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Se Venezia muore

Le città storiche subiscono la sconfitta quando entrano nell’oblio, quando vedono la loro gente andarsene altrove e quando sono di fronte ad un’illusoria modernità. Due i volumi su Venezia «che muore»: uno di Salvatore Settis, edito da Einaudi, l’altro di Indro Montanelli (curato da Nevio Casadio), edito da Marsilio.

Per_Venezia_Indro_Montanelli_DvdLibroTra gli anni ’60 e ’70 Indro Montanelli realizzò per la Rai tre reportage televisivi, passati alla storia del giornalismo del nostro Paese, dedicati alla salvaguardia delle città che egli aveva maggiormente a cuore. Di Venezia prese le difese quando, nel 1968, decise di raccontare a gamba tesa l’incuria, la caduta e il degrado della grande città veneta; lo fece con una prima serie di quattro articoli pubblicati sul Corriere della Sera (precisamente il 22, 23, 24 e 26 novembre 1968). In quest’opera di difesa, di grande impegno civile, mise a disposizione l’autorevolezza personale, le conoscenze acquisite nel tempo e il prestigio del giornale sul quale scriveva.
Alle inchieste pubblicate sul quotidiano affiancò quella televisiva «Montanelli – Venezia», trasmessa in Rai il 12 novembre 1969. Nel film-inchiesta l’esordio di Montanelli fu perentorio. Il cronista dominava la scena, al centro del palcoscenico sul Canal Grande, sgombrando il campo da equivoci o preamboli di circostanza. Nei racconti di Montanelli per Venezia agiva il demone del passato, la dura e solenne voce dei dogi, la maestria tecnica degli antichi veneziani, la grandeur politica, artistica, diplomatica e commerciale della Serenissima. In Montanelli non c’è nessuna pietà per la moderna corrosione di Venezia: solo indignazione e poi rabbia, non soltanto nei confronti di chi quell’incuria acuiva e non curava (la classe dirigente del tempo, cui Montanelli puntava il dito dritto agli occhi), ma anche nei confronti di un’Italia intera che non sapeva più che farsene della forza, del coraggio e della sapiente bellezza del passato.
L’inchiesta giornalistica e il documentario televisivo di Montanelli, al di là del dibattito su Venezia moderna o antica, su Venezia viva o agonizzante, su Venezia civile o spartita a sorte da speculazioni e interessi particulari, a distanza di anni si confermano due autentici documenti storici, che noi vi proponiamo insieme al volume «Se Venezia muore» di Salvatore Settis.

Se Venezia muoreSettis ci spiega che le città muoiono in tre modi: quando le distrugge un nemico spietato, quando un popolo straniero vi si insedia con la forza o quando perdono la memoria di sé. Venezia può morire se perde la memoria, se non sapremo intenderne lo spirito e ricostruirne il destino. Fragile, antica, unica per il suo rapporto con l’ambiente, Venezia si svuota di abitanti e intanto è bersaglio di innumerevoli progetti, che per «salvarla dall’isolamento» ne uccidono la diversità e la appiattiscono sulla monocultura di una «modernità» standardizzata, riducendola a merce, a una funzione turistico-alberghiera. Il caso di Venezia, emblematico, permette a Salvatore Settis un ragionamento universale: dall’Aquila a Chongqing (città della Cina che è passata dai 600mila abitanti del 1930 ai 32 milioni di oggi) mutamenti frenetici imposti da ragioni produttive e di mercato violano il contesto naturale e lo spazio sociale, mortificano il diritto alla città e la democrazia.

Se Venezia muore, di Salvatore Settis, Einaudi 2014, 154 pagine, 11,00 euro
Per Venezia, di Indro Montanelli (a cura di Nevio Casadio), Gli Specchi Marsilio, 82 pagine, 19,90 euro (libro + dvd)

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