Milano | Certosa district Area Ex Sandvick

Rigenerare un’ex area industriale tra cultura, negozi e spazi verdi

Area Ex Sandvick: un progetto di riqualificazione che integra diversi sustainability goals sempre più richiesti nel mondo dell’edilizia e del green building, per rendere gli edifici sostenibili. Un approccio integrato che offre una nuova prospettiva sulla “vecchia Milano”, fondendo la storia industriale con un futuro innovativo. Un quartiere locale con una mentalità globale
(L’Area Ex Sandvick. Foto di Carola Merello)

Testo di Fabiana Panella

L’area a Nord Ovest di Milano continua il suo percorso di rigenerazione urbana sviluppato da RealStep. La porzione di città che si affaccia su via Varesina al civico 204 si conferma come esempio virtuoso in un programma di riqualificazione che interessa il Milano Certosa District e contribuisce a trasformare il quartiere in un distretto polifunzionale.

L’intervento, realizzato dallo Studio Giuseppe Tortato Architetti, è stato affidato da RealStep, società di sviluppo immobiliare specializzata nella rigenerazione urbana sostenibile di siti ex industriali, e si inserisce in un ampio progetto che si pone l’obiettivo di ridare vita al nuovo distretto milanese quale vivace centro di cultura e innovazione.

Il progetto dell’ex Sandvick rientra nel più ampio progetto di trasformazione urbana denominato Certosa District che interessa un’intera area milanese composta da diversi immobili industriali oggi in disuso. Foto di Carola Merello)

Chi ha fatto cosa

Cliente
RealStep Sicaf
Tenant
Whirlpool
Progettazione architettonica
Giuseppe Tortato Architetti
Progettazione esecutiva e direzione lavori
Nessi&Majocchi
Progettazione strutturale
Hpdb Engineering&Architecture
Progettazione impianti
Esa Engineering

(Il progetto prevede la rigenerazione del grande capannone centrale. Si tratta di un fabbricato caratterizzato dal ritmo delle volte a botte esistenti in copertura. Foto di Carola Merello)

Preesistenze rinnovate

La realizzazione nasce con l’obiettivo di rigenerare un edificio insieme allo spazio urbano che lo circonda in un perfetto dialogo tra l’importante preesistenza architettonica e le aggiornate esigenze di chi vive la città, tra spazio pubblico e spazio privato. Un progetto aperto al quartiere con una piazza che si prefigge di ricostruire un tessuto economico, urbano e sociale da anni assente.

Una specifica richiesta della commissione del paesaggio, atta a preservare le forme della storica architettura industriale, ha portato il team di architetti alla decisione di mantenere, anche nella nuova edificazione sulla piazza, le geometrie delle preesistenti volte a botte, in gran parte mantenute e che ancora coprono circa il 50 per cento dell’intero lotto.

(L’intervento di rigenerazione urbana prevede la rinascita dell’intero quartiere grazie alla realizzazione di un mix di uffici, ristoranti, negozi spazi verdi accessibili a tutti i residenti del quartiere. Foto di Carola Merello)

Nello storico corpo centrale di circa 4000 metri quadrati di superficie sono stati inseriti tre grandi patii alberati che portano luce naturale all’interno degli spazi di lavoro e aumentano gli affacci verso l’esterno.

La facciata vetrata del nuovo edificio sulla piazza è scandita verticalmente da pilastri reticolari che si innestano nelle grandi terrazze sospese pensate come spazio di lavoro informale all’aperto ma anche come schermature solari. I pilastri reticolari passanti sono stati concepiti per accogliere la crescita di rigogliosi glicini.

