Guida Pratica | Conservazione

Integrazioni calibrate sui dipinti a tempera di Palazzo Roverizio

L’intero processo di restauro si è sviluppato attraverso un percorso teso alla comprensione della complessità dell’organismo architettonico e degli apparati decorativi a esso connessi, quali pitture murali a calce, a tempera, stucchi e opere in pietra.

Palazzo Roverizio è un notevole esempio di dimora nobiliare settecentesca, posta tra la città medievale arroccata sul colle della Pigna e il successivo sviluppo verso il mare del nucleo urbano di Sanremo (Im).
L’edificio si inserisce appieno nelle dinamiche evolutive del costruito storico sanremese: costruito all’inizio del XVIII secolo, modificato negli anni Quaranta dell’Ottocento in concomitanza con le scelte urbanistiche attuate dall’amministrazione comunale del tempo, può essere considerato un edificio di antico regime che ha però saputo con grande flessibilità adattarsi, a volte suo malgrado, alle forme corrispondenti al prodursi di nuove domande.
Subito dopo il frazionamento in caseggiato d’appartamenti avvenuto a seguito della vendita dell’intero palazzo da parte della famiglia Roverizio nel 1876, il piano nobile è stato adibito a deposito farmaceutico prima (subito dopo la seconda guerra mondiale) e a scuola poi, fino all’attuale destinazione a centro sociale, dopo l’acquisto da parte del Comune di Sanremo nel 1989.

01 GUIDA CONSERVAZIONE low

L’intero processo di restauro si è sviluppato attraverso un percorso teso alla comprensione della complessità dell’organismo architettonico e degli apparati decorativi a esso connessi, quali pitture murali a calce, a tempera, stucchi e opere in pietra, diversi per materia, modalità esecutive e fasi costruttive ma intimamente connessi al manufatto: particolarmente suggestiva la sala all’italiana che presenta pareti dipinte a calce con una partitura architettonica tra le cui colonne trovano spazio nicchie, statue e medaglioni che fingono il tutto tondo, sormontate a loro volta da riquadri rappresentanti episodi della Favola di Amore e Psiche, e una volta con tecnica a tempera raffigurante il Trionfo di Bacco.

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Il degrado. La decorazione della volta, interessata da una consistente infiltrazione d’acque reflue proveniente dall’appartamento soprastante, era mutilata in alcune estese zone: in corrispondenza del carro mitologico, nella zona circostante la nave di Teseo; il gruppo di musicanti nella porzione nord segnalava un’evidente ridipintura già ammalorata.
Si notavano perdite totali e parziali del dipinto settecentesco, con alterazioni del tono dei colori ed efflorescenze saline che proseguivano nella parete ovest.
Per estese campiture era evidente il supporto, in intonaco chiaro, a vista.
Nelle zone circostanti, a causa di più cicli di dilavamento prolungato, si evidenziavano perdite, sollevamenti e polverizzazioni della pellicola pittorica. Gore e concrezioni di colore giallo bruno si estendevano, per percolazione e imbibizione, anche in corrispondenza del cornicione superiore ed erano profondamente connesse al supporto.

Lesioni importanti e di antica formazione, impolverate al loro interno, interessavano gli angoli della volta e della parete nord, sintomi di assestamento e di un probabile lieve scivolamento. Talvolta i bordi erano pericolanti e alcune porzioni d’intonaco si trovavano in fase di distacco.
In corrispondenza di alcune lesioni era riscontrabile, sotto l’intonachino di consistenza grossolana e dello spessore di pochi millimetri, un altro e precedente intonaco di colore chiaro, di consistenza liscia e sottile, senza tracce di pigmento nelle piccole porzioni visibili, che presentava fratturazioni sfalsate diverse dallo strato soprastante.
Tale singolarità può essere spiegata in una prima stesura d’intonaco accurato, atto a ricevere una decorazione poi in seguito non realizzata, e in un secondo momento che ha richiesto, per motivi solo ipotizzabili, la stesura di un altro supporto, assai più rozzo e frettoloso, che ha poi ricevuto il colore della decorazione a vista.
La mancata corrispondenza tra le fratture potrebbe essere dovuta alla scarsa adesione tra i due diversi supporti e al loro autonomo scorrimento durante eventi quali per esempio i rovinosi terremoti ottocenteschi.

guida pratica

Gli interventi. I dipinti della volta sono eseguiti a tempera, cioè con pigmento miscelato con legante lipoproteico, come è emerso dalla indagini diagnostiche propedeutiche all’intervento.
L’intonachino dipinto è di circa cinque millimetri, realizzato in calce e sabbia di media granulometria; sono visibili ovunque bottacciuoli di calce, sintomo di una miscelazione sommaria della malta costitutiva.
Si evidenzia, in una zona ormai priva di pellicola pittorica, una traccia di disegno preparatorio di colore rosso chiaro; non sono visibili tracce di incisione, né diretta né indiretta o di riporto a spolvero da cartoni del disegno preparatorio.

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1. Operazioni di pronto intervento. Le prime lavorazioni sono state effettuate quale pronto intervento, infatti alcune piccole porzioni d’intonaco dipinto sono pericolanti e vengono di volta in volta distaccate, pulite, consolidate e ricollocate dopo una prima ricognizione e messa in sicurezza del supporto.
È stato effettuato il ristabilimento della stabilità in profondità degli intonaci della volta iniettando maltina premiscelata per volte a basso peso specifico (Plm, Cts), addizionata a grassello di calce (stagionato due anni ed esente da magnesio e sali) laddove occorreva maggiore adesività. È stato realizzato un consolidamento puntuale tramite creazione di fori d’immissione, a intervalli il più possibile regolari, liberati dai piccoli detriti interni per mezzo di pipette.
Per questa lavorazione si è ottimizzato, approfittando il più possibile delle fessurazioni già presenti sull’intonaco, lacune e mancanze presenti. Nei casi di minore importanza e più superficiali è stato utilizzato adesivo acrilico (Primal) veicolato da acqua e alcool per favorire la penetrazione. Sono state infine effettuate alcune piccole puntellature provvisorie per permettere l’adesione e l’asciugatura dei materiali immessi; le operazioni sono state ripetute fino a ottenere risultati soddisfacenti.

