Punti di Vista | Monica Garavaglia, Impresa edile Garavaglia

Luigi Carlo Daneri, progettista: percorso virtuoso nella sua Liguria

Monica Garavaglia, nella sua personale ricerca sulla produzione architettonica italiana del ‘900, illustra l’opera di Daneri, ancora oggi di grande attualità vista la tecnica costruttiva che evidenzia l’edificio e il green.
Monica Garavaglia | Impresa edile Garavaglia
Monica Garavaglia | Impresa edile Garavaglia

Nell’ambito delle soluzioni progettuali che si possono considerare tra modernità e tradizione, sempre ancorate al territorio della Liguria che le ospita, propongo l’opera di Luigi Carlo Daneri, uno dei più laboriosi architetti italiani.
Ligure di nascita (Borgo Fornari, Ronco Scrivia, 1900 – Genova, 1972), realizzò progetti, edifici, chiese ed enormi complessi immobiliari quasi tutti nella sua regione.
Personaggio singolare, non amava viaggiare né guidare l’automobile; per spostarsi dalla sua dimora di Portofino usava i mezzi pubblici, arrivando spesso in ritardo sul luogo di lavoro. Disdegnò il «team work», anche se nei grandi progetti non poté farne a meno. A suo modo perseguì l’obiettivo di edificare secondo le forme delle linee terrestri, assecondandone l’andamento nell’ambiente circostante. Fu precursore di architetture avveniristiche dal look essenziale, espresso con un modern language che rifugge l’estetica artificiale degli edifici convenzionali. Scelse l’equilibrio tra natura e grandi insediamenti urbani. Dalle sue opere traspaiono bellezza e ingegno nella progettazione, concepiti in modo da fondersi, senza soluzione di continuità, nell’ambiente circostante.

Casa littoria
Casa littoria

Aderì giovanissimo al Movimento moderno, legandosi all’ambiente razionalista della rivista Casabella, e fu fedele agli schemi classici architettonici del Razionalismo dettati dal maestro Le Corbusier: la pianta libera, la facciata libera, i pilotis, il cemento a vista, le finestre a nastro. Daneri utilizza questi elementi secondo una sua precisa etica progettuale, sia nelle ville dell’alta borghesia che nei grandi complessi di edilizia residenziale popolare. Linee secche, nette e precise, morbide e curvate, continuità ed effetti a scacchiera, utilizzando lo spazio «vuoto-pieno», sono il risultato degli studi progettuali; su tutto governa una grande precisione e una simmetria degne dell’architettura contemporanea.

La Chiesa di San Marcellino
La chiesa di San Marcellino

Principali progetti e realizzazioni.
Le opere di architettura, design e progettazione furono spesso pubblicate sulle riviste più famose dell’epoca: Casabella, Domus e L’architecture d’aujourd’hui. Colpisce la grande capacità di realizzare edifici rispettando l’habitat e la natura circostante. Nel pensiero degli architetti razionalisti dell’epoca vigeva un senso di equilibrio che Daneri fa proprio e nelle sue opere lo ritroviamo sia nelle forme che nell’abilità di saper integrare i progetti col contesto urbano.
Edifici come le case di Sanremo, la Colonia Piaggio di Stefano d’Aveto (1938-39), i quartieri residenziali di Mura degli Angeli e quelli di Ina-Casa si snodano ad arco su un percorso sinuoso che segue l’andamento della costa ligure e le relative curve di livello. La rete infrastrutturale, disegnata in armonia con la conformazione del terreno, gli valse il primo premio nel concorso per il Piano regolatore del Levante (1932).

La Colonia Piaggio
La Colonia Piaggio

La signorilità di molte sue opere, ambientate spesso in straordinari contesti naturali, mostra una tecnica davvero innovativa per l’architettura dell’epoca e di grande attualità, proprio perché volta alla relazione fra l’edificio e il «green». Ne sono esempio le belle costruzioni di Villa Venturini (Genova, 1931-35), Villa Foppiano (poi Villa Pirelli, Pieve Ligure, 1936) e Villa Mantelli (Sestri Levante, 1938-40), tutte dalle classiche linee e forme razionaliste.
In altre opere, invece, emerge come preponderante il tentativo di far conciliare i limiti dell’architettura con quelli della progettazione urbana su vasta scala. Le «case intensive» alla foce del Bisagno (1934-40), il quartiere Ina-Casa Bernabò Brea a Genova (1951-54), l’insediamento Ina-Casa di Forte Quezzi (1956-68) ne sono un esempio magistrale. Infine, negli ultimi anni della sua carriera, Daneri affina un linguaggio strettamente razionalista che possiamo ammirare nelle opere degli anni Sessanta, quali i condomini in corso Mentana e sulla spalliera di Quinto a Genova, il cinema Elios, sede dell’Azienda municipale gas e acque, sempre a Genova, e la sede Enal Piaggio a Pontedera.
In particolare, le case a gradoni di Quinto (1952-55) attestano un’originale ed intelligente soluzione di insediamento residenziale sulle colline liguri. Le volumetrie a gradoni assecondano l’andamento del terreno in modo da ottenere un quartiere più efficiente che, grazie all’equilibrio con l’ambiente circostante, garantisce anche una maggiore vivibilità.