(Gli elementi caratterizzanti: la presenza di un porticato ricoperto di verde e la coerenza formale dei capannoni industriali con le volte a botte. Foto di Carola Merello)

Ambienti dinamici

L’intervento si caratterizza per lo studio di spazi e ambienti sempre diversi e con una grande varietà di esposizioni e affacci in modo da massimizzare l’illuminazione naturale. Ambienti dinamici e imprevedibili, caratterizzati da una forte componente biofilica, sono pensati per garantire benessere e standard qualitativi elevati per chi li utilizza. Una progettazione architettonica che nasce insieme a quella paesaggistica in modo che l’elemento naturale e il verde siano parte integrante e inscindibile del costruito. L’approccio biofilico alla progettazione e l’incessante ricerca su esperienza sensoriale e sostenibilità caratterizzano tutto l’iter progettuale, sin dal concept iniziale, ponendo l’uomo e la natura al centro dell’architettura.

(L’inserimento di tre grandi patii sistemati a verde porta la luce naturale all’interno degli spazi. Foto di Carola Merello)

La sostenibilità al centro

Il progetto di riqualificazione integra obiettivi di sostenibilità, sempre più richiesti nel mondo dell’edilizia e del green building e saranno certificati Leed, acronimo per Leadership in Energy and Environmental Design, che garantisce un miglioramento dell’efficienza energetica, del risparmio in termini economici ed energetici, l’abbattimento delle emissioni di CO2 e un ambiente più godibile e piacevole dal punto di vista sociale e della salute delle persone.

Gli edifici sono stati costruiti utilizzando materiali con alto contenuto di riciclato riducendo, così, il consumo di materie prime secondo i principi fondamentali dell’economia circolare. L’intervento ha previsto l’installazione di un impianto fotovoltaico che contribuisce alla riduzione degli impatti negativi generati dai combustibili fossili.

(Gli impianti tecnici e canalizzazioni, che rappresentano una parte sempre più importante della progettazione e del recupero degli edifici, sono stati distribuiti sapientemente all’interno degli edifici. Foto Carola Merello)

Infine, i locali tecnici, che rappresentano una parte sempre più importante della progettazione e del recupero degli edifici, sono stati distribuiti sapientemente all’interno dell’area e sono caratterizzati dalla presenza di camini di areazione (carbon free) rivestiti esternamente in lamiera metallica preverniciata di colore blu scuro; un ulteriore segno del passato che rivive in chiave contemporanea.

Grazie alla certificazione Leed il progetto parteciperà attivamente alla missione proposta dall’Onu con l’agenda del 2030 per lo sviluppo sostenibile, diventando un fiore all’occhiello della zona di Milano Certosa.

(Il progetto prevede la realizzazione di un impianto fotovoltaico contribuendo alla riduzione degli impatti negativi sull’ambiente generati dai combustibili fossili. Foto di Carola Merello)

Nuove spazialità sostenibili e resilienti

Grazie alla partnership tra RealStep e UniCredit, è stato possibile sostenere iniziative e progetti realizzati con il chiaro intento di generare impatto sociale positivo e misurabile, mediante un’importante rigenerazione di un complesso di immobili industriali, tra cui, appunto, l’area Ex-Sandvick: restituire al quartiere e alla città spazi riqualificati, un campus multifunzionale, efficiente e sostenibile, conservando la storicità architettonica. L’operazione è parte di un più grande progetto di rigenerazione che vede il Certosa District trasformarsi con un nuovo mix di uffici, ristoranti, negozi spazi verdi accessibili a tutti i residenti del quartiere. Inoltre, Triadi Società Benefit, spin-off del Politecnico di Milano, nata dall’esperienza maturata dal centro di ricerca Tiresia sui temi dell’imprenditoria ibrida, della finanza sostenibile e della misurazione dell’impatto sociale, si occuperà del monitoraggio degli effetti della riqualificazione in corso e della misurazione degli impatti sociali derivati.

