Industria delle costruzioni

Edilizia 2023: per crescere occorre accelerare sul Pnrr

Analisi sull’industria nazionale delle costruzioni del Centro studi Ance. Il 2022 registrerebbe un incremento del 12,1% in termini reali, anche a seguito degli incrementi dei prezzi di tutti i settori. il raggiungimento degli obiettivi di spesa del Pnrr nel 2023 richiede uno sforzo senza precedenti, che coinvolge sia l’apparato pubblico, sia gli operatori privati. Al momento persistono, anche per il 2023, le difficoltà che hanno di fatto determinato i ritardi rispetto alle previsioni di spesa del 2022, quali il “caro materiali”, la scarsa capacità amministrativa degli enti, soprattutto locali, e la carenza di manodopera e di figure professionali qualificate.

L’accurata indagine effettuata dal Centro Studi di Ance nazionale consente una precisa fotografia sull’andamento del settore e propone alcune previsioni per il 2023. Lo stesso presenta anche i risultati del monitoraggio Enea-Mise-Mite sul Superbonus e lo stato di attuazione del Pnrr per l’edilizia, contribuendo a delineare il bilancio dell’anno da poco concluso.

Gli investimenti in costruzioni hanno segnato due anni di crescita record (+20% nel 2021 e +12% nel 2022), ma l’associazione nazionale dei costruttori edili prevede un calo nel 2023, con la crescita che si attesterebbe sul 5,7%, nonostante l’incisivo aumento delle opere pubbliche (+25%) con l’avvio dei cantieri Pnrr.

L’analisi congiunturale sull’industria delle costruzioni, presentata dal direttore del Centro Studi Flavio Monosilio nell’ultimo trimestre 2022, ha illustrato il ruolo di forte volano per la crescita che il settore sta svolgendo in questi ultimi anni, evidenziando le criticità che rischiano di frenare questo andamento positivo e di far tornare in crisi l’economia nazionale.

Un rischio che dovrebbe essere affrontato dal Paese strutturando quanto prima una politica industriale di settore che consenta alle imprese di affrontare al meglio le sfide dei prossimi anni. Occorre spingere sull’acceleratore del Pnrr che a causa del caro prezzi e dell’inefficienza della macchina amministrativa è già in ritardo di mesi.

Alle proposte e alla disponibilità di collaborazione che Ance ha espresso nei confronti del nuovo Governo, l’indagine del Centro Studi appare quale utile base di riflessione per valutare lo stato di fatto e le criticità che, nel breve orizzonte, frenano uno dei principali motori dell’economia italiana.

Leva per il Pil nazionale

L’evoluzione degli investimenti in costruzioni ha, infatti, accelerato la crescita del Pil. Questa dinamica ha rappresentato una peculiarità tutta italiana, discostandosi da quanto accaduto nei principali Paesi europei.

Se in Italia, nel 2021, il contributo del settore delle costruzioni alla formazione del Pil per il 27% della crescita registrata (+6,7%), in Francia si è fermato al 24% dell’aumento del Pil (+6,8%). In Germania il Pil (+2,6%) non ha avuto alcun sostegno dalle costruzioni, mentre in Spagna il contributo degli investimenti in costruzioni sul Pil è stato addirittura negativo.

Nel 2022 il settore delle costruzioni italiano ha confermato il percorso di crescita intrapreso a inizio del 2021, dopo la battuta d’arresto registrata nell’anno della pandemia. La stima dell’Ance per l’anno da poco concluso è di un significativo incremento del +12,1% in termini reali, derivante da aumenti generalizzati in tutti i comparti.

Una crescita importante, che segue l’eccezionale aumento dei livelli produttivi del settore (+20,1%) conseguito nel 2021, e che consente di recuperare ampiamente i livelli pre-Covid, dopo la flessione del -6,2% registrata nel 2020.Investimenti in costruzioni 2022

costruzioni motore dell'economiaPrevisioni per il 2023

I problemi che gravano sul comparto delle costruzioni, tra le quali l’aumento incontrollato del costo delle materie prime e la loro difficoltà di reperimento, rischiano di ridimensionare la ripresa dei livelli produttivi registrata nell’ultimo biennio (+34,5% di investimenti su base annua tra il 2021 e 2022).

