L'intervista | Federica Brancaccio, Presidente Ance

Federica Brancaccio: «ridare liquidità alle imprese e puntare su stabilità e certezza delle regole»

«L’edilizia è il settore con la filiera più lunga dell’industria italiana, se pensiamo che impatta con oltre 80 comparti. Uno straordinario volano di crescita e di occupazione se messa nelle condizioni di crescere e di prosperare. Dimenticarsene, come è stato fatto per oltre un decennio, significa condannare il Paese alla recessione».
Federica Brancaccio | Presidente Ance.
Federica Brancaccio | Presidente Ance.

A quattro mesi di distanza dall’elezione a presidente di Ance, avvenuta al primo turno e ottenendo una larga maggioranza, di Federica Brancaccio, facciamo il punto con l’imprenditrice napoletana, prima presidente del Mezzogiorno e prima donna alla guida dei costruttori edili italiani.

Già presidente dell’Associazione Costruttori Edili di Napoli, dopo essere stata vicepresidente, con delega alle Relazioni Industriali e agli Affari Sociali e componente del Consiglio Generale, la dottoressa Brancaccio è stata anche presidente di Federcostruzioni, associazione nata in seno a Confindustria, in stretta sinergia con Ance, che si articola in cinque filiere produttive: costruzioni edili e infrastrutturali; tecnologie, impianti e macchinari afferenti alle costruzioni civili; materiali per le costruzioni; progettazione.

Laureata in Lingua e letterature moderne, è costruttore di seconda generazione. Nella sua lunga esperienza associativa ha ricoperto fra il resto numerosi incarichi nel Gruppo Giovani imprenditori edili della provincia di Napoli sin dalla sua costituzione.

Dal 1995 è legale rappresentante della Brancaccio Costruzioni spa, che opera su tutto il territorio nazionale ed è specializzata in opere pubbliche. È anche legale rappresentante e componente del Cda di numerosi consorzi e società consortili.

Nell’immediatezza dell’elezione al vertice nazionale dei costruttori, Federica Brancaccio ha espresso l’intenzione di operare nel solco tracciato dalla precedente presidenza, dalla quale “ricevo un’eredità eccezionale”.

In merito agli impegni e alle sfide per il settore e l’associazione, la neopresidente ha affermato che “sono tanti i dossier aperti e le sfide che l’associazione deve affrontare  per dare un concreto sostegno alle imprese, in questo momento di grandi tensioni politico-economiche”.

Presidente Brancaccio, dopo i primi mesi di impegno al vertice nazionale di Ance, qual è la  fotografia del settore?

Il settore delle costruzioni, dopo troppi anni di politiche economiche poco lungimiranti, è tornato a svolgere un ruolo di traino per l’economia e a dare un forte contributo alla crescita del Pil.

Per il 2022 le stime del nostro Centro Studi, che stiamo ultimando e che presenteremo a breve, evidenziano una tenuta degli investimenti, nonostante uno scenario macroeconomico in netto peggioramento. Più complesso il discorso per il 2023.

I prezzi dei principali materiali da costruzione sono ancora alle stelle e con la crisi energetica tutt’altro che sotto controllo occorre mettere in campo soluzioni e interventi immediati per dare sostegno a famiglie e imprese evitando conseguenze economico sociali pesantissime. 

Dopo il Superbonus quali programmi e progetti sono necessari per il settore?

Il Superbonus è nato dopo una crisi ultradecennale dell’edilizia e, insieme ad altre misure sugli investimenti pubblici, ha contribuito alla ripresa del settore e alla crescita del Pil, come testimoniato recentemente anche nel documento programmatico di bilancio.

Per il futuro è necessario superare la logica degli interventi a tempo. Occorre adottare provvedimenti strutturali che facciano parte di una politica industriale di settore orientata alla sostenibilità. Ance sta lavorando in questo senso insieme a tutta la filiera industriale, in linea con il raggiungimento degli obiettivi europei di risparmio energetico e messa in sicurezza sismica del patrimonio immobiliare, nell’ottica di garantire la copertura finanziaria e quindi la sostenibilità economica delle misure.

Che peso riveste dal vostro osservatorio la realizzazione del Pnrr sul settore edile?

Come sistema delle costruzioni siamo chiamati a una sfida cruciale, che è quella di realizzare tutte le opere del Pnrr nei tempi e nei modi previsti, nonostante le condizioni di partenza e il costo degli interventi sia salito vertiginosamente.

Il Pnrr è comunque lo strumento chiave per sostenere l’economia anche in condizioni estremamente critiche, come quella che stiamo vivendo in questi mesi, e per porre le premesse per una crescita duratura e stabile ben oltre il 2026.

E questo dipenderà in gran parte dall’efficienza della pubblica amministrazione, dall’efficacia delle riforme che devono ancora essere in gran parte attuate e dalle regole che disciplineranno questo settore. In questo senso, la realizzazione del Pnrr deve essere l’occasione per dare avvio finalmente a un rinnovato rapporto di fiducia tra amministrazione e operatori economici.

Un patto che presuppone da parte delle imprese qualità, serietà, correttezza ed efficienza nella realizzazione delle opere, e da parte pubblica il rispetto degli accordi presi e un giusto riconoscimento economico e sociale del lavoro svolto. Fare impresa, e di costruzione in particolare, non può più essere un atto di eroismo. 

Immagino che la sua esperienza alla guida di Federcostruzioni risulti utile all’attuale esperienza al vertice di Ance…

Ha rafforzato sicuramente la mia convinzione dell’importanza di fare rete, di tenere insieme tante anime, a volte con istanze diverse, come sono quelle compongono il nostro mondo complesso e variegato, con l’unico obiettivo di valorizzare le enormi potenzialità che ha il nostro settore per la ripresa economica del Paese.

