Enea | Biorestauro

Batteri «restauratori» per fontane e statue dei giardini vaticani

Con il metodo di pulitura bio-based, i microrganismi vengono usati per rimuovere depositi di varia natura da opere d’arte di diversi materiali (tele, marmi...), con indubbi vantaggi di selettività dell’intervento, sicurezza per l’opera d’arte e ridotto impatto ambientale.

La notizia, riportata dal settimanale Eneainform@ >>, è stata annunciata in occasione di un convegno al quale hanno partecipato il responsabile del Gabinetto di ricerche scientifiche dei Musei Vaticani, Ulderico Santamaria, insieme ad alcuni esperti Enea >>: restaurare le opere d’arte utilizzando batteri e funghi invece di prodotti chimici potenzialmente più rischiosi per la salute. Si chiama «biorestauro» ed è una tecnologia tutta italiana, perfezionata dall’Enea, che presto potrà essere utilizzata anche per le fontane e le statue dei giardini della Città del Vaticano.Giardini vaticani

PaganiMadonnadellaCintola500 ceppi fra funghi e batteri. Con il metodo di pulitura bio-based, infatti, i microrganismi vengono usati per rimuovere depositi di varia natura, come ad esempio smog o colla, da opere d’arte di diversi materiali (tele, marmi etc.), con indubbi vantaggi di selettività dell’intervento, sicurezza per l’opera d’arte, non tossicità per i restauratori, basso costo e ridotto impatto ambientale. Ad oggi nei laboratori Enea sono stati selezionati ben 500 ceppi fra batteri e funghi, che vengono portati in laboratorio e isolati per poi essere utilizzati negli interventi di restauro: di fatto un esercito di potenziali «micro-riparatori», coi quali è possibile realizzare interventi «su misura», a seconda dei materiali sui quali si interviene (dipinti, affreschi, carta, pergamena, marmo o legno) e a seconda delle sostanze da rimuovere nella pulitura delle opere d’arte (colle animali e sintetiche, resine, idrocarburi, oli, gessi o carbonati). I risultati, ad oggi, sono molto positivi anche perché gli addetti ai lavori vedono nel biorestauro un’alternativa promettente ai tradizionali metodi di intervento, che richiedono l’uso di prodotti più aggressivi.

Anna Rosa Sprocati | Coordinatrice del laboratorio Enea di Microbiologia ambientale e biotecnologie microbiche
Anna Rosa Sprocati | Coordinatrice del laboratorio Enea di Microbiologia ambientale e biotecnologie microbiche

Il coordinamento di Anna Rosa Sprocati. «La ricerca scientifica ha individuato nei microrganismi formidabili alleati per un nuovo strumento utilizzabile per la tutela e la conservazione del patrimonio artistico. L’idea dalla quale siamo partiti è stata di trasformare in risorsa un problema, ovvero sfruttare le capacità metaboliche dei microrganismi che vivono in aree degradate di interesse archeologico per intervenire sugli stessi manufatti artistici bisognosi di restauro» – spiega Anna Rosa Sprocati, coordinatrice del laboratorio Enea di Microbiologia ambientale e biotecnologie microbiche, presso il quale collaborano alle applicazioni del biorestauro le ricercatrici Chiara Alisi, Flavia Tasso, Paola Marconi, Giada Migliore, oltre a diversi dottorandi e tesisti che negli anni hanno contribuito a queste attività di ricerca.

GiardiniVaticani1Palazzo dei Papi e Casina Farnese. La ricerca Enea ha fatto il suo ingresso nel Palazzo dei Papi di Avignone, individuando, in laboratorio, una procedura per rimuovere colle viniliche dagli affreschi. Nella rinascimentale Casina Farnese sul Palatino, i ricercatori Enea hanno applicato la «biopulitura» di parte delle logge affrescate con la leggenda di Ercole e Caco, mettendo a punto una procedura di intervento che ha portato al deposito di un brevetto nazionale ed internazionale (Brevetto Enea sul biorestauro nella banca dati European Patent Office).

giardinivaticani2«La lupa» e «Testa di donna». Tante le collaborazioni, dall’Istituto superiore per la Conservazione e il restauro, ai Musei Vaticani, alla Galleria nazionale di Arte moderna: in quest’ultima sono state esposte due sculture in marmo sulle quali i ricercatori Enea hanno affiancato i restauratori utilizzando la biopulitura con microrganismi che hanno completamente rimosso i depositi di cera dalla «Testa di donna» di Emilio Quadrelli e i residui di smog dalla «Lupa» di Giuseppe Graziosi, rimasta all’aperto per 40 anni.
Dal biorisanamento ambientale alle biotecnologie per il restauro e la conservazione dei beni artistici il passo è stato breve. Il mix di microrganismi utilizzato per la biopulitura della «Lupa» aveva già dimostrato tutta la sua efficacia nella bonifica di un terreno inquinato da idrocarburi. Una tecnologia, quella del biorisanamento, in grado di trasformare i contaminanti senza danneggiare le funzioni e la fertilità del suolo.

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