Punti di Vista | Eva Prats e Ricardo Flores, Studio di architettura Flores&Prats di Barcellona

Il nuovo volto di Milano sulle aree da riqualificare

Un esempio di riqualificazione e rigenerazione urbana può essere quello relativo all’uso al quale sarà destinato il Portello di Milano: infatti, mancano poche settimane alla definizione di quello che sarà il progetto vincitore del bando indetto dalla Fondazione Fiera Milano. Tra i tre finalisti anche proposte di rigenerazione come quella di Milano Alta, che è oggetto di confronto tra i due architetti dello studio arch. Flores&Prats di Barcellona, Ricardo Flores ed Eva Prats.

Il concorso per la riqualificazione dei padiglioni 1 e 2 del Portello di Fiera di Milano apre l’opportunità di discutere questioni chiave nel pensiero dell’architettura urbana della città di Milano e come sarà in grado di partecipare e diventare parte dei ritmi della società nel suo utilizzo e nell’evoluzione dello spazio pubblico. Visto dalla prospettiva che ci dà l’aver vissuto e lavorato a lungo in politiche urbane degli ultimi vent’anni a Barcellona, che hanno fatto di questa città un punto di riferimento per la qualità e il benessere dei suoi spazi pubblici urbani, vediamo l’opportunità per il Portello come un’occasione per discutere su quale tipologia di città vogliamo e sulle modalità per ripensare gli spazi pubblici come un luogo per tutti, in cui cittadini e turisti possano usufruire di grandi benefici. Questo «carattere inclusivo» dello spazio pubblico urbano è la sua forza, che la società riconoscerà e integrerà nella sua memoria di tutti i giorni.

Gli architetti Eva Prats e Ricardo Flores | Studio di architettura Flores&Prats di Barcellona
Gli architetti Eva Prats e Ricardo Flores | Studio di architettura Flores&Prats di Barcellona

Il progetto di riqualificazione dei padiglioni 1 e 2 del Portello pone l’attenzione innanzitutto sulla tempestività dell’esecuzione dell’intervento e il riutilizzo della vecchia struttura (non così vecchia in realtà), incorporando usi pubblici di cui oggi abbiamo una forte necessità. Nello stato di crisi in cui ci troviamo ora è quasi ovvio che ha più senso pensare, prima di demolire un edificio esistente, alle potenzialità di un intervento più soft di riconversione, destinando il complesso a nuove e più moderne funzioni.

È possibile che lo stato di fatto non soddisfi le condizioni richieste per la riqualificazione; ma allora si può trasformare, modificare, riabilitare…senza demolire: la chiave è quella di lavorare valutando le qualità di questa struttura, fisiche e materiali, e lo spazio. La riqualificazione è la risposta, prestando attenzione ai problemi che sono a volte specifici e locali, ma hanno anche un significato globale per tutta la città, sia per la posizione di questo edificio all’interno del tessuto urbano, sia per il loro impatto socio-economico e anche in funzione dell’immagine complessiva della città. Non c’è dubbio che queste tematiche sono molto attuali.
Bisogna partire dai presupposti architettonici esistenti e quindi dal lavoro fatto dal grande architetto milanese Mario Bellini: si tratta di un luogo dotato di un buon accesso e di dimensioni maestose, che lo rendono ideale per l’integrazione al suo interno di molti altri usi.

Il progetto Milano Alta
Il progetto Milano Alta

Quindi la domanda è: che cosa può «dare» questo edificio nell’ambito di riqualificazione a cui si sta pensando? Il suo recupero e la ristrutturazione non solo rendono il senso di una responsabilità legata all’ecologia e alla sostenibilità, ma anche riguardo alla progettazione della città di Milano: una sfida per sapere se, come società, saremo in grado di ripristinare questi edifici esistenti per dare nuovo volto alla città del futuro. Questo futuro può essere insostenibile se non riusciamo a controllare la sua trasformazione in termini di densità e di semplificazione di funzioni che trasformino quella porzione di città in una sorta di guscio chiuso, frequentato solo da una parte della società civile. La sfida invece dev’essere quella di trasformare questi grandi spazi urbani in modo sostenibile. Ma che cosa è sostenibile? Spesso questo termine identifica le virtù della città «tradizionale» appartenente alla nostra storia; ma quelle stesse virtù si trovano anche nella città contemporanea, se ci sforziamo di riconoscere che alcune complementarità di usi e una certa eterogeneità, soprattutto in unità urbane, sono la principale garanzia di sostenibilità.

Detto questo, le opere legate alla riqualificazione pensate dal progetto Milano Alta partono dal presupposto appunto di leggere quelle che sono le possibilità della città di oggi e della città futura. Questo rispetto per ciò che esiste lascia nella memoria collettiva il ricordo forte di quel luogo e, soprattutto, la sua dimensione urbana. Milano Alta prende quell’edificio come base di partenza restituendo alla città un «grande viale urbano» pieno di attività sfruttando la dimensione di questa enorme struttura in un centro urbano. Un luogo dove una nuova socialità e la passeggiata sono al centro del progetto, un percorso che non solo connette, ma permette anche l’interazione, le relazioni sociali, per meglio sentirsi parte di una comunità. Questo carattere relazionale dello spazio urbano è in qualche modo agevolato dalla grande dimensione della struttura esistente che, di fatto, collega due spazi/parchi.

Il progetto è pensato su scala metropolitana, dando all’edificio esistente una dimensione pubblica, aprendo e allargando i suoi confini per gli spazi pubblici. Questa passeggiata cosmopolita, dove camminare, socializzare e vivere delle esperienze, può essere rapidamente integrata nella vita quotidiana di molti milanesi, che la possono utilizzare per andare al lavoro, per passeggiare, per un giro in bicicletta o più semplicemente per avere accesso alle svariante funzioni che vi si insedieranno. Il progetto si connette al concetto di civiltà legato a queste grandi strutture che, sebbene obsolete, sono ancora in grado di trasformarsi per incorporare nuove funzioni per la nuova società e farci capire che viviamo in comunità, che siamo in città.

Tornando all’inizio di questa riflessione, la proposta di Milano Alta per il nuovo Portello si configura come un’opportunità per discutere la pianificazione urbana, per meglio comprendere quello che vogliamo per la città contemporanea. Un’opera urbanistica che dà la possibilità di gettare nuova luce, nuove conoscenze, nuova intenzione, nuova creatività; è questo ciò di cui questo progetto parla: vedere all’interno del tessuto urbano un’aumentata socialità attraverso proposte che vanno oltre i confini del visto, ma basate su di esso, trasformandolo.

Eva Prats e Ricardo Flores, Studio di architettura Flores&Prats, Barcellona

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