Expo Milano 2015 | Padiglione Italia

Palazzo Italia, concentrato di tecnologie e sostenibilità

Cuore simbolico di Expo 2015 a Milano, il Padiglione Italia ha previsto la realizzazione di Palazzo Italia, un edificio concepito come un albero-foresta, energeticamente sostenibile e destinato a rimanere anche nel periodo post-Expo, e degli edifici temporanei collocati sul Cardo, strutture ideate per essere smontate e installate in altri luoghi al termine della manifestazione.

I l progetto del Padiglione Italia è il risultato di un concorso internazionale di progettazione aggiudicato da Expo 2015 Spa nell’aprile 2013; su 68 studi partecipanti, è risultato vincitore il progetto di Nemesi&Partners, realizzato con Proger e Bms Progetti per la parte ingegneristica, con il Prof. Livio De Santoli per la sostenibilità dell’edificio e cantierizzato da Italiana Costruzioni. Il progetto si sviluppa lungo il Cardo, uno dei due assi perpendicolari che, insieme al Decumano, struttura il master plan dell’Expo Milano 2015.
Il Padiglione Italia prevede la realizzazione sia di Palazzo Italia (circa 13.275 mq su 6 livelli fuori terra) che degli edifici temporanei del Cardo (circa 13.700 mq su 3 livelli fuori terra). Per l’organizzazione degli spazi di Palazzo Italia, Nemesi ha progettato un edificio permanente composto da 4 blocchi che si sviluppano attorno alla piazza centrale. I quattro blocchi ospitano rispettivamente: la zona espositiva (Blocco Ovest), la zona auditorium-eventi (Blocco Sud), la zona uffici di rappresentanza (Blocco Nord) e la zona sale conferenze-meeting (Blocco Est).

01a Palazzo Italia © Nemesi&Partners_2

IL PROGETTO
Palazzo Italia è composto da un piano interrato e sei livelli fuori terra compreso il piano terra e la copertura; presenta un’impronta a terra di poco superiore a 3.305 mq e può essere inscritto in un’area quadrata di 57,50 m di lato all’interno della quale vi è un’ampia corte vetrata in sommità, connessa, tramite il piano terra aperto e permeabile, agli spazi esterni al fabbricato. Il piano interrato è accessibile mediante rampa carrabile, nella quale sono sistemati i depositi e gli impianti, che si estende per tutto l’ingombro in pianta.
Il piano terra è dedicato a esposizioni e zone-foyer di accoglienza e distribuzione verticale; a salire si trova un parziale piano ammezzato, e quattro piani fuori terra suddivisi in due macro-blocchi volumetrici (ad uso espositivo e uffici) collegati tra loro da elementi ponte e aventi una diversa altezza interpiano che realizza un dislivello tra i due blocchi.

09c 10 Palazzo Italia_costruzione facciata ramificata© Nemesi&Partners_4

La copertura è in parte piana adibita a terrazza panoramica (parte del percorso espositivo) e ad area di alloggio Uta e in parte è sormontata da una vela di copertura vetrata di chiusura dell’ultimo livello e della piazza centrale per un’altezza complessiva media dal piano stradale di 25 m (rispettivamente di + 23,90 m per la zona uffici e di + 26,40 m per la zona espositiva). La vela vetrata ha la funzione di chiusura dell’ultimo livello in corrispondenza del ristorante e sala delegazioni, protezione della piazza centrale sottostante, alloggiamento dell’impianto fotovoltaico, e di grigliato di schermatura delle Uta (raggiungendo in sommità la quota di circa 32 m).
Funzionalmente e strutturalmente, Palazzo Italia è diviso in due macro-blocchi distinti: uno dedicato all’area espositiva Expo, alle sale auditorium e alla ristorazione, l’altro adibito a uffici, sale riunioni e sale conferenza.
A questa divisione di funzioni corrisponde un diverso interpiano dei solai al di sopra del piano primo (situato a quota + 8,40 m) che è di 3,80 m per l’area uffici e di 4,50 m per le sale auditorium e la zona espositiva; al quarto livello si trova la zona ristorante con relativo mezzanino, avente una altezza complessiva di circa 8,00 m e la sala delegazioni avente una altezza interpiano di 4,50 m; sopra la sala delegazioni si trova un giardino d’inverno, con altezza media interpiano di 3,50 m, coperto da vela vetrata.
I due blocchi, collegati tra loro mediante ponti sospesi, occupano il perimetro dell’area lasciando libera una corte interna centrale coperta dalla vela in vetro: l’edificio è servito complessivamente da 8 nuclei scala, uno scalone centrale aperto e collegante la piazza interna con il piano primo, nonché 12 impianti tra ascensori e montacarichi.

