Guida Pratica | Affresco

Teatro settecentesco in villa: pluralità di materiali e tecniche per l’affresco

Interventi sulle decorazioni a secco, a fresco e su supporti in canniccio del piccolo teatro storico di villa Brignole Sale a Genova.

Nell’estremo ponente genovese, all’interno di una dimora dell’aristocrazia, si ha l’unico esempio sopravvissuto in Liguria di teatro settecentesco in villa. Villa Brignole Sale, sorta nel 1706 sui resti di un palazzotto rustico, viene modificata nel 1786 con l’aggiunta di sale di rappresentanza e di un piccolo teatro, su progetto dell’architetto Gaetano Cantoni.

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La struttura è costituita da due volte in canniccio appese alla struttura lignea della copertura a falde: la zona centrale coperta da una volta a vela e la zona a est, più lontana dal palco, con una volta a catino a ricreare una finta esedra.
Verso il palcoscenico il soffitto è più ampio e le pareti sono decorate con finte architetture che dilatano lo spazio in modo che lo spettatore abbia la sensazione di trovarsi in un giardino. La decorazione ricrea un padiglione all’aperto delimitato da alte colonne ad arconi, protetto da una cupola neoclassica a cassettoni con il lanternino. Nei quattro peducci della volta centrale si trovano le sinuose figure allegoriche delle arti liberali: Musica, Poesia, Pittura e Architettura.
Il soffitto ribassato a forma di esedra del retro della sala è abbellito da una balconata dipinta. I documenti d’archivio indicano come artefice Giuseppe Canepa, decoratore voltrese, ma uno studio approfondito effettuato per i lavori di restauro ha mostrato che un altro pittore Carlo Alberto Baratta è l’autore delle figure allegoriche e il Canepa solo delle quadrature prospettiche. Baratta, artista più dotato e alla moda, figura come scenografo e affreschista in altri teatri genovesi e nel 1788 è accertata la sua presenza a Voltri.

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Stato del degrado. Al momento del restauro la decorazione della sala si presentava in cattivo stato di conservazione. Il degrado era dovuto al graduale abbandono della villa e alla mancanza di manutenzione e ai dissesti strutturali provocati dalla realizzazione delle gallerie dell’adiacente autostrada.
Erano evidenti vecchie lesioni, in parte poi consolidate e stuccate, ma che, al momento del restauro, si presentavano parzialmente aperte e con notevoli sedimenti di polvere al loro interno a riprova della vetustità e stabilità del danno.
La documentazione fotografica reperita, risalente ad almeno quindici anni prima, tuttavia, presentava queste fessurazioni sull’intonaco conformi allo stato pre-restauro: prova questa di una situazione stabilizzata. L’assestamento della struttura non sembra aver indotto problemi di adesione dell’intonaco al canniccio. Le lesioni, nei precedenti interventi di manutenzione, erano state ritoccate con riprese pittoriche a tempera debordanti e fuori tonalità; particolarmente evidenti e deturpanti quelle nel cielino dell’esedra.

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La parete nord risentiva dell’umidità proveniente dal corridoio retrostante a diretto contatto con il terrapieno del parco con conseguenti grosse perdite di pellicola pittorica e d’intonaco: una porzione di intonaco di circa 11 mq da rifare, due capitelli soprastanti con consistenti mancanze di supporto e la quadratura di collegamento con il palcoscenico illeggibile.

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La parete sud era meglio conservata con alcune fessure sull’intonaco, lievi distacchi dal supporto murario e un esteso sbiancamento nella lunetta superiore. Entrambe le pareti (nord e sud), fino ai 2 m d’altezza, presentavano tasselli in legno, numerose piccole mancanze e frequenti rotture degli spigoli. Le tre pareti dell’esedra erano ricoperte da uno strato sottile di scialbatura e pittura acrilica, per un’altezza di circa 3 m e mezzo. Al di sotto di questo colore s’individuavano fessurazioni e un’apertura pannellata con foglio di compensato.

