Lavori Pubblici | Audizione

Sindacati edili: perplessità sullo sblocca cantieri e sette proposte

Feneal Filca Fillea in audizione al Senato hanno presentato in 7 punti le loro proposte riguardanti le politiche industriali, finanziarie e urbanistiche. Per i sindacati non solo non saranno sbloccati i cantieri ma si tratterebbe di un decreto che rappresenta un arretramento, a partire dalla minor trasparenza.

I rappresentanti di Feneal Filca Fillea, convocati dalle commissioni Lavori Pubblici e Ambiente del Senato, nell’ambito dell’esame del disegno di legge di conversione del decreto sblocca cantieri hanno manifestato tutte le loro perplessità e, a loro dire, lo sblocca cantieri non farà ripartire le opere in stallo. Qui il documento completo

Per sbloccare i cantieri quindi servono interventi urgenti su più livelli, le sole modifiche sul Codice degli appalti di per sé non sostituiscono politiche industriali, finanziarie ed urbanistiche, di cui c’è invece un assoluto bisogno.

I sindacati hanno consegnato una memoria contenente le proposte per il rilancio del settore e le proprie valutazioni e richieste di modifica al testo del provvedimento.

Le proposte dei sindacati

  • Sistematizzazione degli incentivi;
  • creazione di un Fondo di Garanzia creditizia alimentato dal sistema Bancario e Cassa Depositi e Prestiti per la messa in sicurezza finanziaria, con partecipazioni a medio termine, delle principali imprese del settore che hanno appalti pubblici già aggiudicati, ma problemi di liquidità;
  • premialità negli appalti verdi per l’utilizzo di materiali di costruzioni a forte tasso di innovazione e a basso impatto ambientale;
  • qualificazione delle stazioni appaltanti;
  • norme di raccordo in materia urbanistica per favorire manutenzione profonda e rigenerazione dei quartieri;
  • norme e strutture sussidiarie in materia di dissesto idrogeologico o edilizia scolastica in caso di lentezza o difficoltà di messa in esecuzione da parte di Enti Locali;
  • norme per una maggiore sicurezza/premialità (Patente a punti), per il rispetto dei perimetri contrattuali contro il dumping, per il contrasto al lavoro irregolare.

Per i sindacati non solo non saranno sbloccati i cantieri ma si tratterebbe di un decreto che rappresenta un arretramento, a partire dalla minor trasparenza.

Il loro ragionamento

«Le procedure ristrette con esiguo numero d’inviti comporta un aumento di discrezionalità delle stazioni appaltanti nella gestione delle gare, e limita il libero accesso delle imprese al mercato degli appalti pubblici a danno della trasparenza dei procedimenti e del contrasto ai fenomeni corruttivi. Inoltre siamo contrari anche al ritorno del massimo ribasso che oltre ad apparire in netto contrasto con le determinazioni comunitarie ripropone uno degli elementi che maggiormente hanno determinato il fallimento degli impianti normativi previgenti in tema di qualità delle opere, di tempi e costi di realizzazione, di qualificazione di impresa nonché di tutela dei diritti dei lavoratori. Siamo anche contrari alle modifiche previste in ordine al subappalto, che appaiono fortemente lesive delle tutele e delle garanzie dei lavoratori, perché con il subappalto aumenta il ricorso al dumping contrattuale e siamo contrari alla possibilità che i Comuni non capoluogo siano stazioni appaltanti per appalti anche di medie e grandi dimensioni, perché oltre a non considerare l’attuale stato organizzativo dei Comuni, nega la strategia finora portata avanti di qualificazione e aggregazione delle stazioni appaltanti a vantaggio di una maggiore efficienza e trasparenza. Per quanto concerne il ruolo dei Commissari di nomina governativa, per noi dei sindacati edili debbono essere figure aventi funzione di coordinamento e facilitazione, sul modello del Terzo Valico o del Brennero. Esprimiamo preoccupazione sia per l’idea di tornare a un Regolamento attuativo della norma per i tempi che tale processo potrebbe richiedere in contrasto con l’urgenza di avere quanto prima una normativa applicativa, sia sulle norme specifiche introdotte nel decreto per accelerare la ricostruzione del Centro Italia».

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