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STRUTTURE
All’interno di Palazzo Italia è ricavato lo spazio per i diversi piani di calpestio dei diversi corpi che compongono la struttura «Palazzo Italia»; presentano uno sviluppo in pianta ampio e articolato e che sono sostenuti a livello di piano terra da pochi appoggi di limitata estensione, coincidenti, a meno di casi particolari, con i vani scala e ascensore, di sezione costante dalla fondazione alla copertura.
Risulta così una disposizione non regolare degli appoggi con distanze tali da richiedere l’esigenza di realizzare a livello del piano primo (+ 8.40 m), piastre di ripartizione in calcestruzzo armato e struttura mista acciaio-calcestruzzo, di altezze sufficienti a ridistribuire in modo adeguato i carichi provenienti dai piani superiori e, comunque, compatibili con le funzioni previste a piano terra. Gli impalcati dei piani superiori dedicati agli uffi ci sono stati realizzati con una soletta in calcestruzzo armato, piena di 28 cm di spessore.

L’utilizzo di sistemi modulari di casseri e di sistemi industrializzati di posa e fornitura dell’armatura di soletta ha reso possibile in tempi brevi il getto massivo dei solai in calcestruzzo armato di piano primo e quelli più contenuti dei solai superiori del corpo uffici. La copertura delle sale auditorium e gli impalcati dell’area espositiva sono stati realizzati mediante solette gettate in opera su predalles prefabbricate, per uno spessore totale di 20 cm (5 cm di predalles con tralicci in grado di garantire autoportanza durante la fase de getto di completamento pari a 15 cm) e sorrette da travature metalliche in normalprofilo, da Hea200 fino a Heb650 a seconda della lunghezza delle campate, solidarizzate con il getto attraverso pioli Nelson Trw 3/4’’- 100 saldati.
I setti di controvento e i vani scala sono realizzati in calcestruzzo armato gettato in opera, date la forma articolata della loro sezione orizzontale e la loro inclinazione, notevole in alcuni casi; per la loro realizzazione è stato utilizzato un sistema di casserature industrializzate Peri, rapido e compatibile con i tempi di produzione e montaggio dei pilastri.

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I pilastri interni sono realizzati mediante profili tubolari diametro 406.4 mm di vario spessore nelle zone espositive, in analogia con i montanti delle travature reticolare di facciata, e mediante Heb300 per i corpi dedicati a uffici e sale riunioni. L’involucro esterno che caratterizza dell’edificio è realizzato in pannelli di i.activebiodynamic – un materiale innovativo studiato e messo a punto dalla struttura di ricerca e innovazione i.lab di Italcementi – è sostenuto da strutture metalliche di baraccatura, agganciate puntualmente alle pareti in calcestruzzo armato o alle solette di piano o alle strutture verticali, a un passo di 4 m sulle pareti cieche e di circa 6 m in tutti gli altri casi, per un totale di oltre 500 punti d’aggancio. L’impalcato di piano terra a quota 0.00 e i relativi pilastri di sostegno (disposti secondo una maglia 8×8 m, a meno delle zone in cui scendono i setti e i vani che sorreggono la piastra di piano primo), originariamente previsti in elementi prefabbricati, sono stati poi realizzati in opera.

