Edilizia | Sicurezza

Sicurezza sul lavoro: cadute dall’alto, un problema ancora attuale

L’analisi dei dati Inail conferma che la problematica legata ai lavori in quota è un argomento, purtroppo, ancora d’attualità in cantiere. Una progettazione attenta e qualificata degli interventi in quota potrebbe certamente ridurre di gran lunga il fenomeno, almeno per quanto concerne la “negligenza” operativa.

Nel 2019 le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Inail entro il mese di dicembre sono state 1.089, 44 in meno rispetto alle 1.133 del 2018. Come riportato nel comunicato stampa dell’Inail del 31/01/2020 “La flessione è da ritenere però poco rassicurante e il raffronto tra i due anni poco significativo, in quanto il 2018 si è contraddistinto, rispetto al 2019, soprattutto per il maggior numero di “incidenti plurimi”, ossia quegli eventi che causano la morte di almeno due lavoratori, che per loro natura ed entità possono influenzare l’andamento del fenomeno”. Prosegue l’Inail “L’analisi per classi di età mostra flessioni tra gli under 20 (-7 decessi), nella fascia 30-44 anni (-39) e in quella 55-69 anni (-59), a fronte di 14 morti in più per i lavoratori tra i 20-29 anni e di 49 casi in più per quelli tra i 45 e i 54 anni”.

I decessi per cadute dall’alto rappresentano circa un terzo degli infortuni mortali sui luoghi di lavoro registrati dal sistema di sorveglianza Infor.MO; si evidenzia che nel 30% circa dei casi, la caduta è avvenuta da tetti o coperture in genere.

L’analisi dei dati conferma che la problematica legata ai lavori in quota è un argomento, purtroppo, ancora d’attualità.

La tecnologia, come quella offerta da Pegaso Anticaduta, azienda che si occupa proprio di sistemi anticaduta per la tutela di chi lavora,  ci mette a disposizione soluzioni altamente affidabili e di semplice attuabilità nonché facilmente adattabili ai diversi contesti lavorativi.

Una progettazione attenta e qualificata degli interventi in quota potrebbe certamente ridurre di gran lunga il fenomeno, almeno per quanto concerne, mi si passi il termine, la “negligenza” operativa; avere a disposizione strumenti facilmente fruibili consentirebbe ai datori di lavoro di creare condizioni di lavoro sempre più sicure e ai lavoratori di utilizzare tali strumenti con maggiore facilità, in quanto pensati per agevolare e non per intralciare le normali attività.

Parallelamente si rende necessario agire sulla consapevolezza dei lavoratori e sul “senso” di autoprotezione. Parlare di formazione è facile; realizzare percorsi formativi efficaci secondo la modalità prevista della normativa, ovvero generare dei “processi educativi” reali, è impresa non da poco. La formazione non può concretizzarsi in aula, se non in minima parte; la formazione è un processo quotidiano che deve vedere coinvolti tutti gli attori della prevenzione.

Dai committenti alle imprese, dai progettisti ai coordinatori della sicurezza, dai preposti ai lavoratori, dagli organi di vigilanza alla magistratura, tutti impegnati a perseguire il bene reale della vita; intervenire a tutti i livelli in funzione delle specifiche e riconosciute competenze e responsabilità.

Come riportato dall’inail, l’analisi per età dimostra incrementi significativi di mortalità fra i più “esperti” (45-54 anni); dato che deve far riflettere tutti gli operatori della prevenzione.

Spesso si dice: “la nostra vita è appesa a un filo”; magari lo fosse davvero. Quello che ci si augura è che a quel filo sicuro che viene pensato e installato, tutti quanti ci si possano responsabilmente aggrappare.

di Daniele Assandri

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here