Punti di Vista | Massimo Angelo Deldossi, Presidente Ance Brescia

Occorrono investimenti nel settore pubblico e sostegno alle imprese impegnate nei lavori

Deldossi: «Si sta impiegando troppo tempo per annunciare misure, stabilire un grande piano di sviluppo e di manutenzione infrastrutturale e consentire alle amministrazioni di spendere la propria liquidità, impiegandola per creare lavoro puntando su opere e interventi di realizzazione e manutenzione a beneficio della comunità. Ance Brescia spera che il testo definitivo del decreto Rilancio, come previsto inizialmente, riporti provvedimenti concreti per accelerare la spesa e che si accelerino i tempi del decreto Semplificazioni previsti dal Mit».
Ing. Massimo Angelo Deldossi | Presidente Ance Brescia.

Le imprese non hanno più tempo. L’iter della misura da 55 miliardi prevista con il decreto Rilancio, approvato la scorsa settimana, affronterà un iter parlamentare tra Montecitorio e Palazzo Madama che Ance Brescia auspica il più lineare e migliorativo possibile.

In un momento in cui le imprese sono attrezzate per ripartire in sicurezza e per riattivare l’economia del Paese, il Governo deve agire in modo tempestivo, senza arrancare in procedure che frenano il rilancio.

L’associazione dei costruttori bresciani spera che rispetto al testo proposto nel decreto i gruppi parlamentari approvino misure concrete in grado di spingere gli investimenti nel settore pubblico e sostenere le imprese impegnate nei lavori: il grande assente nel testo al vaglio del Parlamento è il capitolo degli appalti pubblici. Non si parla né di misure per accelerare gli investimenti né di provvedimenti per garantire pagamenti regolari alle aziende.

Pare che le nostre imprese dovranno aspettare altre due settimane per vedere pubblicate in Gazzetta Ufficiale, con il decreto Semplificazioni, le norme relative ad appalti ed edilizia.

Si sta impiegando troppo tempo per annunciare misure, stabilire un grande piano di sviluppo e di manutenzione infrastrutturale e consentire alle amministrazioni di spendere la propria liquidità, impiegandola per creare lavoro puntando su opere e interventi di realizzazione e manutenzione a beneficio della comunità.

L’associazione degli edili segue il conto alla rovescia lanciato da Ance nazionale, in attesa del decreto semplificazioni annunciato dal governo, subito dopo il varo del dl Rilancio, che ha l’obiettivo di snellire le procedure burocratiche che da anni ostacolano la realizzazione di interventi pubblici e privati per opere di manutenzione e rilancio di città e territori.

Iniziativa nata per sottolineare che, dopo la cancellazione delle norme sull’accelerazione delle procedure per le opere pubbliche dal decreto Rilancio, le imprese dell’edilizia non sono più disposte a tollerare ulteriori rinvii o ritardi che si riflettono pesantemente sulla tenuta economica e sociale del Paese.

Governo e istituzioni devono capire che ogni giorno perso per semplificare e snellire le procedure e le norme che ci impediscono di lavorare e di crescere rappresenta un ritardo inaccettabile per cittadini e imprese, per i quali sono necessarie come l’aria, sicurezza e opportunità di crescita. Serve, insomma, lavoro, più che misure assistenzialistiche che non producono nulla.

Ricordo che la semplificazione ha il primario scopo di dare avvio a un imponente piano di messa in sicurezza, efficientamento e adeguamento del patrimonio immobiliare. A partire da quello pubblico. In altre parole, è urgente – e la contingenza lo favorisce – ripensare gli immobili. Da “oggetti” del vivere a luoghi per le persone attente all’ambiente, al risparmio energetico, all’inquinamento e alla sicurezza. Il centro deve tornare ad essere la “persona” con le sue diverse necessità.

Rilanciare l’edilizia significa questo: porre al centro dell’azione economica un’esigenza non rinviabile di tutela ambientale. Ciò consentirebbe anche di poter beneficiare delle risorse previste dal Green Deal europeo. In aggiunta vale l’osservazione che l’edilizia ha un effetto moltiplicatore che nessun altro settore vanta.

Investire un miliardo di euro in edilizia genera una ricaduta complessiva sull’economia (effetti diretti, indiretti e indotti) di oltre 3,3 miliardi e crea 17mila posti di lavoro di cui circa 11mila nelle costruzioni e 6mila nei settori collegati.

L’edilizia acquista beni e servizi da oltre l’88% degli altri settori (ossia attiva 85 altri comparti merceologici e di servizi) prodotti per oltre 80% dal mercato interno. Effetto posto in risalto nella dichiarazione delle Federazioni europee del settore al Commissario Breton: rischiamo di non attivare in Italia il potente effetto moltiplicatore e di vederlo azionato negli altri Paesi europei, con le comprendibili negative conseguenze sulla nostra già fragile economia.

Non agire per semplificare procedure e iter amministrativi, non tagliare la burocrazia inutile significa anzitutto frenare questo processo, che non favorisce la sola edilizia ma, prima di tutto, uno sviluppo sociale ed economico complessivo.

Come si è evidenziato nell’incontro “Aiutiamo Organizziamo Miglioriamo Brescia” organizzato da Ance Brescia, i Comuni e la Provincia di Brescia sono concordi nell’impiegare al più presto le risorse loro destinate per avviare una serie di lavori sul territorio, che possano aiutare l’economia locale attraverso l’edilizia, motore di rilancio del Pil italiano.

Da troppo tempo le imprese edili chiedono di abbracciare la via della sburocratizzazione e, in questo momento d’emergenza nazionale, di sospendere il codice degli appalti per sveltire le pratiche e portare un po’ di chiarezza nella normativa che regola il settore delle costruzioni.

I costruttori bresciani si appellano alle istituzioni parlamentari affinché non siano previsti rinvii e proroghe. Bisogna agire ora, perché ogni giorno d’attesa è un fardello che grava sulla ripresa economica bresciana e nazionale.

Ance Brescia spera che il testo definitivo, come previsto inizialmente, riporti provvedimenti concreti per accelerare la spesa e che si accelerino i tempi del decreto Semplificazioni previsti dal Mit. L’iter di costruzione del nuovo Ponte Morandi sia un esempio che in Italia si può e si deve fare meglio per far realmente ripartire il Paese, ormai sull’orlo di una grave crisi economica.

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