ORGANIZZAZIONE STRUTTURALE
Funzionalmente Palazzo Italia presenta due corpi distinti da quota di piano terra a salire, caratterizzati anche da diverse funzioni: l’area espositiva e gli auditorium a Sud e Ovest, con interpiano pari a 4,5 m; la zona uffici con sale riunioni a Nord ed Est, con interpiano pari a 3,8 m.
L’obiettivo principale da raggiungere in termini strutturali era rendere il più possibile fruibile la piazza interna, dove si svolgeranno quotidianamente eventi di ogni genere, utilizzando, quindi, il numero minimo di elementi atti a garantire stabilità all’insieme, in relazione sia ai carichi verticali, sia a quelli orizzontali prevedibili.
Si è potuto garantire un ottimo comportamento strutturale anche a fronte di una geometria irregolare, che in alcuni casi, già per effetto dell’azione dei carichi verticali, presentava importanti forze orizzontali e spinte a vuoto a risultante nulla, da governare e assorbire con adeguate catene. Si sono rese necessarie, di conseguenza, apposite analisi di piano, atte a definire in modo accurato lo stato tensionale presente nelle 3 varie combinazioni di carico prevedibili.

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La parete a sbalzo. La parete perimetrale a ovest, a seguito di esigenze di fruibilità e funzionali, è caratterizzata da una lunghezza pari a circa 50,0 m, di poco minore dell’intera dimensione dell’edificio in quella direzione, e si estende fi no al livello di copertura, per un’altezza di circa 26,0 m. Nella parte compresa tra il piano primo e la copertura, sono presenti soltanto aperture irregolari localizzate, che non hanno alcuna influenza nella statica globale della parete; invece, nella parte inferiore, che definisce la continuità con il muro perimetrale presente nel piano interrato, di spessore pari a 40 cm, sono presenti soltanto 3 maschi murari, tutti collocati verso il lato Nord, determinando così uno sbalzo di circa 27,0 m non esattamente riconducibili a una tipologia di mensola.

Lo spessore della parete fuori terra è pari a 30 cm. Le diverse analisi effettuate hanno permesso di mettere in evidenza un quadro di sollecitazioni nella parete inferiore di quello atteso per la parete isolata; sono presenti forze di richiamo orizzontali, dovute alla presenza dei solai ai diversi livelli, che svolgono una vera e propria funzione di ritegno significativo, che conduce a una soluzione ben equilibrata diversa dallo sbalzo.
È stato approfondito lo studio della struttura in esame per cogliere meglio il suo comportamento, anche mediante un’analisi di tipo locale, nella quale la parete è studiata come elemento a sé stante e il resto del manufatto è schematizzato mediante: incastri al piede dei maschi, in corrispondenza dei sottostanti muri interrati su cui s’innestano; l’inserimento di molle orizzontali, in corrispondenza delle solette ai diversi piani; l’inserimento di molle verticali. In termini numerici gli spostamenti massimi ottenuti nelle diverse combinazioni di carico sono stati pari a circa 4/5 mm in verticale e 1 mm in orizzontale.

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Strutture reticolari metalliche di facciata. Sono presenti sulle facciate esposte a Nord ed Est e su tutte le facciate interne alla piazza, strutture metalliche reticolari abbastanza particolari, soprattutto per aspetti legati alla geometria molto articolata e alla notevole altezza. Soprattutto per le facciate interne, caratterizzate da contorni a doppia inclinazione, sia in pianta, sia in sezione verticale, e da opportune zone di raccordo, la definizione di una geometria corretta governata con modelli tridimensionali, è stata condizione essenziale per un’esecuzione in grado di rispettare le limitate tolleranze richieste per il montaggio della facciata e della copertura vetrata.
In termini strutturali si è optato verso l’utilizzo di profili tubolari, in grado di interpretare nel migliore dei modi le richieste architettoniche e la complessa geometria in gioco. Il diverso cimento delle tipologie di elementi presenti è stato risolto mediante l’utilizzo di spessori diversi, allo scopo di ottimizzare il peso globale dell’acciaio. Costruttivamente si è ritenuto di cantierizzare nodi a 4 o ad 8 vie realizzati in stabilimento ed elementi monodimensionali in connesione ai nodi mediante saldature in opera per piani orizzontali.