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2. Preconsolidamento, pulitura, consolidamento. Le prime prove di pulitura sono state testate ponendo attenzione alla reazione dei diversi pigmenti presenti e alla tecnica a tempera dell’opera. Si è proceduto in primis a una delicata spazzolatura con pennellesse morbide su tutta la superficie, per rimuovere le polveri, e a una prudente tamponatura a bastoncino e cotone con acqua demineralizzata, seguendo l’andamento delle pennellate.
Il dipinto non si presentava particolarmente alterato nelle sue cromie ma solo interessato da depositi di polveri che ne amalgamavano e ingrigivano le differenziazioni tonali.

Tale operazione è stata alternata con operazioni di preconsolidamento e consolidamento del colore nelle numerose zone di sollevamenti e polverizzazioni, laddove prima e durante la pulitura è necessario ricreare una buona coesione, applicando consolidante in alcool e acqua tramite l’interposizione di carta giapponese, talvolta a pressione a spatola per far riaderire le microscaglie di colore sollevato.
Le zone, ben localizzate sulla volta e sul cornicione interessate da infiltrazioni, gore e macchie a seguito delle infiltrazioni dal piano soprastante, sono state trattate applicando carta giapponese di diversa grammatura e acqua demineralizzata fino a completa asciugatura.
L’operazione è stata ripetuta più volte fino al recupero delle tonalità originarie. Le sostanze estranee e inquinanti di colore giallo bruno sono state assorbite dall’interfaccia dei fogli che in seguito sono stati rimossi, ripetendo dove occorreva il procedimento fino a ottenere, alla fine dei cicli d’applicazione, le carte assorbenti pulite.

fig06

3. Desalinizzazioni. Nei casi di efflorescenze saline è stata applicata polpa di cellulosa imbevuta in acqua demineralizzata al fine di desalinizzare la superficie, dopo la pulitura a pennello e tamponcino, prestando attenzione al colore a tempera sensibile al trattamento e quindi controllando e limitando il più possibile i tempi di esposizione.

4. Piccole rimozioni. Tutte le stuccature presenti e inidonee d’interventi precedenti, sono state rimosse a martellina e microtrapani digitali al fine di consolidare i perimetri delle lacune, risanando il supporto originale propedeutico alle nuove stuccature realizzate con materiali compatibili chimicamente e fisicamente.

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5. Integrazioni pittoriche. Le nuove stuccature sono state eseguite a più riprese con polvere di marmo, grassello di calce e sabbia setacciata dopo le opportune prove atte a realizzare malta il più possibile simile all’originale per colore e granulometria.
Il grassello di calce testato e in seguito utilizzato, proveniente da fosse locali artigianali (Piasco), possiede una colorazione leggermente grigia che appare molto simile al supporto originario. Le abrasioni e mancanze presenti sono state consolidate a pennello o tramite interposizione di carta giapponese con consolidanti specifici.
Si è proceduto alla reintegrazione pittorica di lacune, mancanze, abrasioni e nuove stuccature con colori ad acquarello. Le tecniche utilizzate sono state diverse: ad acquarello e a tratteggio nei casi di nuove stuccature quali le crepe lineari e le mancanze sicuramente ricostruibili, a piccole velature nel caso di alterazioni, svelinature, graffi e discromie di piccola ma diffusa entità, a tono neutro o leggermente sottotono nel caso di estese mancanze non più ricostruibili.

La grande lacuna presente sulla volta in corrispondenza del carro, che si estende fino a una buona parte del cielo e che presenta il solo intonaco a vista è stata reintegrata a velature leggere e sottotono in acquarello recuperando i bordi e gli ingombri della pochissima materia pittorica rimasta.
La gora di notevole importanza intorno alla lacuna, dopo la pulitura, è stata appena velata al fine di attenuare il fastidioso fenomeno di trasporto e concrezione dei colori disciolti. Tutti i metalli presenti sono stati rimossi se non più funzionali (molti e diffusi i chiodi) mentre i funzionali sono stati puliti meccanicamente e trattati con gli opportuni anti-ossidanti.
Gli esiti della reintegrazione della grande lacuna in volta hanno permesso, seppur sottotono grazie alla realizzazione per velature sovrapposte, di leggere gli ingombri e le tonalità dell’originale senza aggiungere alcun elemento arbitrario ma sobriamente attenuandone le perdite.

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Riflessioni a margine dell’esperienza. In molti casi la superficie dipinta da reintegrare ha caratteristiche diverse: a zone con lacune più ampie e consistenti si alternano piccole aree e parziali mancanze di colore o addirittura micro-aree con scolorimenti di tonalità della pellicola pittorica.
L’intervento d’integrazione deve dunque essere calibrato di volta in volta, adottando, se necessario, anche soluzioni tecniche differenti. È necessario tuttavia che sia comprensibile la linea alla base delle decisioni generali d’intervento prese. Questo è quanto illustrato per l’intervento sui decori di Palazzo Roverizio.

Testo a cura di Daniela Pittaluga

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