Punti di Vista | Giuseppe Freri, Presidente Federcomated

«È Federcomated il luogo del confronto per far “crescere” la distribuzione in edilizia»

Noi oggi ci confrontiamo sul tema della dimensione dell’impresa, cioè dell’insieme di misure e grandezze economiche che definiscono il punto di equilibrio, in base al quale l’impresa è in grado di competere sul mercato globale, avendo ben presente che la dimensione ha carattere dinamico e si modifica in relazione allo spazio economico nel quale opera. In particolare, la dimensione ottimale di un’impresa è quella che, dati certi prezzi dei fattori produttivi e un certo stato della tecnica, permette di produrre al minimo costo.

Mai come quest’anno ho difficoltà a leggere insieme a voi la situazione sociopolitica del nostro Paese. Devo dire, peraltro, che per superare le difficoltà di lettura non siamo aiutati da sociologi ed economisti che si applicano nella materia. Molti opinionisti dichiarano che le difficoltà sono generate dal fatto che stiamo vivendo un momento rivoluzionario, nel quale, notoriamente, si assiste a un sovvertimento di valori e modelli organizzativi, compresi quelli che caratterizzano l’associazionismo d’impresa: le persone, il mercato e la rete.

Queste rispettabili opinioni nulla tolgono al valore della partecipazione alla vita associativa, la quale altro non è che scambio di conoscenza che alimenta la cultura d’impresa. Infatti, senza partecipazione l’associazionismo non esiste o veste gli scheletri di pseudo organizzazioni del consenso.

Proprio per accrescere la partecipazione, Federcomated ha deciso di rafforzare la qualità della rappresentanza attribuendo a un gruppo di consiglieri un presidio di compiti da sviluppare all’interno dell’organizzazione, in relazione alle priorità di politica sindacale che l’assemblea ci ha assegnato.

Devo dire che sono particolarmente orgoglioso di aver promosso questo modello che avvicina gli associati alla direzione di Federcomated. Gli interpreti di questo ruolo hanno lavorato con passione e competenza conseguendo ottimi risultati.

Fra tutti mi piace ricordare il lavoro efficace e penetrante sviluppato dalla nostra vicepresidente Carmela De Masi, la quale ha pubblicato sul Commercio Edile un lavoro che mette in evidenza le modalità con le quali si sviluppa la concorrenza fra le varie forme di vendita presenti sul mercato.

Il dibattito che ne è seguito ha messo molti di noi nel convincimento che, solo in un mercato in cui la concorrenza si sviluppa in forma leale e nel rispetto delle regole, il sistema delle imprese è capace di generare innovazione e qualità, fattori senza i quali le imprese sono condannate al declino e alla espulsione dal mercato.

Viviamo in tempi in cui la situazione politica ci obbliga alla resilienza, termine di moda, che indica la capacità degli individui e delle imprese di assorbire le perturbazioni, riorganizzandosi e continuando a funzionare più e meglio di prima, senza diminuire la propria identità. Le incertezza fanno male agli imprenditori, la chiusura all’Europa fa male alle reti sociali.

È necessario andare oltre. Bisogna andare oltre la resilienza per posizionarsi sul mercato e creare valore, dobbiamo recuperare il senso delle cose e costruire su di esso innovazione.

Il nostro settore ha una grande peso nell’economia del Paese. Bisogna, perciò, partire dall’utilizzo responsabile delle risorse naturali, la salvaguardia dell’ambiente, il rispetto delle comunità, così come la tracciabilità di tutto il processo e la sicurezza dei prodotti sono necessità imprescindibili per ogni azienda che vuole competere sul mercato. La partecipazione attiva del consumatore/utente al processo produttivo, allunga la catena del valore grazie all’uso diffuso della tecnologia digitale, che consente di conoscere in anticipo gusti e tendenze del mercato.

La responsabilità sociale e la sostenibilità delle aziende devono marcare le caratteristiche distintive dell’imprenditoria del nostro paese per poter impattare a livello globale, non perdendo di vista i risultati dell’economia circolare, che può mettere a disposizione del Paese, notoriamente privo di materie prime, importanti risorse a baso costo.