La struttura metallica della scala sulla piazza interna. Internamente alla piazza vi è una scala dall’andamento particolare che, partendo dal piano terra, giunge al primo. La rampa più significativa, di sviluppo longitudinale in pianta pari a circa 17 m, presenta una sezione trasversale, di forma e dimensioni variabili, rappresentata da un cassone pluricellulare in acciaio, composto da piatti saldati di spessore pari a 10 mm (quelli verticali o obliqui) e 20 mm (quelli orizzontali); sulla superficie superiore si dispongono i gradini.
L’intera struttura metallica è stata realizzata in soli tre conci (5.235 mm + 7.450 mm + 3.950 mm) assemblati in opera mediante saldature a completo ripristino. Il rivestimento e la gronda, che ha la funzione di incanalare le acque piovane provenienti dalla vela di copertura, non hanno alcuna funzione portante e rappresentano, quindi, soltanto dei carichi portati dal cassone. Nell’analisi del comportamento della struttura portante, mediante modelli a elementi finiti tipo «shell», si è posta particolare attenzione alla simulazione delle sue caratteristiche dinamiche, allo scopo di studiare gli effetti legati alle possibili vibrazioni.

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La struttura spaziale della copertura della piazza e dell’edificio in generale, disegnata da Nemesi e realizzata da Stahlbau Pichler del peso complessivo di circa 350 ton, è una maglia tridimensionale spaziale costituita da un’orditura principale composta da una trave reticolare spaziale in acciaio verniciato con doppio tubolare (inferiore e superiore) a sezione circolare di circa diametro 170 mm e spessore di 18 mm, con collegamenti a puntoni verticali in piatti sagomati, mentre l’orditura secondaria (sul livello del tubolare superiore dell’orditura principale) è composta da tubolari a sezione circolare dal diametro di 170 mm e spessore pari a 18 mm e da nodi di collegamento mediante giunti saldati e/o bullonati (tipologia bullonatura) non a vista. Data la complessità della geometria, sono stati effettuati approfonditi studi per la determinazione dei carichi agenti sulla copertura vetrata.
Ai fini del calcolo del carico neve, la superficie è stata suddivisa in 12 porzioni, per ciascuna delle quali è stato utilizzato un valore in funzione di un’unica inclinazione e delle condizioni al contorno.

Il carico da vento considerato nel progetto della struttura è il risultato di un’accurata analisi condotta al fine di determinare gli effetti del carico sulle strutture in funzione del modello tridimensionale dell’edificio e del contesto urbano in cui è inserito. A tal proposito sono state effettuate apposite misure in galleria del vento con modello in scala condotte presso il Politecnico di Milano. È stato così realizzato un unico modello strutturale complesso in grado di recepire contemporaneamente tutti i carichi agenti, che considerasse anche le sollecitazioni e i modi propri di vibrazione dovute a vento e sisma.
Tale modello è stato considerato appoggiato su un edificio posto al di sotto di esso e pertanto sono state verificate anche le problematiche di risonanza con la struttura sottostante. Un’ulteriore complessità risolta dal progetto della vela è quella relativa alla definizione della tipologia di vetro impiegato nelle differenti porzioni di superficie: sono stati impiegati vetri stratificati e vetrocamera piani a controllo solare ad aggancio puntuale sulla sottostante struttura con bulloni passanti a testa svasata e complanari con la superficie esterna del vetro articolati a cerniera sferica (routulle) in acciaio inox Aisi 316 fissati a loro volta alla sottostante carpenteria per mezzo di bilancieri in acciaio inox Aisi 316 (ragni) a una o più vie a seconda della posizione. Il sistema, con la sua particolare customizzazione ha permesso di realizzare le forme architettoniche richieste dal progetto, consentendo le regolazioni spaziali delle vetrazioni lungo i tre assi ortogonali (x, y e z).

