Edilizia storica | Protezione dall’umidità

Membrana alveolare per la protezione dell’interrato del Duomo Vecchio di Brescia

La membrana Delta-Ms 20 di Dörken ha creato un intercapedine d'aria di 20 mm. Ha rappresentato la soluzione per la protezione della muratura dai danni di rinterro, separazione fisica muratura-terreno, protezione di infiltrazioni d'acqua, creazione di un intercapedine d'aria maggiorata.

Delta- Ms 20 di Dörken , membrana alveolare a elevate prestazioni è stata scelta dai tecnici progettisti per creare uno strato di ventilazione (intercapedine) tra muratura interrata esistente del Duomo Vecchio di Brescia e terreno di riempimento.

Il Duomo Vecchio di Brescia era soggetto a problemi di umidità.
Il Duomo Vecchio di Brescia era soggetto a problemi di umidità.

La muratura era soggetta a problemi di umidità quindi si rendeva necessario intervenire creando uno strato di separazione fisico tra muratura e suolo perché l’umidità era presente lungo l’intero sviluppo delle pareti a sud, dipinti per buona parte con motivi a fresco, piuttosto che costituenti l’appoggio di importanti opere pittoriche su tela, la cui conservazione era a rischio.

dorken delta ms20
L’intercapedine di aria di 20 mm è più del doppio delle tradizionali membrane alveolari impiegate come protezione delle pareti interrate.

Grazie alla posa di Delta-Ms 20 e ad altre opere architettoniche l’acqua di infiltrazione dal terreno non comporterà più alcun rischio per la muratura. Il riempimento del terreno è stato realizzato, almeno nella parte a ridosso della membrana, con materiale lapideo grossolano in modo da favorire il naturale drenaggio dell’acqua di infiltrazione.

La funzione di Delta-Ms 20. Grazie alla sua struttura alveolare, è in grado di creare un’intercapedine di aria di 20mm , più del doppio rispetto alle tradizionali membrane alveolari normalmente impiegate a protezione delle pareti interrate. In questa specifica applicazione lo spessore della camera d’aria giocava un ruolo fondamentale, per cui la direzione lavori ha optato per questa scelta di materiale. L’opportunità di avere un’intercapedine maggiorata è stata dettata anche dal fatto che, durante i lavori di scavo, sono stati rinvenuti dei cunicoli di aerazione originari dell’epoca di collegamento tra interno del Duomo ed esterno, che favorivano la naturale asciugatura della parete. Nelle epoche seguenti alla realizzazione, la parete è stata interrata chiudendo di fatto la circolazione naturale dell’aria provocando i problemi di umidità che si sono poi verificati.

Quindi per ripristinare la circolazione dell’aria e l’asciugatura della parete come concepita in origine, la creazione di una intercapedine si è rivelata necessaria e Delta-Ms 20 è stata la soluzione per la:

  • protezione della muratura dai danni di rinterro
  • separazione fisica muratura/terreno
  • protezione dall’acqua di infiltrazione proveniente dal terreno
  • creazione di un’intercapedine d’aria maggiorata (20 mm)
Il riempimento del terreno è stato realizzato nella parte a ridosso della membrana con materiale lapideo grossolano che ha favorito un naturale drenaggio dell'acqua d'infiltrazione.
Il riempimento del terreno è stato realizzato nella parte a ridosso della membrana con materiale lapideo grossolano che ha favorito un naturale drenaggio dell’acqua d’infiltrazione.

Griglia di ventilazione. Il ricircolo di aria è stato poi garantito con un profilo di chiusura superiore della membrana Delta-Ms 20 grazie a una griglia di ventilazione opportunamente studiata e realizzata in opera. Il fissaggio della membrana è stato realizzato meccanicamente solo nella parte superiore, mentre le sovrapposizioni verticali a secco di almeno sono mantenute nella misura di almeno 20 cm. Una volta posizionata la membrana, il peso del materiale di rinterro l’ha premuta definitivamente contro la parete nella sua posizione definitiva.

Posizionata la membrana il peso del materiale di reinterro l'ha premuta contro la parete nella sua posizione definitiva.
Posizionata la membrana il peso del materiale di rinterro l’ha premuta contro la parete nella sua posizione definitiva.

Analisi del degrado. Le parti ad intonaco presentavano nella parte inferiore a contatto con il suolo e fino all’altezza di 2 m ampie zone di umidità, dovuta principalmente al contatto del terreno esterno che spinge contro le murature del Duomo. Le conseguenze visibili, in seguito all’alternarsi dei processi di imbibizione ed asciugatura durante il ciclo delle stagioni, erano la comparsa di ampi aloni salini, il rigonfiamento degli strati più superficiali dell’intonaco, il conseguente distacco, nonché la perdita, già in parte avvenuta, dei pigmenti di colore che rivestivano le pareti.

