Ingegneri e Architetti Milano  | Riforme

Rifondare lo Stato della sussidiarietà e non dei sussidi

Dalla riflessione dei professionisti soci del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano in merito alla difficile condizione post-Covid19, è emerso un documento pragmatico, una Lettera aperta ai vertici regionali e nazionali. La richiesta è di una riorganizzazione dello Stato che si deve sviluppare attorno al concetto di responsabilità delle autonomie istituzionali e sociali, cominciando dalla cancellazione di tutte le leggi pre-repubblicane che non trovano fondamento nella Costituzione.
Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano 1563.

Il Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano ha accompagnato l’evoluzione culturale e tecnica del capoluogo lombardo e nazionale fin dal 1563, e oggi in seguito dell’emergenza dovuta al Coronavirus, gli oltre 600 soci, tra professionisti tecnici, amministratori di grandi aziende, docenti e rettori universitari, hanno discusso su come riformare il sistema delle istituzioni e del rapporto tra pubblico e privato alla luce anche della difficile esperienza che l’Italia sta vivendo.

Da questa profonda riflessione è emerso un position paper di 4 pagine che costituisce una lettera aperta al Presidente del Consiglio, al Presidente della Regione Lombardia e al Sindaco di Milano su come affrontare il dopo-emergenza.

Il presupposto da cui si muove la lettera aperta è la peculiarità della cultura tecnica degli Ingegneri e Architetti nella necessaria riorganizzazione dello Stato che si deve sviluppare attorno al concetto di responsabilità delle autonomie sia istituzionali che sociali.

Concetto sancito dalla Costituzione e, in particolare, dalla riforma del titolo V° che ha introdotto la sussidiarietà (e non il sussidio) come principio da rispettare tra i vari livelli istituzionali (Stato, Regioni, Comuni) e tra le istituzioni e la società (singoli, associazioni, terzo settore).

Sussidiarietà deve essere l’alternativa rispetto alla costruzione di carrozzoni burocratici di cui è pieno il nostro Sistema-Paese e, facendo affidamento sull’impegno delle singole persone e delle loro organizzazioni stabilizzate e/o nuove, genera di fatto la rete di protezione e funzionamento semplice della società.

La lettera aperta chiede:

  • fiscalità vicina al cittadino come nei principi fondamentali dell’Europa dalla sua fondazione;
  • uso di tutte le forme di parternariato pubblico-privato anche per ridurre il debito pubblico;
  • numero limitato di stazioni appaltanti (oggi sono decine di migliaia) per garantire trasparenza e professionalità;
  • normative prestazionali e non più prescrittive per ridare dignità al lavoro dell’ingegnere e
  • dell’architetto sia nel privato che nelle pubbliche amministrazioni;
  • di garantire la partecipazione responsabile della società nella definizione dei progetti di opere pubbliche e, nel contempo, assicurare tempi rapidi e definiti per l’avvio dei lavori;
  • procedure certe nei rapporti tra pubblico e privato per quanto concerne tutto il sistema autorizzativo nella realizzazione degli interventi edilizi e urbanistici.

Queste riforme comportano anche la cancellazione di tutte le leggi del periodo tra l’unità d’Italia e la prima guerra mondiale, quelle del Ventennio e di quelle che non rispondono ai principi della Costituzione repubblicana, ancora in vigore: il tutto per correggere il groviglio legislativo da cui oggi siamo afflitti e che impedisce l’operatività del Paese.

La lettera aperta del Consiglio degli Ingegneri e Architetti di Milano alle istituzioni regionali e nazionali.

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