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Le linee di separazione tra le vetrazioni sono state sigillate con sigillante siliconico strutturale a elevata resistenza agli uv e l’impiego di materiali e accessori di fondogiunto, al fine di consentire un percorso continuo a completa tenuta e smaltimento dell’acqua. Le chiusure verticali della vela sono un sistema a facciata continua, costituita da un reticolo di montanti e traversi intersecati ortogonalmente a formare struttura portante avente moduli di varie dimensioni (sagomati e/o rettangolari).
Il sistema è realizzato con profili in alluminio estruso lega En Aw 6060 T6 a taglio termico ottenuto mediante l’inserimento di un profi lato in materiale sintetico a bassa conducibilità interposto tra il montante e il pressore bloccavetro. La sezione frontale è di 50 mm mentre la sezione laterale è variabile in funzione del carico risultante dalla pressione del vento, della neve e della luce libera d’infl essione a cui è sottoposto il montante stesso, in modo da garantire la resistenza statica necessaria nel rispetto delle normative vigenti in materia.
Il fissaggio delle tamponature esterne è reso possibile grazie l’impiego di apposito profilo in alluminio di larghezza 50 mm e dotato di guarnizioni cingivetro comprensivo di cartella di fi nitura. La zona fotovoltaica della copertura è realizzata mediante porzioni di forma piana quadrangolare, piana triangolare e quadrangolare piegato a freddo, composto da lastra di vetri extrachiari stratifi cati 12 mm temperato Hst + 0,76 mm Pvb + 10 mm indurito con interposte celle fotovoltaiche policristalline ad alta effi cienza che presentano dimensioni ridotte pari a 156 x 156 mm per una potenza pari a Pmpp = 4,28 Wp.

FACCIATE
Gli involucri che compongono le facciate sono costituiti da due differenti layer di rivestimento: al layer più interno, realizzato con facciate sia opache che trasparenti, sono affi date specifi che prestazioni energetiche e di tenuta all’aria, all’acqua e al vento. Le facciate interne, inclinate, ove opache sono in i.activebiodynamic e ove vetrate, vista la complessità geometrica degli involucri e l’inclinazione delle superfi ci, soprattutto all’interno della corte, sono composte da un sistema di facciate vetrate a montanti e traversi, su fascia marcapiano in alluminio, con profi li estrusi in alluminio a taglio termico e specchiature in vetrocamera ad ante fi sse, con alcune specchiature apribili per sole ragioni di pulitura dell’aria; il layer più esterno, ha funzione sia di schermatura solare che architettonica. Tale layer è costituito da pannelli prefabbricati i.activebiodynamic, prodotti su disegno in funzione dell’andamento altimetrico del fabbricato. La percentuale di foratura dalla parte bassa al quarto livello va dal 20% fi no ad arrivare, in alcune delle parti più alte, al 70-80%.

05d Palazzo Italia_costruzione vela di copertura © Nemesi&Partners

Facciata vetrata. I volumi degli ingressi utilizzano un sistema di facciata continua vetrata verticale e inclinata con sistema di fissaggio puntuale delle vetrazioni senza foratura del vetrocamera e con sottostruttura a cavi pretensionati secondo uno schema di cavo singolo di grande diametro a elevato tensionamento per la resistenza ai carichi verticali (peso proprio) e ai carichi orizzontali (spinta del vento positiva e negativa e azioni accidentali). Le lastre di vetro risultano sigillate per tenuta agli agenti atmosferici tramite apposita siliconatura e posizionamento di cordolo fondo giunto. Il modulo comprende dei profili estrusi in alluminio a taglio termico, vetri camera fissi trasparenti. Le lastre di vetro sono fissate al reticolo portante mediante l’installazione di un profilo pressore e relativa copertina di chiusura realizzata nelle stessa lega di alluminio dei montanti e traversi, avente spessore in vista di 50 mm. Il sistema costruttivo ospita il traverso inferiore in posizione sempre orizzontale, indipendentemente dall’inclinazione verticale della facciata (verso l’esterno o verso l’interno) e nel piano della facciata medesima (sostanzialmente i montanti sono la doppia inclinazione sia nel piano che fuori dal piano verticale teorico della facciata stessa).

