REbuild 2023: verso l’innovazione di sistema

Cinque anni dopo REbuild è tornata a Riva del Garda (l’ultima edizione sulle rive del lago infatti è del 2018). È tornata dopo aver attraversato gli anni della pandemia ed è tornata con lo spirito di sempre, quello del think thank dell’innovazione dell’edilizia, e della formula collaudata degli anni scorsi, fatta di momenti plenari e sessioni parallele.

La sala di REbuild in apertura dei lavori.
La sala di REbuild in apertura dei lavori.

Quelli di Riva sono stati due giorni di lavoro intensi (9 e 10 maggio) di quella che si definisce la “piattaforma privilegiata di confronto tra istituzioni, policy maker, professionisti, imprenditori, esperti, scienziati, attori italiani e internazionali della filiera delle costruzioni”.

Due giorni nel corso dei quali si sono contati 16 eventi, quattro workshop, due sessioni plenarie, con un parterre di 29 aziende, quattro partner scientifici e cinque start up selezionate, 20 patrocini, 15 media partner e circa 500 partecipanti.

Il titolo scelto per l’edizione di quest’anno – “Integra. Ripensa. Trasforma” – è la sintesi di cinque grandi temi che hanno attraversato i lavori di quest’edizione: industrializzazione dei processi, potenzialità del digitale, transizione energetica, nuovi business model; nuovi prodotti dell’edilizia.

Il pubblico durante la fase dei lavori della due giorni di Riva del Garda.
Il pubblico durante la fase dei lavori della due giorni di Riva del Garda.

L’apertura dei lavori

È toccato a Ezio Micelli, professore ordinario allo Iuav di Venezia e presidente del comitato scientifico di REbuild, individuare i punti fondamentali attorno ai quali si sono sviluppati gli incontri: l’innovazione in chiave sostenibile dal punto di vista ambientale, energetico, estetico, sociale e circolare; il mercato dell’immobiliare, con l’intera filiera, sempre più allineato a criteri Esg; la condivisione di conoscenze, visioni e valori da parte di tutta la comunità di riferimento; la digitalizzazione, vera rivoluzione del comparto che sta innervando tutti gli aspetti del costruire, dalla progettazione alla manifattura, dalla realizzazione alla gestione, ai servizi, amplierà il proprio raggio d’azione ai quartieri, alle città, ai territori, alle grandi infrastrutture.

Come dimostrato a Riva, il comparto, in alcune sue componenti fondamentali tradizionalmente refrattario al tema della gestione dei dati, si sta aprendo con decisione al mondo dei big-data, sperimentando nuove forme e formule non solo di gestione, ma di previsione d’impatto di decisioni e comportamenti assunti prima, durante e dopo ogni step di processo.

La sessione finale dei lavori; da sinistra Marco Pistore, della Fondazione Bruno Kessler, Filippo Delle Piane di Ance, Silvia Rovere, presidente di Assoimmobiliare, e Ezio Micelli, presidente del comitato scientifico di Rebuild (credits, Jacopo Salvi).
La sessione finale dei lavori; da sinistra Marco Pistore, della Fondazione Bruno Kessler, Filippo Delle Piane di Ance, Silvia Rovere, presidente di Assoimmobiliare, ed Ezio Micelli, presidente del comitato scientifico di Rebuild (credits, Jacopo Salvi).

Il saluto del ministro

Ad aprire i lavori nella giornata inaugurale, tra gli altri, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, che nel suo intervento in collegamento da Roma, in riferimento alla spinta dell’Europa sulle “case green”, ha dichiarato che “Non si mette in discussione l’obiettivo finale della direttiva europea, ma lavoriamo perché la direttiva lasci spazi di manovra per avere tempo di spostare la strategia energetica sull’elettrico, strutturando nuovi bonus fiscali duraturi nel tempo per ridurre i consumi energetici degli immobili”.

Negli interventi di apertura non sono mancati i riferimenti ai dati riguardanti il patrimonio edilizio nazionale, che in base ai contenuti della Energy performance of building directive approvata dal Parlamento europeo, dovrà entro pochi anni (il 2030 per la classe energetica E e il 2033 per la D) migliorare le proprie performance energetiche complessive.

Dei 12milioni e 200mila edifici residenziali esistenti in Italia, 3milioni e 160mila sono stati realizzati prima del 1945 (dati Istat). Di questi, quasi 230mila sono immobili sottoposti a vincolo, e quindi esclusi dagli obiettivi di efficientemente energetico indicati dall’Europa. Tutti gli altri dovranno rispondere agli obiettivi fissati dalla direttiva europea.

Per quanto riguarda l’epoca di costruzione, secondo i dati elaborati da The European House – Ambrosetti, il patrimonio immobiliare italiano è composto per il 20% circa da edifici pre-1945, il 31% da edifici costruiti nel periodo 1945-1969, il 17,5% circa da quelli realizzati tra il 1970 e il 1979, per quasi il 13% da immobili edificati tra il 1980 e il 1989, mentre quelli realizzati tra il 1990 e il 1999 sono quasi l’8%; non arrivano all’11% quelli costruiti dopo il 2000.