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Il protocollo operativo. Ad un attento studio visivo della tecnica pittorica a luce diretta e radente sono state affiancate le analisi chimiche per il riconoscimento dei materiali costitutivi e dei fattori di degrado: il rilievo dei parametri d’umidità presente nei muri e in il monitoraggio periodico della parete nord, soggetta a un consistente fenomeno d’umidità di risalita trasmessa dal locale retrostante, fino all’esaurimento del fenomeno raggiunto grazie ai lavori di risanamento edile; il rilievo grafico dello stato di conservazione; il rilievo del quadro fessurativo della volta e la documentazione fotografica delle varie fasi dell’intervento di restauro.
È stato inoltre possibile ispezionare l’estradosso della volta in canniccio. La rimozione dei sei rosoni in legno del lanternino centrale ha permesso di «affacciarsi» sull’estradosso e constatare che il pacchetto canniccio/intonaco dipinto era distaccato dalla struttura portante delle centine lignee per un fenomeno di sfilamento dei chiodi di alcuni centimetri e il distacco di molti «pendini» di sostegno.
L’adesione tra il canniccio e l’intonaco invece non presentava particolari problemi. È stata comunque effettuata la mappatura dell’intonaco dall’intradosso della volta picchettando tutta la superficie con le nocche della mano e valutando a seconda del suono più o meno grave che si produceva se erano presenti dei vuoti tra i due elementi, anche se il forte spessore della malta costitutiva (6/9 cm) rendeva difficoltosa la valutazione.
Non sono state evidenziate zone con difetti di adesione tra i due elementi (canniccio e intonaco). Si è quindi resa evidente la necessità di effettuare degli interventi strutturali per la messa in sicurezza della volta a opera del Comune.

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Gli interventi sono stati effettuati tra l’estradosso e il tetto di copertura ma per ristabilire una efficace connessione tra la volta e le centine lignee è stato inevitabile inserire nello spessore della malta delle barre in acciaio filettate e delle piastrine in ottone sottomesse all’intonaco dipinto. Si è cercato, compatibilmente con la posizione delle vecchie lesioni e delle centine, d’intervenire nei punti di minor importanza decorativa.
Le placche sono quindi state mimetizzate con la stuccatura a livello e la reintegrazione pittorica. Il teatrino fu allestito adattando spazi preesistenti con l’inserimento di nuovi elementi architettonici decorativi quali l’aggettante cornicione, i capitelli in stucco e le colonne a tuttotondo e soprattutto costruendo l’articolata volta «in canniccio». Le due colonne sul palcoscenico, che non dovevano gravare di troppo peso il palco in legno, sono state realizzate con la stessa tecnica costruttiva alleggerita della volta sovrapponendo pezzi modulari in legno e canniccio cavi all’interno.
Canepa ha quindi realizzato l’impostazione generale della decorazione con la stesura dei fondi e delle finiture architettoniche con colori a calce e successivamente è intervenuto Baratta aggiungendo con colori a tempera gli elementi figurativi principali. Non sono presenti tracce d’incisioni, né a fresco né a secco, e neanche di «spolvero»; la consistenza però del primo strato pittorico sulle pareti fa pensare a una stesura su intonaco umido.

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L’intervento sulle pareti

esecuzione di saggi stratigrafici a bisturi per l’identificazione degli strati pittorici da recuperare laddove coperti da strati di colore e scialbo

rimozione della pannellatura in legno e recupero della nicchia retrostante

discialbo delle tre pareti dell’esedra e della parete sotto il palco con mezzi meccanici quali bisturi e spatole e rifinitura della pulitura con ablatore a ultrasuoni

rimozione della polvere poco aderente depositata sulla superficie pittorica con pennellesse morbide e aspirapolvere

pulitura con spugne Wishab e gomme per la rimozione dello sporco parzialmente aderente al colore

estrazione dei sali solubili presenti sulla superficie pittorica mediante applicazione di carta assorbente, compresse di polpa di cellulosa e attapulgite imbevute di soluzione satura di carbonato d’ammonio. Questa operazione è stata eseguita fino al raggiungimento di una superficie più stabile

