Ance | Legge di Bilancio 2024

L’aumento della tassazione sulla casa, senza sblocco dei crediti derivati dalle cessioni

Dopo la programmata Audizione 5° Commissione di Bilancio di Camera e Senato, vi riportiamo i punti principali dell’intervento di Federica Brancaccio, presidente Ance, in merito alla proposta di Legge Bilancio 2024.

Presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato si è tenuta l’audizione Ance in merito alla proposta di Legge di Bilancio 2024 – Ddl 926/S recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026”.

Ance | Audizione 5° Commissione di Bilancio di Camera e Senato

Prima di riportare alcuni dei punti toccati dall’intervento di Federica Brancaccio che in qualità di presidente ha guidato la delegazione Ance – intervento espresso sulla base del documento depositato – segnaliamo come in fase di risposta alle domanda dei componenti la commissione articolate dopo l’audizione Ance – e di Confedilizia – ha proposito dei crediti incagliati derivati dalla cessione del Superbonus ha puntualizzato in proposito come «dopo che a febbraio – marzo, il ministro aveva promesso la creazione di una piattaforma “governata”, la famosa piattaforma EnelX, da allora non abbiamo più saputo nulla anche se in diverse occasioni ci è stato ripetuto che ci si stava lavorando …» per poi aggiungere «…io non l’ho detto prima, ma visto che ho l’occasione… Siamo tutti consapevoli che, a proposito del Superbonus, era una misura a termine, però criminalizzare oggi una misura, un settore in questo modo, a volte anche così violento, è qualcosa che non possiamo accettare. Si stanno mettendo una contro l’altro i cittadini…».

Tornando all’intervento della audizione Ance, dopo avere brevemente tracciato lo scenario, “da valutare con attenzione” sulla situazione dell’economia italiano e sulle prospettive del comparto delle costruzioni  – e sottolineato come al di là dei singoli interventi definiti nel testo, la manovra nel suo complesso aumenta la tassazione del bene casa – ha pure evidenziato come sotto il profilo fiscale, ed in particolare in tema di Superbonus, il Disegno di Legge di Bilancio non affronta le principali criticità legate all’agevolazione, ossia, oltre allo sblocco dei crediti incagliati, la necessità prevedere una limitata proroga per i lavori condominiali in corso, colpiti da numerosi rallentamenti.

Invece, il DdL interviene nuovamente sulla disciplina dei bonus fiscali in edilizia con delle misure  ulteriormente penalizzanti per d’attività delle imprese del comparto  tra cui è l’aumento dall’8% all’11% della ritenuta a titolo di acconto operata dalle Banche e da Poste sui bonifici di pagamento delle spese agevolabili con i bonus edilizi.  Disposizione che interessa tutti i benefici fiscali, non solo il 110%, e andrà ad incidere sulla liquidità delle imprese, anticipando l’effetto di cassa delle imposte sui redditi che le stesse devono versare all’erario.

Quindi, oltre a non risolvere il problema dei crediti incagliati, si incide ulteriormente sull’equilibrio finanziario delle imprese che eseguono gli interventi di recupero e di riqualificazione – si legge nella nota – Se la ratio della ritenuta sui bonifici fosse poi quella di garantire la tassazione dei proventi relativi all’esecuzione dei lavori, sarebbe sufficiente l’aliquota dello 0,1%. Quindi anziché aumentarla sarebbe stato opportuno addirittura una sua riduzione, considerando l’8% già una misura elevata.

Altra norma critica deriva dall’introduzione della nuova forma di tassazione delle plusvalenze connesse alla vendita di immobili oggetto di interventi agevolati con il Superbonus, che avvenga entro dieci anni dalla fine dei lavori.
Si tratta di una nuova imposizione a carico dei fruitori del Superbonus, per altro declinata, nel suo ammontare, in maniera differente a seconda che il cedente abbia o meno optato, nell’utilizzo del 110%, per le cosiddette modalità alternative di fruizione.

Questo tipo di disposizioni non ha molto a che vedere con la rigenerazione urbana, né con gli obiettivi green fissati dall’Europa, perché in qualche modo tali norme vanno ad ostacolare la circolazione di immobili “performanti”.

Per altro, queste posizioni male si conciliano anche con i criteri fissati dalla delega fiscale laddove, anche nell’ottica della tax expenditures, la legge 111/2023 prevede, tra i principi guida di riforma degli incentivi, la “tutela del bene casa” in funzione del miglioramento dell’efficienza energetica, della riduzione del rischio sismico, e della rifunzionalizzazione edilizia.

La quantificazione delle maggiori tasse sul settore casa evidenziate nel corso dell’audizione emergono dalla lettura della relazione tecnica della manovra depositata dal Governo in Parlamento.

Tra le misure che producono maggiore gettito figura principalmente l’innalzamento dall’8% all’11% delle ritenute sui bonifici che i cittadini fanno alle imprese per i lavori sulle proprie abitazioni, oltre l’aumento della cedolare sugli affitti brevi e l’aumento del prelievo sugli immobili esteri.

A queste poi si aggiunge la tassazione sulle plusvalenze connesse alla vendita di immobili oggetto di interventi agevolati con il Superbonus.

La manovra 2024, quindi, aumentando nel complesso il prelievo fiscale sugli immobili, non sembra andare nella direzione di un uso della leva fiscale come strumento di sviluppo e indirizzo delle operazioni immobiliari, verso l’obiettivo della rigenerazione urbana. L’Europa ci spinge in una direzione e il Governo adotta provvedimenti che sembrano andare nella direzione opposta.

Come indicato in audizione l’Ance auspica che le maggiori entrate che deriveranno dall’attuazione di dette misure siano destinate alla riduzione della pressione fiscale sulla casa e servano a finanziare incentivi utili alla rigenerazione urbana delle nostre città.

di Piero Vitale

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