La previsione Ance per il 2023 è di una flessione degli investimenti in costruzioni del -5,7% rispetto agli elevati valori raggiunti nel 2022. Tale risultato, che comunque conferma un livello di investimenti in costruzioni particolarmente elevato, risente del mancato apporto espansivo della manutenzione straordinaria, per la quale si stima una flessione del -24%, a seguito della scadenza, a fine 2022, degli incentivi fiscali al 110% (oggi rimodulati al 90%) per la riqualificazione degli edifici unifamiliari.

Si ricorda, infatti, che questo segmento di mercato ha rappresentato, nel 2021 e nel 2022, circa il 50% degli investimenti realizzati con l’agevolazione fiscale. Riguardo agli altri comparti in cui si articola il settore delle costruzioni, Ance stima un incremento degli investimenti nella nuova edilizia abitativa del +3,4% rispetto al 2022, mentre per il non residenziale privato prevede una diminuzione degli investimenti del -3% su base annua, in considerazione dell’elevata incertezza che domina il contesto economico italiano.

Il comparto degli investimenti non residenziali, infatti, è tra quelli che più risente delle dinamiche in atto anche negli altri settori economici. In merito al comparto delle opere pubbliche, la stima Ance per il 2023 è di un significativo aumento del 25% nel confronto con il 2022.

Tale aumento è spiegato principalmente dalle aspettative di utilizzo delle risorse del Pnrr, che ha raggiunto un apprezzabile avanzamento nella fase di programmazione e riparto dei fondi ai territori (dei 108 miliardi di euro destinati ad interventi di interesse del settore delle costruzioni, 96 miliardi, pari all’89%, risultano allocati ai territori).

investimenti in costruzioniI bandi di gara per lavori pubblici in Italia

Nel 2022 i bandi di gara per lavori pubblici mostrano una significativa accelerazione in termini di importi banditi, dopo la battuta di arresto registrata nel 2021, in parte legata al valore record di confronto raggiunto nel 2020 (circa 38 miliardi di euro). Nei primi nove mesi del 2022, con 42,08 mld di valore complessivamente bandito, tale importo risulta però già abbondantemente superato.

Questo exploit è sicuramente legato al Pnrr, e alle iniziative ad esso collegate, spesso di valore rilevante, che trainano la crescita degli importi. La forte spinta sul mercato determinata dagli interventi promossi con il Piano rappresenta un’opportunità irripetibile per l’ammodernamento e la riqualificazione del nostro paese.

Un obiettivo che deve essere perseguito con ogni mezzo nonostante permangano forti criticità che minano l’effettiva realizzazione delle opere. Tra queste, il riferimento va certamente al difficile contesto internazionale causato dal protrarsi del conflitto tra Russia e Ucraina, il quale continua a favorire forti rincari dei prezzi delle materie prime e dei costi dell’energia elettrica, provocando un forte aumento dell’inflazione, giunta ormai al 9%.

Inoltre, legato alla problematica degli aumenti eccezionali dei materiali insiste sul mercato anche un altro gravoso fenomeno, ovvero la “desertificazione delle gare”. In altri termini, un consistente numero di bandi pubblicati risulta andare sistematicamente deserto per mancanza di offerte da parte delle imprese.

Il valore alla base dell’appalto, infatti, viene giudicato assolutamente inadeguato dal punto di vista economico per le attuali condizioni di mercato. I primi nove mesi del 2022, secondo il monitoraggio Ance-Infoplus sulle gare pubblicate, mostrano una forte crescita nell’importo, che passa da poco più di 20 mld del periodo gennaio – settembre 2021 a 42,08 mld dell’anno successivo (+108,2%).

Il 2021, come anticipato, aveva segnato una flessione del 14,9% in valore, in parte legata al confronto con l’ammontare record rilevato nel 2020 (a sua volta, +21,5% su base annua). La significativa crescita in valore registrata nel periodo in esame (+108,2%) risulta pressoché generalizzata a quasi tutte le classi di importo, ma con intensità diverse.

L’espansione dei valori banditi risulta infatti trainata dalle gare di importo più rilevante, a partire dalla fascia 20-50 mln che registra variazioni del +92%, fino a valori più che quintuplicati per la classe di importo superiore ai 100 mln. Aumenti caratterizzano anche le fasce da 5 a 20 mln e 150mila-1 mln. Segno negativo per i segmenti fino a 150mila e 1-5 mln.

Lo stato di attuazione del Pnrr per l’edilizia

Le previsioni per il 2023 tengono conto principalmente dell’attuazione del Pnrr. L’auspicabile impennata della spesa per la concretizzazione del Piano inciderà positivamente sulle prospettive del comparto delle opere pubbliche per l’anno in corso che, secondo la stima dell’Ance, segnerà un aumento del 25% nel confronto con il 2022.

