Cantiere Impatto Sostenibile

Sostenibile è chi…

Per Assimpredil, l’associazione delle imprese edili di Milano, Lodi e Monza Brianza aderente all’Ance nazionale, la sostenibilità non è un requisito solo ambientale, ma…

«Sostenibile è chi contrasta le infiltrazioni della criminalità organizzata, sostenibile è chi applica il giusto contratto di lavoro, sostenibile è chi agisce nel rispetto di una concorrenza corretta e leale, sostenibile è chi investe nella sicurezza sul lavoro, sostenibile è chi permette l’accesso ai dati e di controllare la veridicità degli impegni, sostenibile è chi ispira la gestione del capitale umano ai principi di equità e inclusione…»

Regina De Albertis, Presidente Assimpredil Ance

È a partire da questo approccio al tema che ha preso il via il progetto Cantiere Impatto Sostenibile, lanciato un anno fa circa dai costruttori aderenti all’associazione con il varo di un codice di condotta, su base volontaria, che impegna le imprese a comportamenti concreti e misurabili in diversi campi di attività.

Come funziona il codice

Il codice è riservato ai soli soci Assimpredil, i quali sottoscrivono il Manifesto e s’impegnano a raggiungere, per uno o più cantieri da loro individuati, otto specifici obiettivi che riguardano una governance sostenibile, la decarbonizzazione, la tutela dell’ambiente e l’economia circolare, la legalità, la dignità del lavoro e la trasparenza sui contratti, la sicurezza sui luoghi di lavoro, le relazioni con la comunità locale e infine la filiera produttiva.
Ciascuno di questi obiettivi è costituito da tre livelli di impegno via via crescenti, per un totale di 24 step da superare con azioni misurabili, comunicabili e verificabili. Non si tratta di un nuovo tipo di certificazione o validazione: il codice di condotta parte dalla valorizzazione di azioni già in atto o che l’impresa svilupperà.
Sarà compito del Comitato tecnico operativo di Assimpredil valutare la documentazione prodotta dalle imprese, attribuire il punteggio ai cantieri individuati e stabilire il rilascio del logo Cantiere Impatto Sostenibile in relazione al punteggio raggiunto: argento (8 punti), oro (16), platino (24).
Un comitato di vigilanza e monitoraggio, formato da tre docenti universitari esterni all’associazione, effettuerà controlli periodici su quanto dichiarato dai sottoscrittori.
Il logo è riferito a un cantiere specifico: una volta rilasciato, può essere collocato sulla recinzione di cantiere e utilizzato nell’attività di comunicazione per rendere visibile l’impegno nei confronti della sostenibilità.
Gli otto impegni previsti dal codice di condotta si basano sui tre criteri Esg (Environmental, Social, Governance) e sui 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Parlano i protagonisti

Ma qual è il motivo che spinge un’impresa ad adottare il codice di condotta di Assimpredil? Ecco i pareri di tre imprenditori soci.

Silvia Ricci

Per Silvia Ricci – attuale presidente dei Giovani imprenditori di Assimpredil Ance e consigliere delegato della Ricci spa, impresa di costruzioni che opera nel Nord Italia, in particolare a Milano e Venezia, ma anche a Roma – il motivo è da ricercare nella responsabilità sociale che le imprese hanno nei confronti delle sfide locali e globali di questa fase storica.
«Siamo di fronte a una serie sfide, penso in particolare a quella climatica, che ci deve vedere tutti impegnati. È una responsabilità sociale che riguarda ognuno di noi, comprese le imprese come le nostre. In questa partita ciascuno deve fare la propria parte, in modo responsabile. Questo è il motivo principale che ci ha portati ad aderire al Cis. In questo percorso siamo stati agevolati, in quanto da tempo operiamo all’interno di un sistema di protocolli e certificazioni quali Leed, Breeam e Weel. Per noi è stato quasi naturale aderire. È un segnale importante quello che vogliamo dare alle imprese edili e della filiera delle costruzioni. Anche queste ultime dovranno presto riconoscersi attorno a questi obiettivi e ai relativi impegni».