ristabilimento definitivo della coesione degli intonaci disgregati mediante applicazione a pennello di soluzione acquosa satura di idrato di calcio «acqua di calce»

ristabilimento dell’adesione tra gli strati d’intonaco costituenti il supporto dell’affresco mediante iniezioni localizzate di malta premiscelata Albaria Iniezione

fissaggio della pellicola pittorica sollevata a scaglie con applicazioni localizzate e ripetute a pennello e/o siringa di Primal E 330 S a bassa concentrazione (5%) in acqua e acetone, interponendo fogli di carta giapponese e esercitando una piccola pressione con tamponi di gomma per riadagiare le scaglie sollevate

fissaggio della pellicola pittorica a tempera decoesa con ripetute applicazioni a spruzzo e pennello di alcool polivinilico Gelvatol disciolto in acqua demineralizzata e alcool etilico al 5-7%

ultimazione della rimozione della pittura acrilica e della scialbatura delle tre pareti dell’esedra mediante mezzi meccanici quali bisturi, ablatore a ultrasuoni e solventi (acetone e alcol isopropilico)

rimozione meccanica delle crepe e delle stuccature eseguite durante i precedenti interventi di manutenzione che per composizione o morfologia non risultavano idonee alla superficie del dipinto

rimozione dei tasselli di legno e degli elementi metallici non idonei

trattamento per l’arresto dell’ossidazione, protezione degli elementi metallici originali mantenuti con Ferstab e Paraloid

ricostruzione delle piccole parti mancanti del modellato in stucco dei capitelli in gesso con malta lavorata sul posto applicando uno strato di base con calce idraulica e sabbia, e uno strato di finitura con gesso scagliola

ricostruzione parziale dei due capitelli in gesso della parete nord con restituzione in stucco da calco eseguito in sito con controforma in gomma siliconica. Queste ricostruzioni sono state collocate in loco con gesso scagliola e l’inserimento di barre in acciaio e resina epossidica

stuccatura a livello delle lacune d’intonaco con malte a base di calce, sabbia e polvere di marmo, idonee per colorazione e granulometria

miglioramento di superficie delle vecchie stuccature conservate con pasta rasante a base di calce idraulica e grassello di calce

reintegrazione a tratteggio delle lacune stuccate a livello e delle abrasioni di pellicola pittorica con colori ad acquarello

ripresa pittorica ex novo delle grosse lacune con elementi architettonici ripetitivi o specularmente ricostruibili, con colori a calce. La ricostruzione mimetica è stata mantenuta leggermente sottotono senza riproporre gli elementi decorativi secondari

abbassamento di tono delle ricostruzioni dei capitelli in stucco con velature ad acquarello.

L’intervento sul cornicione e sui soffitti ha seguito, per alcuni aspetti, modalità differenti in quanto in queste zone sono state rilevate solo decorazioni a calce stese a secco e a tempera.

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Riflessioni a margine dell’esperienza. L’intervento su di una superficie dipinta può comportare alcune particolarità. Spesso infatti, il caso presentato ne è una dimostrazione, si è in presenza di differenti interventi effettuati in tempi diversi, con modalità particolari e con più materiali e tecniche. Tale varietà si può riscontrare anche già dalla prima realizzazione dell’opera quando vengono coinvolti decoratori diversi che operano fianco a fianco. La scelta dell’utilizzo della decorazione «a fresco» o di quella «a secco» non dipende soltanto da una questione di maggiore o minore resistenza agli agenti di degrado ma anche dalla maggiore o minore disponibilità dei colori utilizzabili, dalle diverse complessità del partito decorativo e comunque anche dalla preferenza o meno dell’artista per una o per l’altra tecnica. Una diagnostica attenta, preliminare all’intervento di restauro, deve rilevare questo e un intervento mirato, come quello descritto, sa operare diversamente a seconda che si tratti della stesura a fresco o di parti stese con modalità «a secco».

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