Vetrocamera delle facciate continue. Il vetrocamera impiegato per le facciate continue è composto da lastra esterna tipo extra clear o clear (a secondo dei casi) di vetri induriti stratificati 5 mm + 0.76 mm Pvb + 5 mm con rivestimento bassoemissivo e selettivo in faccia 2 o in faccia 3 a secondo del caso, camera d’aria 16 mm con gas Argon (90%) e lastra interna di vetri fl oat stratifi cati 6 mm + 0.76 mm Pvb acustico + 6 mm.

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La facciata esterna. Le facciate in pannelli i.activebiodynamic sono state ingegnerizzate e realizzate dal Gruppo Sty- Comp: l’intuizione risolutiva per rendere costruttivo questo involucro articolato è stata di realizzare le innumerevoli ramificazioni per sovrapposizioni o layer: un layer primario e strutturale ripetitivo a ogni piano e 3 layer architettonici esterni tutti differenti. Per quei pannelli visibili anche dall’interno dell’edificio, si aggiunge un quarto layer architettonico al suo interno.
Quest’ultimi, tutti diversi ma in precisa continuità secondo il progetto di Nemesi&Partners, conferiscono unicità del disegno delle nervature visibili sulle facciate. Dai basamenti, lievemente intarsiati o forati, si procede salendo verso la copertura con un sempre maggiore grado di ramificazioni non casuali, fino a giungere a pannelli rarefatti con 3/4 di vuoti risultanti dall’intersezione delle esili e snelle ramificazioni.

La progettazione è stata svolta prevalentemente in 3D ed ha riguardato sia un lavoro architettonico in collaborazione con i progettisti sia di ingegnerizzazione e di stress analisys eseguiti tutti attraverso il programma Catia per il rivestimento architettonico e le carpenterie metalliche: 9.000 mq di facciate con 725 pannelli unici, che hanno prodotto oltre 9.000 tavole esecutive.
La progettazione in 3D ha permesso di governare non solo la complessità della progettazione dei manufatti, ma anche la produzione poi degli elementi di facciata, i rispettivi sistemi di supporto e connessione regolabili e le fasi di montaggio. L’attenta parametrizzazione delle varie ramificazioni ha portato a nuove configurazioni estetiche nell’intersezione delle varie ramificazioni a sezione variabile e piani inclinati, aumentando l’articolazione compositiva spaziale prevista inizialmente. Il layer strutturale, che lega le ramificazioni esterne architettoniche garantendo la stabilità di ogni pannello e al contempo la movimentazione il suo fissaggio alla struttura, sia essa in calcestruzzo armato sia in acciaio, è per lo più mascherato dagli stessi e dal loro naturale andamento autonomo e intrecciato.
Alla verifica esecutiva delle ipotesi ingegneristiche preliminari sono seguite varie prove interne e presso laboratori certificati oltre a una prova nella galleria del vento. Parallelamente veniva dato avvio alla fase progettuale costruttiva per ogni singolo manufatto verificato anche analisi Fem. Il progetto costruttivo ha incluso anche la progettazione dei casseri e degli stampi di ogni elemento, delle relative armature dedicate e delle connessioni specifiche. Queste ultime sono state poi prodotte dalle società del Gruppo Styl-Comp, B.S.Italia e Techne. Particolare attenzione è stata data inoltre a tutte le fasi transitorie del manufatto, dalla produzione alla movimentazione, attraverso il trasporto e fino al montaggio.