Appare opportuno ricordare che circa la metà dei 222 miliardi di investimenti previsti nel Piano europeo coinvolgono il settore delle costruzioni. Si tratta di 108 miliardi di euro che hanno visto quasi del tutto completata la fase di programmazione e riparto e si apprestano ad entrare nella fase realizzativa.

In particolare, sui livelli produttivi 2023 peserà, oltre alla prosecuzione dei cantieri Pnrr in corso, l’avvio dei lavori che coinvolgono gli enti territoriali, responsabili, più o meno direttamente, del 45% dei fondi destinati ad opere edili, ovvero di investimenti di varia natura che vanno dagli interventi di messa in sicurezza ed efficientamento degli immobili pubblici, a quelli per la costruzione di nuove scuole, asili nido e scuole per l’infanzia, fino ad arrivare agli interventi per la rigenerazione urbana.

Per il settore delle costruzioni, il raggiungimento degli obiettivi di spesa del Pnrr nel 2023 richiede uno sforzo senza precedenti, che coinvolge sia l’apparato pubblico, sia gli operatori privati. Al momento persistono, anche per il 2023, le difficoltà che hanno di fatto determinato i ritardi rispetto alle previsioni di spesa del 2022, quali il “caro materiali”, la scarsa capacità amministrativa degli enti, soprattutto locali, e la carenza di manodopera e di figure professionali qualificate.

Dal punto di vista procedurale e finanziario, risulta quasi del tutto completata la fase di riparto dei fondi Pnrr ai territori. Al 15 ottobre 2022, dei 108 miliardi di euro destinati ad interventi di interesse del settore delle costruzioni, 96 miliardi, pari all’89%, risultano «territorializzati», ovvero per tali finanziamenti è possibile individuare i territori nei quali le risorse europee produrranno effetti in termini di investimenti realizzati.

Le regioni che ospitano i maggiori investimenti sono la Campania e la Lombardia, entrambe con 11,5 miliardi di euro, seguono la Sicilia con circa nove miliardi di euro e il Veneto con 8,5 miliardi.

I risultati del monitoraggio sul Superbonus

A settembre 2022, secondo i dati del monitoraggio Enea – Mise – Mite, gli interventi legati all’efficientamento energetico sostenuti dal Superbonus 110%, sono 307.191 interventi, per un ammontare corrispondente di 51 mld (38,8 mld di essi, ovvero il 76%, si riferiscono a lavori già realizzati).

In un solo mese (31 agosto – 30 settembre 2022), si registra un ulteriore e consistente aumento del 25,9% in numero e del 19% nell’importo, ovvero più di 63mila interventi aggiuntivi, per un valore corrispondente di circa 8,2 miliardi.

Si osserva un’accelerazione, in particolare, degli interventi su immobili unifamiliari, giunti a rappresentare nell’ultimo mese ben il 58,2% del totale: un livello che ci riporta a febbraio del 2021. Su tale dinamica ha inciso certamente la scadenza della detrazione del 110% per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022, a condizione che alla data del 30 settembre, sia stato realizzato almeno il 30% dei lavori complessivi.

Occupazione in crescita: calano le imprese

La ripresa del settore delle costruzioni negli ultimi due anni ha registrato ricadute positive sui livelli occupazionali, che nei primi sette mesi del 2022 hanno portato con sé un +22,2% del numero di ore lavorate e del 17,1% del numero dei lavoratori iscritti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (dati del monitoraggio della Cnce su 113 Casse edili ed Edilcasse).

Tale andamento positivo segue già l’ottima performance del 2021, che aveva segnato incrementi prossimi al 30% per le ore lavorate e superiori al 10% per i lavoratori iscritti. Anche i dati Istat sulle forze di lavoro forniscono conferme in tal senso: nel primo semestre 2022 gli occupati nelle costruzioni sono circa 1.550.000 e rappresentano il 25,2% dei lavoratori operanti nell’industria nel complesso e il 6,2% di quelli nell’intero sistema economico nazionale.

La crescita degli occupati nel settore (+10,2%) è dovuta soprattutto ai lavoratori dipendenti, i quali incidono per i due terzi sul totale e risultano in aumento del 12,3% rispetto al primo semestre 2021. Per gli occupati indipendenti l’incremento tendenziale si attesta al 6,5%.

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