Punti di Vista | Matteo Tarroni, Ceo Workinvoice

Prestiti ombra: due misure che possono limitarne i rischi

I lunghi tempi d'incasso delle fatture commerciali in Italia determinano un fenomeno in base al quale le pmi fornitrici fanno da banca, senza garanzie, ai grandi clienti. Una specie di “shadow credit”, dannoso per le filiere e per l’economia. Ecco due soluzioni proposte da Matteo Tarroni di Workinvoice per limitare i rischi.
Matteo Tarroni | Ceo Workinvoice.

I ritardi nei pagamenti hanno un effetto collaterale dannosissimo per l’economia reale delle filiere. Si tratta di una specie di “credito ombra”: il fenomeno per cui i fornitori – di fatto – fanno credito ai propri clienti, a 30-60-90-180 giorni (in base alla scadenza della fattura), e senza alcuna regolamentazione: niente covenant, niente obblighi di trasparenza, niente penali né sanzioni.

Il rischio è enorme, soprattutto se improvvisamente i ritardi nei pagamenti si allungano (come accaduto nel periodo della pandemia), poiché il fornitore non avrà alcuna garanzia o paracadute per rientrare in possesso della sua liquidità.

Si tratta di una dinamica che può compromettere la fluidità degli ecosistemi di filiera che però può essere corretta con due misure: rendere inefficaci le clausole di divieto di cessione (spesso ancora presenti in molti contratti commerciali) e favorire la diffusione di forme alternative di finanziamento del circolante.

Secondo l’ultimo Report sulla Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, i crediti commerciali ammontavano a fine 2020 a 424 miliardi di euro, per riportarsi sul valore 2019 (circa 490 miliardi di euro) nel 2021. Una cifra mostruosa: basti pensare che lo stock complessivo di prestiti alle imprese erogati dalle banche ammontava a 660 miliardi di euro ad aprile 2022 (Banca d’Italia, Statistiche, Tavola 1.8).

Il rischio maggiore, poi, si annida nelle fatture con ritardi gravi, che rischiano di trasformarsi in crediti inesigibili (e quindi in carenze di liquidità potenzialmente fatali per i creditori).

Infatti, secondo i dati ripotarti dagli ultimi Studio Pagamenti Cribis le fatture con gravi ritardi (scadute da oltre 30 giorni) erano: nell’ultimo trimestre 2019 il 10,5% del totale, tra ottobre e dicembre 2021 erano l’11%.

Invece, nel primo trimestre 2021, all’apice del fenomeno di carenza di liquidità, il ritardo si era persino acuito di circa il 25% e le fatture pagate oltre trenta giorni dopo la scadenza erano ben il 13,1%.

Come ridurre lo shadow credit: rendere inefficaci le clausole che vietano la cessione

Il credito ombra, sostanzialmente, comporta che i creditori si assumano gran parte dei rischi, perché non vengono pagati in tempo e fanno gratuitamente da banca ai loro debitori; ma anche questi ultimi corrono un forte rischio reputazionale.

Questo malcostume ha inoltre creato un grande rischio sistemico, che si propaga lungo la filiera. Perché ogni fornitore che viene pagato con ritardo o anche solo con tempi lunghi è probabilmente cliente di altri fornitori verso i quali scaricherà ulteriori ritardi.

Come evitare che il credito ombra si propaghi nell’economia? Le soluzioni sono due, entrambe di facile attuazione. La prima consiste nel dichiarare illegittime le clausole che vietano la cessione dei crediti che sempre più spesso sono inserite a forza nei contratti di fornitura dai clienti forti che vogliono imporre le proprie condizioni ai fornitori, ignorando il fatto che questo gioco di potere può stravolgere il merito di credito di questi ultimi e deteriorare drasticamente la loro situazione di liquidità, la principale ragione di default delle aziende ed un freno alla crescita.

Il divieto di cessione è un ulteriore complicazione per le aziende fornitrici obbligate – soprattutto in tempi di crisi – ad accettare, pur di vendere, tempi di pagamento e condizioni accessorie sempre più lunghe e costose, oltre che aleatorie.

In altri ordinamenti, infatti, il divieto alla cessione è stato già reso inefficace, segnatamente negli Usa e nel Regno Unito. In particolare nel Regno Unito, dall’introduzione nel 2015, con costi pari a zero (anche per il contribuente), si è generato un risparmio in termini di interessi e commissioni ai finanziatori di circa un miliardo di sterline, solo per quanto attiene gli strumenti di factoring e invoice financing.

E si sono ampliate le alternative di finanziamento con relativa riduzione dei costi anche sugli altri strumenti di credito.

Come favorire la circolazione dei crediti commerciali

L’incedibilità del credito rende difficoltoso l’accesso ai finanziamenti dei crediti commerciali e impossibile l’utilizzo di forme innovative di finanza che prevedono appunto la creazione di mercati in cui i crediti possono essere liberamente trasferiti.

A livello di sistema questo determina un “collo di bottiglia” nell’efficiente allocazione delle risorse e, in ultima istanza, un incremento del costo di finanziamento per le aziende, in particolare per le pmi che hanno minore potere contrattuale nei confronti dei propri clienti.

L’eliminazione del divieto di cessione sarebbe un utile strumento per promuovere la circolazione dei crediti commerciali su mercati controllati. Mercati controllati e quindi in qualche modo garantiti, diversamente da quanto avviene lasciando il credito ombra libero di espandersi.

Non a caso, se si confrontano le percentuali dei ritardi gravi delle fatture transate sulla piattaforma di Workinvoice, si evidenzia che pre-pandemia ammontavano all’8% (contro il 10,5% della media generale rilevata da Cribis) e post-pandemia (nell’ultimo trimestre 2021) erano dell’1,5% contro l’11% della media generale.

Il sistema è più virtuoso perché, da un lato, tutti i processi che lavorano sulla piattaforma sono indirizzati a garantire il pagamento puntuale delle fatture; e dall’altro lato perché nel momento in cui la fattura viene ceduta c’è maggior attenzione da parte di tutti gli stakeholder – compreso il debitore – a rispettare la puntualità del pagamento, privilegiando la fattura che è stata ceduta su Workinvoice per mantenere in funzione il meccanismo di finanza per i fornitori, ovvero ciò che può supportarli soprattutto in tempi di crisi.

Per queste ragioni il marketplace di fatto annulla gli effetti nefasti del credito ombra, riconduce questo meccanismo perverso a un sistema controllato e cambia radicalmente i rapporti di forza rendendo il mercato immediatamente virtuoso.

di Matteo Tarroni, Ceo Workinvoice

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