L’edilizia è il settore con la filiera più lunga dell’industria italiana, se pensiamo che impatta con oltre 80 comparti. Uno straordinario volano di crescita e di occupazione se messa nelle condizioni di crescere e di prosperare. Dimenticarsene, come è stato fatto per oltre un decennio, significa condannare il Paese alla recessione.

A che punto siamo con la digitalizzazione e l’innovazione per rendere più competitive le imprese edili?

Il nostro è considerato un settore poco innovativo, ma va riconosciuto che in questi anni le imprese stanno facendo passi da gigante per accrescere le loro competenze tecnologiche e digitali per ampliare e migliorare la propria produttività. Una tendenza che va sostenuta e rinsaldata con attività mirate volte ad accelerare e potenziare questo processo evolutivo dell’impresa.

Con questa convinzione Ance ha partecipato, e vinto insieme ad altri importanti partner, il bando europeo per gli European Digital Innovation Hub. La Commissione Europea e il Mise finanzieranno nei prossimi tre anni un polo dell’innovazione digitale dedicato al settore delle costruzioni che sarà da noi coordinato.

Inoltre, grazie all’iniziativa del sistema bilaterale di Brescia e del Vicepresidente Deldossi stiamo implementando Check, la piattaforma digitale cloud completamente dedicata al cantiere. Uno strumento innovativo, interamente gratuito, che il sistema associativo insieme agli enti paritetici ha messo a disposizione di professionisti e committenti che operano sul campo.

Affianchiamo, poi, grandi realtà della ricerca, come il Politecnico di Milano o l’Università degli Studi di Brescia, per seguire attivamente le iniziative di innovazione. Negli ultimi cinque anni Ance ha partecipato a progetti europei di grande rilevanza con Digiplace, per la realizzazione dell’architettura della Piattaforma Europea della Costruzioni, e Construction Blueprint che ha l’ambizione di rivoluzionare la formazione su digitalizzazione e sostenibilità per il settore. 

Rigenerazione urbana, bel tema per convegni e tavole rotonde oppure sarà presto davvero una realtà nel nostro Paese?

Ci eravamo andati molto vicini nella precedente legislatura grazie alla nostra incessante azione e alle tante iniziative che Ance ha messo in campo per arrivare finalmente a una nuova legge urbanistica. Poi però le riserve del Mef e le tensioni politiche che hanno portato alla caduta del Governo hanno bloccato tutto.

Spero che il nuovo Governo voglia riprendere il percorso che si era avviato e che ci sia finalmente la volontà politica di avviare un vero piano di rigenerazione urbana che il nostro Paese attende da troppi anni.

Un piano che per essere efficace deve contare su regole e risorse adeguate a favorire un processo di sostituzione edilizia e di ammodernamento di ampie porzioni di città concepite in tempi storici molto lontani e per questo non più adatte a dare risposte ai cittadini. 

Manca manodopera e i giovani non paiono essere interessati all’edilizia. Cosa si può fare per avvicinarli al settore?

Abbiamo un problema enorme di scarsità di manodopera e di professionalità. È il prezzo che stiamo pagando per gli anni in cui il settore è stato lasciato solo ad affrontare una crisi di proporzioni vastissime.

Nel 2021 abbiamo registrato addirittura un gap del 40% tra domanda e offerta. C’è molto da fare per riavvicinare i giovani al nostro settore che, per sua natura, può offrire grandi opportunità. Dobbiamo raccontarci di più e aprire le porte dei nostri cantieri.

Le nostre scuole edili, poi, sono strumenti unici per formare giovani operai e professionisti. Bisogna promuovere e rafforzare la loro azione. E poi naturalmente intervenire sul costo del lavoro che è ancora troppo alto. La forbice tra quanto spende un’impresa per assumere e quanto entra in tasca al lavoratore è ancora purtroppo insostenibile.

La prima richiesta che porrà Ance al nuovo Governo?

Una nell’immediato e una di prospettiva. Nell’immediato bisogna ridare liquidità alle imprese che, per effetto combinato del blocco della cessione del credito del Superbonus 110 e dell’aumento folle dei costi di realizzazione dei lavori senza adeguate compensazioni, pur avendo tanto lavoro e bilanci solidi, hanno gravissime difficoltà di cassa che rischiano di bloccare migliaia di cantieri nei prossimi mesi.

Su un piano invece di visione di medio e lungo termine occorre puntare su stabilità e certezza delle regole. Componenti essenziali per una politica industriale del settore che non si fermi al qui e ora, ma sia in grado di pensare al futuro. Di cose da fare ce ne sono tante per agevolare un percorso di sviluppo e crescita orientati alla sostenibilità sociale ed economica.

Ma ci vogliono gli strumenti giusti. Per questo ci attendiamo molto dal nuovo Codice dei contratti che è corso di elaborazione da parte del Consiglio di Stato. Il nostro auspicio è che questa volta sia messo a punto un sistema di regole chiaro e semplice che metta in condizione amministrazioni e operatori di lavorare in modo efficiente. Obiettivo che si può raggiungere solo con il coinvolgimento diretto di tutti gli stakeholder del settore in un confronto aperto e trasparente con chi quelle regole le scrive ma non ha poi il compito di applicarle.

Dobbiamo evitare di ripetere gli errori del passato che ci hanno consegnato un Codice appalti ingestibile e, di conseguenza, continuamente aggirato in primo luogo proprio dalle amministrazioni stesse.

intervista a cura di Adriano Baffelli

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