Punti di vista | Angelo Ciribini

Covid-19: occorre vasto programma d’infrastrutturazione digitale, culturale e strumentale degli edifici

Nel ciclo di vita degli edifici non è digitalmente tanto il, pur importante, aspetto manutentivo a contare, quanto lo sono le questioni comportamentali che si riconducono alla generazione di valore attraverso ciò che si è iniziato a denominare Space as a Service, ma che, più esplicitamente, come Social Outcome, attualmente si riporta a «relazione» e a «esperienza».
Angelo Luigi Camillo Ciribini | Professore Ordinario, Dicatam, Università degli Studi di Brescia.

L’edilizia scolastica è stata, a partire, in particolare, dal Governo Renzi, meritoriamente al centro dell’immaginario politico e sociale, sia per quanto concerne la nuova (ri)costruzione sia per quanto concerne il recupero: basti pensare alle numerose problematiche di carattere strutturale ed energetico messe in luce anche dalla ristrutturazione dell’anagrafe del patrimonio educativo.

In verità, ad esempio, le linee guida per la progettazione risalgono al 2013, a dimostrazione dell’attenzione rivolta al tema pure dai precedenti governi: si pensi al ministro Profumo, oggi a capo, tra l’altro, della Compagnia di San Paolo.

Erano gli anni, del resto, in cui accademici britannici quantificavano il contributo offerto dagli spazi e dai cespiti all’efficacia dell’insegnamento e nei quali all’Università degli Studi di Brescia s’iniziava a investigare e a sperimentare il tema dell’edilizia scolastica e universitaria di natura cognitiva.

In ogni modo, va ascritto al quel governo, così come a istituzioni quali, tra le altre, la Fondazione Agnelli, il merito di avere ulteriormente sensibilizzato l’opinione pubblica a riguardo.

Il Governo Renzi aveva, d’altronde, introdotto, accanto alla (controversa) riforma della buona scuola, nuovi meccanismi di coordinamento, in primo luogo, dei processi decisionali e dei flussi economico-finanziari, in relazione all’edilizia scolastica, oltreché aver aver valorizzato la dimensione edilizia declinata assieme a quelle pedagogiche, sociologiche e psicologiche, generando, ad esempio, una rivisitazione concettuale degli spazi, sotto l’espressione scuole innovative, già, peraltro, ben presente nelle sopra citate linee guida.

All’interno di questo quadro, ancora, la Regione Sardegna, innanzitutto, si è resa protagonista di un’iniziativa d’investimento sistematico sul patrimonio scolastico, in cui la digitalizzazione ha giocato un ruolo significativo.

Tutto ciò detto, la pandemìa dovuta al Covid-19 pone, allo stato attuale, tenendo in conto delle tempistiche relative alla disponibilità di terapie e di vaccini appositi, un quesito inerente alla riapertura delle scuole, che si presume possa ormai avvenire in occasione del nuovo anno scolastico.

Ricordando che a Singapore il Ministry of Education sta ora sperimentando il fenomeno, che include il monitoraggio sanitario degli studenti potenzialmente contagiati e le modalità logistiche per lo spostamento verso e dal plesso scolastico, è palese che, anche nei termini del sistema di responsabilità che attiene alla dirigenza scolastica, sia urgente porsi alcune domande relative alle modalità con cui possano svolgersi le attività didattiche e formative in presenza.

In primo luogo, sarebbe forse opportuno definire una metodologia e un protocollo a livello nazionale che prevedesse, in conformità alla regolamentazione in materia di protezione dei dati personali, di mettere tempestivamente in atto una sorta di audit e di due diligence riguardo a:

  • sanificazione e pulizia periodica degli ambienti; rilievo digitale speditivo degli stabili in funzione dell’articolazione spaziale;
  • simulazione dei flussi di utenti e delle modalità di loro interazione e fruizione all’interno dei cespiti;
  • ridistribuzione degli spazi e adeguamento degli arredi mobili;
  • principi d’illustrazione delle nuove procedure alla comunità scolastica; criteri di relazione con gli accompagnatori (specie per la scuola primaria) e di introduzione degli studenti a seguito di accertamenti strumentali sul loro stato di salute;
  • intervento in caso di manifestazione di sintomi virali nel corso della giornata scolastica; natura e uso dei dispositivi di protezione individuale.

Tali misure, inerenti al breve periodo, andrebbero, poi, nel medio termine, associate a un vasto programma d’infrastrutturazione digitale, culturale e strumentale, per l’apprendimento in presenza e a distanza.

La tematica legata alle Operations, che rientra in un ragionamento più vasto che investe, ad esempio, i luoghi di lavoro e d’intrattenimento, si profila, infatti, tanto in termini di nuova concezione della fruizione dello spazio quanto di esperienza relazionale tra gli individui e i cespiti, coll’aspettativa di evitare una sorta di «medicalizzazione» estrema degli aspetti comportamentali a livello sociale.

A prescindere dalla fattispecie, il caso illustra molto bene alcuni risvolti, già in precedenza evidenti, del fatto che la visione del cespite immobiliare e infrastrutturale lungo il proprio ciclo di vita utile di servizio, culminata oggi nella locuzione «gemello digitale», sia insufficiente per due ordini di motivi:

  • prima di tutto, poiché restituisce, del bene immobiliare o infrastrutturale stesso, un côté relativamente statico, legato alla sua fisicità, ma non al suo funzionamento immateriale in termini di co-simulazione delle prestazioni a livello sistemico;
  • in secondo luogo, perché trascura le «prestazioni» degli occupanti quale elemento fondamentale, ad esempio, per quanto concerne la business continuity, ma, soprattutto, la qualità dell’«abitare».

Di conseguenza, così come lucidamente da anni il governo britannico aveva posto in luce, nel ciclo di vita non è digitalmente tanto il, pur importante, aspetto manutentivo a contare, quanto lo sono le questioni comportamentali che si riconducono alla generazione di valore attraverso ciò che si è iniziato a denominare Space as a Service, ma che, più esplicitamente, come Social Outcome, attualmente si riporta a «relazione» e a «esperienza».

di Angelo Luigi Camillo Ciribini, eLux Lab, Università degli Studi di Brescia

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