Cni | Sentenza Consiglio di Stato

Tariffe: gli ingegneri prendono le distanze dagli avvocati

Armando Zambrano, presidente del Cni ha commentato la sentenza del Consiglio di Stato che ha dato torto agli avvocati in merito alla reintroduzione della vincolatività dei minimi tariffari contenuta in una circolare del Consiglio nazionale forense. Per gli ingegneri la soluzione consiste nel «definire standard di prestazione e corrispettivi economici che orientino la committenza privata, nel rispetto del principio di concorrenza».

Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, ha commentato la sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato la multa da quasi 1 milione di euro inflitta al Consiglio nazionale forense dall’Antitrust. Il motivo della sanzione era stato la violazione delle regole sulla concorrenza dovuta all’adozione di due decisioni volte a limitare l’autonomia dei professionisti:

  • il parere con il quale il Cnf avrebbe limitato l’impiego di un canale di diffusione delle informazioni (Amica Card),
  • una circolare con la quale sarebbe stata reintrodotta la vincolatività dei minimi tariffari.

In seguito il Tar del Lazio aveva in parte accolto il ricorso degli avvocati, dimezzando la sanzione. Il Consiglio di Stato ha messo la parola fine sulla questione ripristinando la sanzione originaria.

Armando Zambrano | Presidente Cni
Armando Zambrano | Presidente Cni

Armando Zambrano | Presidente Cni
«Questa è una sentenza che va commentata su due piani differenti. Non c’è dubbio che sul mercato privato noi professionisti abbiamo un problema. Se nel settore pubblico la normativa consente di stabilire un corretto rapporto tra l’attività professionale prestata e il rispettivo valore economico, in quello privato l’abolizione delle tariffe ci ha privati di punti di riferimento. In tal senso è necessario un intervento e noi professionisti tecnici siamo pronti a fare la nostra parte. Tuttavia non chiediamo il ripristino dell’obbligatorietà dei corrispettivi, semplicemente perché allo stato occorre una forte apposizione anche ideologica a questa ipotesi, basata su un contestabile principio di «libera» concorrenza. A nostro avviso la soluzione non sta nel ripristino della tariffa professionale ma nella definizione di standard di prestazione e di corrispettivi economici, in modo da orientare e garantire adeguatamente la committenza privata. Ciò proprio sulla scorta dell’esperienza già maturata nel settore pubblico e nel pieno rispetto della normativa sulla concorrenza e del principio di parità di trattamento».

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