 

John Bertazzi

Il motivo per John Bertazzi – amministratore unico della C&I Group Milano, impresa che opera nel Nord Ovest d’Italia – sta invece nella ricerca, da parte delle imprese edili, di una nuova immagine, adatta ai tempi che stiamo vivendo.
«Nei confronti dell’opinione pubblica e della società più in generale dobbiamo concentrare i nostri sforzi per migliorare l’immagine del settore. Per una serie di ragioni, alcune reali altre meno, siamo considerati un settore economico ancora molto poco sostenibile. Il nostro lavoro consiste infatti nel trasformare fisicamente i luoghi, l’ambiente, il territorio. Quello di cantiere è un mestiere impattante, penso alle demolizioni, agli scavi, al rumore delle macchine. Dobbiamo offrire un’immagine differente da quella del passato e che ci è stata cucita addosso. Gli otto punti del codice di condotta riguardano l’ambiente, ma toccano aspetti centrali del nostro lavoro come la filiera e i contratti. Con questa iniziativa vogliamo dimostrare che si può fare impresa rispettando l’ambiente, la legalità, la correttezza e la sicurezza sui luoghi di lavoro».
Altra impresa, altra motivazione.

 

Marco Contini

Per Marco Contini – della direzione generale di Sice Previt, azienda di Segrate (vicino a Milano) che opera nei settori residenziale e retail e che dà lavoro a circa 350 persone – aderire al protocollo Cis è stato quasi naturale.
«Per noi, operare in direzione della sostenibilità fa parte di una precisa strategia aziendale. Le crisi ambientale e climatica rappresentano problemi non più rinviabili, per cui, con la necessaria progressività, dobbiamo fare del nostro meglio per ridurre le impronte carbonica e ambientale. Questi sono i temi su cui oggi si confrontano i più importanti player del settore. Il protocollo Assimpredil Ance, come si dice, è cascato a fagiolo, perché permette di misurarci con casi concreti e di essere valutati da un organismo esterno indipendente».

Le asperità maggiori

Ma quale, degli otto impegni, è il più difficile da conseguire? Qui le risposte divergono e dipendono dai diversi contesti aziendali.
Per John Bertazzi l’impegno maggiore riguarda il fronte ambientale.
«Ottenere le certificazioni richieste da parte di enti terzi rappresenta un impegno non indifferente. In questo momento la mia impresa possiede certificazioni per cinque cantieri. Stiamo lavorando per raggiungere il livello intermedio, ma devo ammettere che si tratta di uno step impegnativo. Meno oneroso è quello relativo alle garanzie di legalità e dignità del lavoro. In questi casi, per chi è abituato a comportarsi correttamente si tratta solo di aver confidenza e un po’ di pazienza con le procedure burocratiche».

Di altro parere è Silvia Ricci, che chiama in causa la filiera dell’edilizia.
«A mio avviso le difficoltà maggiori le riscontriamo nel rapporto con la filiera dei fornitori, nonostante anche noi, come tanti altri colleghi, ci serviamo da fornitori abituali. Ciononostante, raggiungere questo obiettivo non è immediato. Per facilitare l’operazione, nei contratti di subfornitura e appalto stiamo inserendo alcune clausole previste dal protocollo. Anche l’obiettivo della legalità richiede impegno, ma direi che qui operiamo in un contesto all’interno del quale abbiamo maturato esperienze e competenze».

Marco Contini, invece, ritiene che per le aziende che credono e si ispirano all’etica d’impresa alcuni degli otto impegni facciano già parte di una prassi consolidata,
«Per quanto riguarda gli aspetti sociali del fare impresa, per noi almeno, non sarebbe stato necessario un protocollo ad hoc. Altri criteri del Cis sono stati invece un’occasione importante per fare il punto sullo stato dell’arte e mettere a terra alcuni progetti. Per quanto riguarda la filiera dei fornitori, effettivamente, intervenire su questo fronte è complicato. Con Assimpredil stiamo valutando come utilizzare le norme di legge esistenti in ambito nazionale per quanto concerne la verifica dei subappalti, anche se va detto che la nostra impresa opera esclusivamente nel comparto privato».

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here