Possiamo parlare di regole istituzionali e sociali a patto che da qualche parte si veda un’impresa che sappia occuparsi di modelli organizzativi, di sistema, che faccia parte di un tessuto connettivo, che guardi a un mercato comune, che abbia cuore l’innovazione e la sostenibilità, che sappia discutere in quanto riconosce il senso di appartenenza a una filiera. Noi dobbiamo essere queste imprese, solo così possiamo far fronte alle incertezze governative. In fondo la crescita di un Paese è correlata allo spirito imprenditoriale.

L’esperienza e la partecipazione a importanti tavoli istituzionali mi hanno insegnato che la critica fine a se stessa non crea valore, si deve partire dalla conoscenza e dalla creazione del valore. Si deve partire dal cuore delle nostre aziende, dalla formazione di personale giovane e qualificato, dalla modernizzazione del sistema organizzativo, dal dialogo con la produzione per poter portare sul mercato prodotti innovativi e di qualità, per creare nuovi progetti.

Il settore delle costruzioni oggi porta un contributo pari all’10% della composizione del Pil, il 38% del valore degli investimenti in costruzioni è dato dalla riqualificazione del patrimonio abitativo. Investimenti per i quali si stima una crescita, dovuta anche alle detrazioni fiscali per gli interventi di ristrutturazione e di riqualificazione energetica degli edifici, che in base agli impegni assunti dal Governo, dovrebbero essere prorogati anche per il 2019: l’ecobonus, il bonus mobile e il bonus verde.

Nel 2019 inizieremo a vedere anche i risultati legati al sismabonus e all’ecobonus per la riqualificazione del patrimonio immobiliare e la sua messa in sicurezza. Il tema della cessione del credito riferito ai condomini sarà di grande aiuto alle imprese e darà avvio a una modernizzazione e a una messa in sicurezza del patrimonio edilizio italiano senza pesare sulle famiglie.

Saper vedere le opportunità ci renderà più forti, perché non mancheranno preoccupazioni come quella sul credito. Lo spread presenta il conto alle banche e dalla stabilità dei bilanci delle banche dipende la capacità di erogare credito alle imprese. Il tasso medio dei prestiti che le banche erogano alle imprese è sceso al minimo storico. L’abbassamento delle linee di affidamento è fonte di preoccupazione e dobbiamo lavorare per ottenere una maggior fiducia da parte degli istituti bancari, circa il rilascio di linee di credito alla nostra categoria.

Su questo tema la nostra Confederazione deve intensificare i toni e l’intensità del dibattito, anche per promuovere la creazione di strumenti finanziari più idonei a favorire la crescita delle pmi. Quest’anno non sono state registrate chiusure, ma accorpamenti d’impresa, le previsioni degli andamenti di mercato per il 2019 ci danno fiducia, si prevedono risorse per le nuove infrastrutture e finanziamenti dedicati a interventi di edilizia scolastica.

Noi oggi ( 36° meeting associativo Federcomated, Milano) ci confrontiamo sul tema della dimensione dell’impresa, cioè dell’insieme di misure e grandezze economiche che definiscono il punto di equilibrio, in base al quale l’impresa è in grado di competere sul mercato globale, avendo ben presente che la dimensione ha carattere dinamico e si modifica in relazione allo spazio economico nel quale opera. In particolare, la dimensione ottimale di un’impresa è quella che, dati certi prezzi dei fattori produttivi e un certo stato della tecnica, permette di produrre al minimo costo.

In buona sostanza ci piace immaginare l’associazione come un contenitore, all’interno del quale le imprese che vogliono restare sul mercato si confrontano con altre realtà imprenditoriali eccellenti, con lo scopo dichiarato di affermare la sostenibilità dell’intrapresa, la capacità d’innovare, creare posti di lavoro e far crescere il sistema delle piccole e medie imprese e con esse l’economia nel suo complesso.

di Giuseppe Freri
presidente Federcomated

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