Produzione | Edilizia Green

Mapei: transizione ecologica, è ricerca continua

Quella di Mapei è una corsa contro il tempo per sostituire materie prime particolarmente impattanti con prodotti alternativi, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale dei prodotti nel loro ciclo di vita utile. Come la maggior parte dell’aziende, anche il colosso dell’edilizia è impegnato nel riciclo della plastica utilizzata nel packaging e a equipaggiare le coperture dei propri stabilimenti con pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica.

Nata in via Cafiero, nella periferia nord di Milano, ottantacinque anni fa, Mapei è oggi uno dei più importanti player mondiali nel mercato degli adesivi, dei sigillanti e dei prodotti chimici per l’edilizia. Il suo marchio è conosciuto in tutto il mondo come simbolo di qualità e innovazione, efficienza e durabilità.

La società fattura oggi oltre 3 miliardi e mezzo di euro all’anno, è presente con 84 stabilimenti in 35 Paesi al mondo, dà lavoro a oltre 11mila persone, produce più di 6mila prodotti per l’edilizia. Un colosso, che ha fatto dell’internazionalizzazione, della specializzazione e della R&S i suoi pilastri.

Lo stabilimento di Robbiano di Mediglia

Basterebbero questi pochi numeri per cogliere l’importanza dell’azienda milanese nell’edilizia moderna. Settore, forse più di altri, alle prese con le esigenze della sostenibilità e della decarbonizzazione, temi al centro dell’attenzione dei suoi 32 centri di ricerca sparsi in 20 nazioni che danno lavoro a 200 persone e che sono coordinati dal centro di ricerca corporate della sede di Milano.

Mikaela Decio, responsabile Corporate Environmental Sustainability del Gruppo Mapei

È con Mikaela Decio, responsabile Environmental Sustainability del Gruppo che affrontiamo i temi oggetto di quest’inchiesta. Per lei (e per Mapei) la transizione ecologica altro non è che la prosecuzione delle attività che l’azienda ha intrapreso da tempo.

«Per noi, sostenibilità e decarbonizzazione sono temi che devono essere accompagnati da numeri e certificazioni», afferma Decio. Niente green washing, insomma, ma obiettivi verificati e mantenuti costanti nel tempo.

Per Mapei, il percorso verso la transizione significa attenzione al prodotto, alla produzione e all’organizzazione, aziendale e del gruppo nel suo complesso. Nulla di nuovo per la multinazionale dell’edilizia, perché da sempre l’approccio è stato questo.

Il gruppo di ricerca milanese, oggi composto di sei ricercatori, si occupa di life cycle assessment, dichiarazioni ambientali di prodotto, carbon footprint, green rating, calcolo delle emissioni, bilancio di sostenibilità.

Con loro lavorano numerose altre aree aziendali: l’Hse (salute, sicurezza e ambiente; nda) della sede centrale e di quelle locali di tutto il mondo, il gruppo di esperti che si occupa di bilancio di sostenibilità e, infine, il marketing e la comunicazione.

Frutto di un lavoro collettivo, iniziato sei anni fa, è il Bilancio di sostenibilità di Mapei, che per il 2022, per la prima volta, riguarderà i 45 siti produttivi presenti in Europa. L’obiettivo è arrivare, nel 2023, a presentare il bilancio di sostenibilità dell’intero gruppo Mapei nel mondo.

Un percorso, quello del bilancio non finanziario, avviato in forma volontaristica, ma che ben presto l’Europa renderà obbligatorio. Se alla responsabile Environmental Sustainability di Mapei chiediamo quali sono i prodotti che più di altri oggi indicano la strada della sostenibilità, senza indugi cita Ultracolor Plus, una fuga a base di cemento le cui emissioni sono compensate con l’acquisto di certificati verdi, così come da anni avviene per l’adesivo per ceramica Keraflex Maxi S1 Zero (Decio ci tiene comunque a far sapere che Mapei è stata la prima azienda per prodotti da costruzione a compensare le emissioni di un prodotto; nda).

Applicazione di Ultracolor Plus

A seguire, una linea di additivi superfluidificanti per il calcestruzzo chiamata Dynamo Cube. Si tratta di additivi in grado di favorire l’utilizzo di cementi alternativi per il calcestruzzo, tagliati con materie prime seconde, quali loppe, fly ash, pozzolane, con emissioni di CO2 minori rispetto ai cementi tradizionali di tipo I e II, molto ricchi di clinker (con un apposito tool, è anche possibile auto calcolare la CO2 emessa in atmosfera; nda), garantendo sempre le caratteristiche tecniche di resistenza e durabilità.

Quella di Mapei è insomma una corsa contro il tempo per sostituire materie prime particolarmente impattanti con prodotti alternativi, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale dei prodotti nel loro ciclo di vita utile.

Come la maggior parte dell’aziende, anche il colosso dell’edilizia è impegnato nel riciclo della plastica utilizzata nel packaging e a equipaggiare le coperture dei propri stabilimenti con pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica: è stato così per i siti produttivi di Latina, San Cesareo sul Panaro e Robbiano di Mediglia.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here