Nelle zone superiori in passato si erano anche riscontrati segni di colature e dilavamento, dovuti in questo caso alle infiltrazioni meteoriche verificatesi attraverso le strutture obsolete delle coperture.
L’ inconveniente non solo è stato scongiurato grazie ad interventi di natura edile mirati al risanamento delle coperture, ma sono stati anche eseguiti i restauri degli intonaci dipinti, limitatamente alla porzione delle cupole sud del transetto e della cappella del S.S. Sacramento, fino alle cornici d’imposta.
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Zona esterna. Le conseguenze dell’umidità erano riscontrabili assai più visibilmente all’interno che all’esterno della cattedrale, dove gli intonaci non presentavano evidenti tracce di umidità, che si ferma, evidentemente, alle quote inferiori. Nel 2008 è stato completato l’intervento di risanamento degli intonaci esterni dell’edificio attraverso la completa rimozione degli intonaci moderni in materiale cementizio e delle parti originali irrecuperabili, in quanto caratterizzate da malte fortemente degradate e decoese. In seguito si è proceduto con la stesura di un nuovo intonaco, risanante ad azione deumidificante a base calce e pigmenti naturali, adatto per l’esecuzione di grandi campiture uniformi, nonché per la compatibilità con le malte originali e capacità di coesione ed aderenza al supporto.
Anche la porzione di edificio che confina con la proprietà privata presentava intonaci risanati con analoga metodologia.
I reperti archeologici presenti sul luogo erano occultati da uno strato erboso ricollocato dopo la classificazione dei reperti durante i lavori terminati nell’anno 2000.

Delta Ms-20
Delta Ms-20

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Intercapedine per l’isolamento. Lo scavo è stato finalizzato a opere di bonifica dall’umidità presente sul luogo, che stava irrimediabilmente degradando gli intonaci interni affrescati del Duomo e ha costituito operazione preliminare necessaria a un intervento di risanamento che ha previsto al termine la costruzione di una intercapedine per l’isolamento dal terreno delle mura di questa porzione di edificio con l’esecuzione di uno scavo di natura archeologica lungo il muro sud della Canonica.
Sulla scorta dei ritrovamenti emersi nel corso di recenti lavori si sono rinvenuti resti di pavimenti musivi di domus romane del I sec. d.C. e strutture del sec. III d.C.
Si è trattato quindi di un’operazione delicata che è stata realizzata con il coordinamento di un  archeologo e sotto la stretta sorveglianza della Sezione archeologica della Soprintendenza di Brescia.

Metodologia d’intervento. Le operazioni di scavo sono state condotte da ditta specializzata con mezzi meccanici negli strati superficiali e, successivamente, a mano con l’assistenza costante di un archeologo.
Tutto il lavoro è stato corredato in corso d’opera delle necessarie operazioni di documentazione grafica e fotografica, relazioni di scavo e «postscavo», di recupero e conservazione dei reperti.
Per quanto riguarda la profondità dello scavo si è auspicato di poter giungere (strutture archeologiche permettendo) almeno alle quote della pavimentazione interna, posta a 3 m al di sotto della piazzetta verso via Trieste.

dorken bresciaLe fasi

  • scavo di sbancamento eseguito a macchina negli strati superficiali;
  • scavo stratigrafico manuale, a sezione aperta o obbligata, eseguito su depositi più superficiali, da effettuarsi con attrezzatura pesante (pala, piccone e simili);
  • scavo stratigrafico manuale di media difficoltà su depositi pluristratificati di facile distinzione e separazione, con quantità media o notevole di reperti in buono stato di conservazione. Lo scavo è stato effettuato con attrezzatura leggera (cazzuola, sessola o simili), seguito da una setacciatura del terreno di risulta;
  • scavo stratigrafico manuale, a sezione aperta o obbligata, eseguito su depositi pluristratificati complessi, di spessore esiguo o in corrispondenza di reperti di individuazione e recupero difficile. Lo scavo è stato effettuato con attrezzatura leggerissima (cazzuola leggera, bisturi, spatola o simili), seguito da una eventuale flottazione del terreno di risulta ed intervento di un restauratore. I reperti sono stati rimossi dalla giacitura con il «pane di terra» che li circondava, che è stato smantellato in laboratorio per procedere al successivo restauro;
  • scavo stratigrafico manuale in presenza di rivestimenti parietali o pavimentali in precario stato di conservazione, crolli di intonaci, reperti necessitanti di consolidamento o particolari cautele. In questo casi lo scavo è stato assistito dalla presenza del restauratore, che ha verificato gli stati di conservazione del manufatto e ha provveduto al restauro «in situ» .

Sulla base delle risultanze sono state eseguite opere urgenti di puntellamento e consolidamento di strutture antiche e moderne in particolare situazione di instabilità (come lacerti di intonaco in pericolo di caduta).

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