Indagine | Guamari

Le top 60 imprese dell’edilizia privata

La somma dei fatturati 2021 nell’edilizia privata dei campioni dell’offerta (che pesa per il 50,9 percento su una produzione totale di 8,7 miliardi) vale 4,4 miliardi e risulta in crescita del 20,8 percento rispetto al 2020. Per quanto riguarda le Regioni, tra le top 60 domina per importanza del fatturato delle imprese che vi hanno sede la Lombardia con una quota del 42 percento.

In seguito agli aggiornamenti, possibili grazie a un’aumentata partecipazione delle imprese operanti nell’edilizia privata all’indagine lanciata per il quarto anno dalla società Guamari, è ora possibile pubblicare una classifica delle prime 60 imprese italiane di questa particolare tipologia con fatturato 2021 superiore a 21,9 milioni.

Essa completa le informazioni sullo scenario di mercato (privato) già anticipate nel precedente articolo del 4 novembre nonché i contenuti del quarto Rapporto Classifiche che è stato oggetto di un recente incontro-dibattito tra gli operatori della domanda e dell’offerta a Milano presso Assimpredil Ance.

L’ampliamento dalle 55 imprese, i cui dati sono pubblicati nel Rapporto citato (ww.guamari.it), alle 60 della nuova classifica migliora ulteriormente il quadro d’insieme dell’offerta, pur nella consapevolezza che un 2021 soddisfacente per i conti aziendali potrebbe non ripetersi in un 2022 caratterizzato da maggiori incertezze (a cominciare dalla guerra che sconvolge gli equilibri dell’Europa e del resto del mondo).

I numeri delle top 60

La somma dei fatturati 2021 nell’edilizia privata dei campioni dell’offerta (che pesa per il 50,9 percento su una produzione totale di 8,7 miliardi) vale 4,4 miliardi e risulta in cresce del 20,8 percento rispetto al 2020.

Ancora migliori sono i dati reddituali a partire dall’ebitda in aumento del 42,8 percento proseguendo con l’ebit, quadruplicato, fino ad arrivare al risultato netto che su base annua passa da una perdita di 87,6 milioni a un utile di 10,3 milioni (grazie anche al parziale risanamento dei conti delle maggiori imprese generali che in questa classifica figurano per la sola attività nell’edilizia privata).

È buono anche l’andamento a livello di stato patrimoniale con un indebitamento finanziario netto totale migliorato del 13,4 percento e sceso sotto la fatidica soglia del miliardo: esso è ampiamente coperto da un capitale netto totale vicino ai 2,5 miliardi (pur incrementato solo del 2 percento) con un ottimo rapporto debt/equity, oltretutto sceso a 0,36.

Le new entries

Tra i nuovi nomi in classifica compaiono: due imprese specializzate nell’edilizia logistica quali BEG Ingénierie Italia, filiale dell’omonimo gruppo francese con sedi a Torino e Milano, e la bergamasca Fast; due realtà che hanno fortemente incrementato le proprie dimensioni sfruttando le opportunità offerte dal superbonus quali la chietina Strever e la napoletana Ingg. Loy Dona’Brancaccio (LDB); Imaco, un’impresa romana campione di crescita secondo la classifica stilata da Affari & Finanza (La Repubblica) e la sua concittadina Italiana Costruzioni il cui impegno nell’edilizia privata limitato al 14,4 percento della produzione con due sole commesse attive la relega in 59° posizione (era 25° nella classifica delle top 50 dell’anno scorso).

La prima impresa esclusa dalla top 60 è la torinese Building che, pur avendo recuperato in un anno un fatturato di 19,1 milioni, tornerà nel gruppo di testa con una produzione prevista attestarsi tra i 22 e i 25 milioni nel preconsuntivo 2022.

Peraltro, mancano purtroppo in classifica altre due imprese specializzate nella logistica (Engineering 2k e Akno Engineering & Construction) con fatturati 2021 di 369,5 e 29,5 milioni che non hanno risposto all’indagine, e soprattutto manca Webuild che nel bilancio 2021 dichiara di fatturare un cinque percento dei suoi 6,4 miliardi in edilizia ma non specifica quanti nella privata (né desidera apparire in classifica, forse per evitare un ranking sgradito).

La distribuzione geografica

È preoccupante, come già sottolineato nelle indagini precedenti, la frammentazione delle imprese operanti nell’edilizia privata in alcune aree del Paese, sia perché fa sospettare in quei mercati un assetto dell’offerta più artigianale che industriale sia perché fa temere che essi siano più sguarniti e quindi esposti alla concorrenza di imprese esterne. Questo è vero di ben otto (su 14) aree metropolitane: Bologna, Catania, Firenze, Genova, Messina, Palermo, Reggio Calabria e Venezia.

Per quanto riguarda le Regioni, tra le top 60 domina per importanza del fatturato delle imprese che vi hanno sede la Lombardia (con una quota del 42 percento), seguita dall’Emilia-Romagna (14,2 percento), dal Veneto (13,4 percento) e dal Piemonte (11 percento). Sud e Isole restano distanziate con una quota complessiva del 3,3 percento espressa da tre imprese dislocate tra Puglia, Sardegna e Campania.

testo di Aldo Norsa e Stefano Vecchiarino

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