Se si considera che a livello mondiale il settore edilizio è responsabile del 40% circa del consumo energetico globale e del 39% delle emissioni di CO2 – di cui l’11% deriva da processi produttivi e materiali – il tema della neutralità carbonica degli edifici diventa questione di primaria importanza.

Altro tema affrontato ha riguardato le tecnologie innovative applicate al ciclo delle costruzioni, come ad esempio il Proptech, ossia il panorama di soluzioni digitali che stanno rivoluzionando diversi ambiti (compravendite, analisi del rischio, gestione spazi e asset, finanziamenti, crowdfunding…) di un real estate concentrato sino a oggi sul mattone, ma che sta prendendo sempre più consapevolezza di un mondo fatto di soggetti che propongono modalità per gestire i dati che arrivano prima, durante e dopo l’attività edilizia.

Se nel 2018 le iniziative di Proptech in Italia mappate dall’Italian Proptech Network, struttura organizzata nell’ambito del Politecnico di Milano erano 43, secondo i dati dell’ultimo monitoraggio sono oltre 270 (+33% dal 2021 al 2022) tra servizi professionali, nuove tecnologie applicate al real rstate, sharing economy.

L’architetto Benedetta Tagliabue di Embt Architects e Ezio Micelli nell’intervento-intervista dal titolo “Cucire il tessuto urbano”.
L’architetto Benedetta Tagliabue di Embt Architects e Ezio Micelli nell’intervento-intervista dal titolo “Cucire il tessuto urbano”.

La seconda giornata

Efficientamento immobiliare e decarbonizzazione del costruito sono stati i temi che hanno caratterizzato la seconda giornata di REbuild, dove si è anche discusso di Life Cycle Assessment, vale a dire dell’approccio tecnico che permette di scoprire come è possibile il miglioramento di un edificio prima della sua realizzazione, compiendone un’analisi del ciclo di vita già durante la fase di progettazione.

Nuove tecnologie di gestione di dati e processi accompagnano anche l’evoluzione dei cantieri e, di pari passo, conducono a metodologie di lavoro e lavorazione sempre più efficaci, precise e sostenibili anche al di fuori dell’ambiente cantieristico.

Si tratta dell’off-site, tema nell’agenda di REbuild da molti anni che, edizione dopo edizione, si è arricchito di dettagli, esperienze, nuove frontiere di esplorazione e applicazione.

Del tema se ne è parlato a partire dalla specificità della regione che ospita l’evento di Riva del Garda, il Trentino, con una sessione di lavoro dedicata al legno, che proprio in questa area del Paese trova nell’industria evoluta una delle frontiere più interessanti a livello internazionale.

Di industrializzazione edilizia si è discusso anche su un altro fronte, quello relativo alle applicazioni internazionali di successo, che hanno permesso di realizzare costruzioni più rapide, efficienti e dai costi certi e che, in taluni casi, rientrano addirittura in precise strategie industriali governative.

Nella sessione plenaria conclusiva, è stata Silvia Rovere, presidente di Assoimmobiliare, a delineare una serie di scenari basati su cifre, dati e numeri che confermano lo stato di rischio, a differenza di altri Paesi europei, del parco edilizio italiano: tra vetustà degli edifici, interventi pubblici latitanti, sostanziale assenza dell’investimento medio in residenziale destinato alla locazione nei fondi, Rovere è tornata a chiedere al governo un pacchetto di strumenti finanziari “per aiutare il patrimonio immobiliare italiano che continua a perdere valore” (la presidente ha parlato di -15% dal 2010 al 2022; nda).

Durante il dibattito, Filippo Delle Piane di Ance, dopo aver criticato l’esperienza “emergenziale” del superbonus, ha affermato che “quello che oggi è chiaro è che gli incentivi vadano gestiti meglio”.

È toccato al presidente del Comitato scientifico di Rebuild, Ezio Micelli, fare un richiamo finale alla necessità di un approccio condiviso ai temi dell’innovazione da parte di tutti gli operatori del settore.

Ci siamo chiesti come mai con tante eccellenze che hanno calcato il palco di REbuild nelle precedenti edizioni, la trasformazione dell’edilizia non sia ancora realtà. La risposta che ci siamo dati è che si tratta di una scommessa che va affrontata collettivamente. Non c’è infatti innovazione senza un quadro chiaro e condiviso di valori e non c’è innovazione senza sostenibilità. In sintesi, l’innovazione è di sistema, oppure non è, in quanto gli obiettivi e la sfida nel suo complesso sono troppo grandi e risultano altrimenti irraggiungibili”.

A chiudere la due giorni il contributo dell’architetto Benedetta Tagliabue, co-fondatrice di EMbt Architects, che ha illustrato come “tecnologia, riuso, autorialità, circolarità e impatto ambientale possano convivere e, ancora, come bellezza e sostenibilità possano e debbano sapersi coniugare su piccola e grande scala”.

di Pietro Mezzi

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