(Il corpo di fabbrica affacciato su via Varesina, che racchiude la piazza verso la strada, richiama il ritmo verticale dell’edificio residenziale adiacente tramite l’utilizzo, opportunamente scandito, di fasce verticali in cemento color grigio chiaro antismog. Foto di Carola Merello)

Il finanziamento social impact ha come presupposti degli obbiettivi di impatto sociale addizionale, il cui raggiungimento sarà monitorato di anno in anno fino alla conclusione del progetto nel 2025, quando dovranno essere verificati l’aumento delle vivibilità del quartiere e, più in generale, della qualità della vita. Incentrato sulla comunità territoriale, il progetto di rigenerazione preserverà la storia e il carattere dell’area, promuovendo allo stesso tempo un quartiere vivace, stimolando nuove opportunità economiche e posti di lavoro, promuovendo al contempo coesione sociale e sostenibilità ambientale sul modello della “Milano-Città dei 15 minuti”.

(La facciata vetrata del nuovo edificio sulla piazza è scandita verticalmente da pilastri reticolari che si innestano nelle grandi terrazze sospese. Foto di Carola Merello)
Giuseppe Tortato

Giuseppe Tortato | Progettista

Quali sono state le maggiori criticità nella riqualificazione degli edifici? E del contesto urbano? 
Il processo di riqualificazione urbana nasce con l’obiettivo di rigenerare un edificio insieme allo spazio urbano che lo circonda, in un perfetto dialogo tra l’importante pre-esistenza architettonica e le aggiornate esigenze di chi vive la città, tra spazio pubblico e spazio privato. Una criticità con cui abbiamo dovuto confrontarci in questo progetto è stato l’adeguamento delle vecchie strutture all’attuale normativa vigente, dove abbiamo cercato di preservare il più possibile la struttura originale per non stravolgere le strutture di partenza, esigenza nata anche da una richiesta della commissione del paesaggio, volta a preservare le forme della storica architettura industriale. Un’altra criticità che ci siamo trovati ad affrontare durante la realizzazione del progetto è stata il caro prezzi, derivato dagli eventi che hanno segnato questi ultimi anni, il Covid prima e la guerra poi, che ci ha obbligati a un’importante azione di value engineering.

Qual è stata la lavorazione più complessa da risolvere? Dalle problematiche sono nate delle soluzioni innovative?
Come dicevo, abbiamo avuto una specifica richiesta della commissione del paesaggio, che ci ha portato alla decisione di mantenere, anche nella nuova edificazione sulla piazza, le geometrie delle preesistenti volte a botte, in gran parte mantenute e che ancora coprono circa il 50 per cento dell’intero lotto. Le nuove volte hanno richiesto particolare attenzione perché, anche se non visibili dall’esterno, sono realizzate come volte a crociera, una tipologia che si ritrova nell’architettura delle chiese, e che porta con sé una complessità progettuale intrinseca nella realizzazione.

Qual è il vostro approccio a progetti complessi come Ex Area Sandvick 204?
Il nostro approccio è quello di un dialogo costante tra il quartiere e l’area urbana in cui ci inseriamo, che implica anche un dialogo sia con gli uffici comunali che con i comitati di quartiere. Il nostro intervento ha comunque lo scopo di riqualificare non solo gli edifici, ma anche il contesto urbano a cui ci rivolgiamo creando dei nuovi spazi pubblici come la piazza o spazi verdi nuovi da offrire al quartiere, come i tre patii creati nel corpo centrale. Cerchiamo sempre di mantenere e preservare la storia delle persone che hanno abitato e vissuto quei luoghi prima del nostro intervento e di aumentare il benessere per quelli che le useranno in futuro.

Uno sguardo alla città di Milano: come si sta trasformando il volto della città dal vostro punto di vista?
Oltre all’approccio policentrico, che è un desiderio della stessa Amministrazione Comunale affinché non ci sia un unico centro vitale ma si vada a interessare molte aree di Milano, c’è un evidente interesse nel restituire gli spazi alla popolazione quindi creando edifici che non siano ermetici ma che si aprano non solo alle persone ma anche alle attività quindi creando spazi ibridi che possano adattarsi al meglio alla continua evoluzione del modello sociale. Spazi, dunque, non rigidi ma aperti e flessibili in modo che si possano intercettare le esigenze e le energie che man mano si sviluppano nella popolazione e nella città.

 

 

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