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Ogni pannello è stato così modellato con software specialistici e quindi avviato alla produzione, utilizzando una sofisticata tecnologia per ottenere dei veri e propri stampi in resina sintetica per ogni manufatto. Il processo produttivo industrializzato ha utilizzato casseri e stampi dalle superfici accurate per assicurare la qualità estetica finale su tutti i lati dei manufatti, che presentano tipicamente dimensioni di 4 m per lato con spessori e rapporti pieno/vuoto differenziati. Casseri che sono verticali, orizzontali, inclinati o curvi con stampi dedicati a seconda della forma e posizione finale del manufatto in facciata rispetto all’estensione della finitura richiesta.
La produzione dei pannelli è avvenuta attraverso il getto nei casseri del cemento i.active biodynamic Italcementi appositamente implementato per l’opera e impastato attraverso una centrale di betonaggio appositamente allestita. Il montaggio del rivestimento è stato studiato e progettato accuratamente in quanto ogni singolo pannello doveva incastrare con quello precedente rispettando una fuga di pochi mm, il tutto assicurando la continuità delle ramificazioni.
Le predisposizioni necessarie ai sistemi regolabili di controvento regolabili, supporto Ercole e sismo resistenti Victory e di viscosità Concreteslot realizzati da B.S. Italia, sono state fissate su carpenterie metalliche o direttamente alle pareti in calcestruzzo armato. Per la cantierizzazione sono stati prodotti mezzi di sollevamento dedicati, data la complessità formale di molti manufatti e la loro particolare giacitura nello spazio così come sistemi di sospensione di nuova generazione per gli intradossi.

Il materiale di facciata. I pannelli sono stati realizzati grazie al nuovo tipo di cemento i.active biodinamyc messo a punto da Italcementi, nel centro ricerca e innovazione i.lab. È un cemento biodinamico che presenta alcune caratteristiche innovative per il settore dell’edilizia e dell’architettura. La componente «bio» è data dalle proprietà fotocatalitiche, ottenute grazie al principio attivo Tx Active brevettato da Italcementi. A contatto con la luce del sole, il principio attivo presente nel materiale consente di «catturare» alcuni inquinanti presenti nell’aria, trasformandoli in sali inerti e contribuendo così a liberare l’atmosfera dallo smog.
Il materiale, inoltre, prevede l’utilizzo per l’80% di aggregati riciclati, in parte provenienti dagli sfridi di lavorazione del marmo di Carrara, che conferiscono una brillanza superiore ai cementi bianchi tradizionali. La «dinamicità» è invece una caratteristica propria del nuovo materiale, che presenta una fluidità tale da consentire la realizzazione delle geometrie complesse dei pannelli. Grazie alla sua particolare lavorabilità, i.active biodinamyc penetra nei casseri fino a formare il disegno finale del pannello, garantendo una straordinaria qualità superficiale.

01b Palazzo Italia_facciata nord © Nemesi&Partners

Il nuovo materiale presenta, inoltre, caratteristiche di lavorabilità e resistenza straordinarie se confrontato con le malte classiche. È due volte più resistente alla compressione (oltre 60 MPa a fronte di 30 MPa delle malte classiche) e due volte più resistente alla flessione (oltre 10 MPa a fronte di 5MPa delle malte classiche).
Un’altra caratteristica del prodotto, non meno rilevante ai fini del progetto, è la sua durabilità; infatti la matrice compatta e la ridotta porosità forniscono agli elementi prefabbricati realizzati con i.active biodinamyc un bassissimo assorbimento d’acqua e una significativa resistenza agli agenti atmosferici, come eventi temporaleschi, cicli di gelo e disgelo, ecc.
Per la messa a punto del nuovo prodotto, Italcementi ha coinvolto 15 ricercatori che hanno dedicato complessivamente 12.500 ore in attività di ricerca, prove sperimentali, test di laboratorio, applicazioni in scala per la realizzazione dei pannelli e un dialogo serrato con i progettisti di Palazzo Italia, per giungere poi alla formulazione finale e ai primi modelli di pannelli insieme a Styl Comp che continua a essere supportata nella fase produttiva.
Nella fase di sperimentazione, Italcementi si è avvalsa della collaborazione dell’Università di Napoli per gli aspetti legati alla performance dinamica e dell’Università di Firenze per lo studio delle prestazioni meccaniche. Il cemento biodinamico è coperto da 5 brevetti estesi a livello mondiale. Un altro aspetto importante della ricerca è l’approccio Lca (Life Cycle Assessment), una sorta di check-up che ha confermato le caratteristiche di sostenibilità del prodotto. La base del biodinamico è il cemento bianco che esce dagli impianti Italcementi di Rezzato.

Per approfondimenti tecnici scarica il pdf dell’articolo tratto dalla rivista Il Nuovo Cantiere di aprile >>

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