La scuola materna del quartiere Ina-Casa Bernabò Brea
La scuola materna del quartiere Ina-Casa Bernabò Brea

Un cenno su come questo maestro dell’architettura italiana usasse il colore va assolutamente fatto. Abbiamo detto che in Daneri vigeva alto il desiderio di trasmettere ai suoi committenti un senso di equilibrio e di simmetria: entrambe le cose furono ottenute e in alcuni casi amplificate, anche grazie all’uso dei colori. Per le facciate degli edifici, come la Colonia Piaggio, viene usato l’azzurro, il rosa e il rosso mattone al fine di creare profondità. Nelle case a gradoni, invece, l’alternanza del beige e del bianco servì a creare uno stacco prospettico piano per piano. Spesso per la ricerca sul colore Daneri si avvalse anche delle tende da sole, come nel complesso residenziale di piazza del Mare (poi piazza Rossetti), nelle case al Lido di Genova e nel «Biscione».

Piazza del Mare, ora piazza Rossetti
Piazza del Mare, ora piazza Rossetti

Il Biscione: manifesto pragmatico di modernità.
Nel 1949 il Parlamento italiano, dopo la distruzione e i danni della guerra, approvò un’apposita legge per la ricostruzione. La politica abitativa del primo dopoguerra aveva come obiettivo primario quello di promuovere la coesione sociale, l’interazione sociale e il buon vicinato, creando e stimolando un senso di responsabilità collettiva. Ben due milioni di alloggi furono costruiti su tutto il territorio nazionale secondo il cosiddetto Piano Fanfani per l’edilizia residenziale intensiva, finalizzato a incrementare il lavoro con la costruzione di case per famiglie a basso reddito. Ciò permise di cogliere gli stimoli e le occasioni che lo stesso propose. Tale piano portò alla realizzazione di alloggi con fondi gestiti da un apposito ente, l’Ina-Casa, presso l’Istituto nazionale delle assicurazioni. La copertura finanziaria dei piani era in gran parte fornita dallo Stato.

Il Biscione
Il Biscione

Ina-Casa, ente per la gestione degli interventi urbanistici, modificò così per sempre la forma della città di Genova. Ciò avvenne in tre passaggi:

  • il primo fu la realizzazione del quartiere Ina-Casa di Villa Bernabò Brea (1950-53), che nacque all’interno di un parco privato, in una stretta valletta lussureggiante di vegetazione. Daneri tracciò, dal vero e sul posto, gli ingombri degli edifici, in modo da collocarli negli spazi lasciati vuoti dagli alberi e permettere vedute prospettiche. L’attenzione per l’ambiente si espresse non solo nel rispetto del verde ma anche attraverso l’uso dei materiali e la pianta libera degli appartamenti;
  • il secondo fu costituito dal progetto Ina-Casa a Porta degli Angeli (1954-56); questo secondo intervento non si propose di realizzare edifici in mezzo al verde, ma di gestire una metratura importante con «case in linea», del tipo edilizio studiato per i concorsi Ina-Casa e confrontarsi col profilo della città;
  • Particolare in cemento a vista del Biscione
    Particolare in cemento a vista del Biscione

    Ina-Casa a Forte Quezzi (1956-68) invece, coi suoi quattromilacinquecento alloggi, è una vera e propria città. Attualmente in questo insediamento residenziale abitano quasi diecimila persone. Questo terzo progetto fu portato avanti seguendo le curve di livello della collina, secondo la migliore esposizione solare degli alloggi e la migliore panoramica degli stessi verso il mare. La maggior parte degli italiani conosce Daneri proprio in merito a questo complesso urbanistico che per le sue forme curvilinee viene detto «il Biscione». Ancora oggi rappresenta uno dei più importanti e significativi esempi di architettura di grandi dimensioni in Italia.L'ospedale S. Martino

Anche se lo sviluppo volumetrico di alcuni progetti che Daneri ha realizzato o alla cui elaborazione ha partecipato è a dir poco enorme (basti pensare a Ina-Casa di Forte Quezzi, dove scorrono fabbricati nastriformi di oltre seicento metri di lunghezza), il maestro non ha mai perso di vista l’obiettivo di creare superfici volumetriche ben integrate nell’habitat circostante, ottimizzando ed individuando gli spazi al fine della tutela del paesaggio e dell’ambiente con un intervento teso alla bellezza e all’interesse collettivo.

Monica Garavaglia, Impresa edile Garavaglia

1 commento

  1. Gentile dottoressa Garavaglia,
    ho letto, e per caso, solo oggi il suo lungo e documentato articolo su mio padre che risale ormai a 10 anni fa. Ho molto apprezzato l’attenta illustrazione dei vari progetti ma desidero precisare che Daneri è sempre stato molto interessato ai viaggi che lo hanno portato in moltissimi paesi europei, Usa, Giappone, Russia, India,ecc. dedicandosi soprattutto alla visita delle principali realizzazioni architettoniche, antiche e moderne, delle diverse località. Credo che i viaggi abbiano costituito una parte molto rilevante della sua formazione.
    Grazie ancora per il suo interessante articolo e molti cordiali saluti
    ANNA PISANO DANERI

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