da un incontrollato consumo di suolo; da centri urbani sfrangiati che hanno invaso la campagna, sottraendo terreno all’agricoltura, compromettendo irrimediabilmente il paesaggio, patrimonio culturale e segno identitario della nazione».

Dalle ricerche di Rpt, suffragate anche dalle analisi del Cresme, emerge infatti che la crisi economica e la dinamica del comparto delle costruzioni è strutturale, dovuta in parte alla grande produzione edilizia degli ultimi decenni (sono oltre 3 milioni le abitazioni inutilizzate), ma soprattutto a una società che ha cambiato e cambia nella sua struttura socio-economica (in termini demografici, di mobilità, di ricchezza pro-capite, di variazioni di classi di età) e che, per permettere ai territori e alle città di esprimere le potenzialità che le mutate condizioni richiedono, è indispensabile adottare un diverso approccio rispetto al recente passato.

Maurizio Savoncelli, Presidente del Consiglio Nazionale Geometri durante l’audizione alla Camera dei Deputati – Commissione Ambiente.

La città dopo la crisi dovrà evitare lo spreco di suolo, essere compatta, curare le mixité funzionale e sociale, essere energeticamente efficiente, sostenibile, intelligente, sicura e sana, armonizzando gli apparati normativi in ambito urbanistico, ambientale ed edilizio.

I territori extraurbani, caratteristica e peculiarità del Paese, dovranno essere valorizzati e connessi sia fisicamente sia digitalmente per garantire un corretto rapporto tra le città e i territori. Un rapporto osmotico e permeabile che possa portare valore aggiunto e opportunità ad entrambi.

L’obiettivo della rigenerazione non può prescindere dall’incremento dell’efficienza dei processi d’investimento nelle città e quindi dalla certezza e riduzione dei tempi e dei risultati attesi, coniugando politiche tese a contrastare il consumo di suolo con quelle della rigenerazione urbana sostenibile, in quanto l’azione separate è perdente in entrambi i fronti.

Necessita quindi un nuovo approccio per plasmare lo spazio edificato, un approccio radicato nella cultura che oltre a garantire la coesione sociale garantisca la sostenibilità dell’ambiente e il benessere della popolazione.

Pertanto, partendo dal presupposto che rigenerare è molto più oneroso che costruire sul nuovo e che è quindi indispensabile ribaltare il sistema delle convenienze che tuttora privilegia l’edificazione su terreni liberi, piuttosto che la rigenerazione degli ambiti urbani degradati, per consentire l’avvio del processo di rigenerazione è necessario prevedere, accanto a un quadro di regole trasparenti, un sistema di convenienze che garantiscano la “sostenibilità economica” dell’intervento.

Senza quest’ultima non si potranno in alcun modo ipotizzare interventi totalmente o parzialmente a carico del promotore e per questo è indispensabile predisporre una serie di elementi incentivanti rientranti nella sfera pubblica (fiscalità nazionale/locale, riduzione degli oneri concessori, finanziamenti strutturali e non straordinari).

Secondo Rpt «purtroppo, il panorama legislativo di questi ultimi anni è costellato da disegni di legge su consumo di suolo, su agevolazioni fiscali, su proposte di deroga a parametri, che, approcciando la materia territoriale sempre in maniera parziale, senza una visione strategica proiettata almeno al 2050 dello sviluppo delle città e dei territori, non riescono a incentivare una vera azione di rilancio urbano. Né l’agenda politica nazionale lascia intravvedere un cambiamento di rotta in questo senso».

Per i Professionisti tecnici occorre voltar pagina facendo riferimento a una «nuova stagione che persegua una efficace e corretta evoluzione e gestione dei nostri territori e che abbia l’obiettivo di strutturare iniziative capaci di ricondurre alla persona le regole e le dinamiche legate alle città e ai territori, ritenendo che la qualità dello spazio in cui si svolgono le nostre vite sia di primaria importanza e in grado di generare sviluppo soprattutto attraverso la cultura».

Strategie e strumenti

Per quanto concerne le strategie e gli strumenti, i professionisti tecnici hanno specificato l’urgenza di avere un Piano Nazionale per la Rigenerazione Urbana, basato sulla necessità di rispondere in maniera coordinata ai temi della resilienza urbana e territoriale, dell’economia circolare, del ciclo dei rifiuti, del recupero delle aree periferiche, dell’implementazione della mobilità sostenibile; la necessità di una Strategia Urbana di medio termine da affiancare a proposte mirate al breve periodo; la necessità di una Cabina di Regia in capo alla Presidenza del Consiglio che coordini le necessarie risorse che dovranno essere programmate e inserite nelle leggi di Bilancio annuali.

Per Rpt è necessario istituire un Fondo Nazionale per le città (fondo strutturale inserito direttamente in Def) finalizzato a:

  • finanziare progettazioni da parte delle amministrazioni locali, necessarie per partecipare ai bandi derivanti dal Fondo Nazionale o da altre fonti con proposte strutturate e coordinate con gli obiettivi strategici;
  • finanziare le opere pubbliche previste dai progetti di rigenerazione urbana derivanti dalle progettazioni di cui sopra;
  • finanziare i programmi delle amministrazioni locali inerenti la formazione del personale.

Occorre dunque un percorso di pianificazione/progettazione delle aree da rigenerare basato non su una zonizzazione che definisca funzioni e quantità ma derivante da un meccanismo di causa effetto basato su: strategia generale della singola città (o territorio, o area a vario titolo individuata) e strategia specifica basata su obiettivi peculiari per specifici temi o aree.

Circa gli strumenti, occorre far leva sulla definizione delle aree di rigenerazione urbana, previste in sede di strumenti di Pianificazione o con Atti specifici delle Amministrazioni locali; ed è necessario definire specifiche tipologie di interventi che classifichino i diversi interventi di rigenerazione insieme alla definizione dello strumento di Accordo Pubblico-privato per la rigenerazione urbana quale strumento concertativo di attuazione delle Strategie Urbane già definite.

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