Pnrr | Studio Ance

Infrastrutture e ruolo delle imprese di costruzioni, guardando oltre il 2026

Rispetto ai 222 miliardi complessivamente programmati con il Pnrr, le misure di interesse per il settore, in grado di determinare un incremento degli investimenti in costruzione pubblici e privati, ammontano a 108 miliardi di euro, pari al 49% delle risorse complessive. La quota principale delle risorse in grado di produrre attività edilizia è allocata presso la missione 2 “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica” (39%) e la Missione 3 “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” (25%).

Il 2026, il probabile anno di completamento delle azioni del Pnrr, vedrà uno scenario economico e sociale trasformato nel quale saranno ben delineate le traiettorie del futuro: transizione ecologica, inclusione sociale e innovazione. Fattori che contamineranno tutti gli ambiti della vita di cittadini e imprese.

Per questo è importante comprendere dove il Pnrr condurrà il Paese dopo il 2026 e provare a immaginare quali potranno essere gli elementi che maggiormente incideranno sul mercato delle costruzioni, su imprese e pubblica amministrazione.

All’entusiasmo dell’esplorazione del futuro, si affianca la necessità di capire quali siano le azioni del presente che potranno anticipare il cambiamento e mettere in atto strategie utili a cogliere le nuove opportunità.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta per l’Italia un’occasione senza uguali per le ingenti risorse messe in campo, 222 miliardi di euro, ma soprattutto per gli obiettivi che si intendono raggiungere entro il 2026, ovvero recuperare le conseguenze economiche della crisi pandemica e rimuovere le debolezze che impediscono lo sviluppo del Paese, favorendo la transizione ecologica e digitale.

Obiettivi non più rimandabili, resi ancora più evidenti e urgenti dalla crisi climatica in atto e dalle conseguenze sociali ed economiche della pandemia da Covid 19, ora ulteriormente aggravate dal conflitto bellico in Ucraina.

L’Italia ha un cronico problema di crescita, rispetto agli altri paesi sviluppati, e ha, al suo interno, forti squilibri a livello territoriale, sociale, generazionale e di genere.

Il Piano offre al Paese l’opportunità di intervenire su questi problemi e di aumentare il potenziale di sviluppo facendo leva sui tre assi strategici indicati dalla Commissione Europea, quali la digitalizzazione e innovazione, la transizione ecologica e l’inclusione sociale.

In questo processo, le costruzioni sono chiamate a svolgere un ruolo di primo piano. Circa la metà dei fondi del Pnrr (108 miliardi di euro) riguardano investimenti che coinvolgono il settore edile e buona parte delle riforme previste intercettano l’attività edilizia.

Si pensi al ruolo prioritario che il settore riveste nel conseguimento dell’obiettivo della transizione ecologica, testimoniato dal fatto che circa l’80% delle risorse, che il Piano europeo destina a tale obiettivo, passa attraverso interventi edilizi.

È il caso, tra gli altri, dei massicci investimenti per favorire la mobilità sostenibile. Non solo gli interventi ferroviari che consentiranno il trasferimento del traffico passeggeri e merci dalla strada alla ferrovia con conseguente riduzione delle emissioni inquinanti, ma anche gli interventi per le ciclovie, il trasporto pubblico locale e il sistema portuale.

A questi interventi si aggiungono quelli per l’efficientamento energetico degli immobili, pubblici e privati, e per la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico, nonché quelli destinati a rendere più efficiente la rete idrica italiana.

Allo stesso modo, il settore edile riveste un ruolo di primo piano anche rispetto all’obiettivo dell’inclusione che passa attraverso gli importanti investimenti che il Piano prevede nell’ambito delle infrastrutture sociali, quali edilizia scolastica, abitare sociale, ospedali e sanità territoriale.

Infine, anche il processo di digitalizzazione che il Piano intende realizzare coinvolge le costruzioni per i vantaggi che il settore potrà trarre dalle misure volte alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Meno incisive, invece, quelle in grado di migliorare la produttività delle imprese che riguardano in misura marginale l’edilizia.

La scelta degli investimenti e delle riforme da ricomprendere nel Piano è stata dettata dagli obiettivi strategici definiti dall’Europa. Obiettivi che ora ne condizionano la realizzazione attraverso criteri e requisiti che stanno portando alla definizione di una nuova metrica degli investimenti rispetto alla quale sia la pubblica amministrazione, sia gli operatori economici devono necessariamente confrontarsi. È il caso, ad esempio, dei requisiti per la sostenibilità ambientale (criterio Dnsh) e delle misure finalizzate a promuovere l’occupazione femminile negli appalti del Pnrr. La sfida che attende il nostro Paese fino al 2026 è grande e, purtroppo, non è priva di ostacoli.

Già nella seconda metà dell’anno in corso, si intravedono primi segnali di rallentamento della crescita economica che si rafforzeranno nel 2023: secondo le recenti previsioni del Fmi il Pil italiano il prossimo anno subirà una contrazione dello 0,2%.

Il rischio principale è rappresentato dalle tensioni geopolitiche con la Russia, in particolare per le forniture di gas naturale all’Europa, che stanno amplificando fenomeni già in atto alla fine del 2021, quali l’aumento esponenziale dei prezzi energetici, dei costi delle materie prime, la carenza delle stesse, l’inflazione, il rialzo dei tassi di interesse, nonché i ritardi negli approvvigionamenti.

Basti considerare che nei primi 9 mesi di quest’anno il prezzo dell’acciaio tondo per cemento armato segna un ulteriore incremento del 43,9%, dopo il +54% registrato nel 2021. Il bitume, tra gennaio e settembre 2022 ha registrato un aumento del 45,5%, dopo il +35% dello scorso anno. Anche il calcestruzzo sta mostrando preoccupanti segnali inflattivi.

A questi rincari si è sommata l’impennata del gas naturale che, nei primi 9 mesi del 2022 ha registrato un incremento di prezzo del 337% (oltre 4 volte). Tale aumento si è rapidamente trasferito sul prezzo dell’energia elettrica (+275% nello stesso periodo), facendo lievitare i costi energetici, con ricadute importanti sulla propensione al consumo delle famiglie e un aumento dei costi delle imprese.

Fenomeni che stanno impattando anche sulla realizzazione degli investimenti del Pnrr che ha sostanzialmente completato la programmazione e ripartizione dei fondi (l’89% dei fondi destinati al settore è stato ripartito sui territori) e si trova ad affrontare la fase di avvio della realizzazione, accumulando già ritardi rispetto alle previsioni per la necessità di adeguare i piani economici delle opere ai nuovi prezzi di mercato.

Un caso emblematico è rappresentato da Rfi, il soggetto attuatore responsabile di circa 24 miliardi di euro di interventi del Pnrr sulla rete ferroviaria. L’ente, a causa dei rincari delle materie prime, ha dovuto rivedere il calendario delle gare con un inevitabile slittamento in avanti, per aggiornare i prezzari e tutti i quadri economici delle opere individuando almeno 4,4 miliardi di extracosti, pari a un incremento del costo delle opere di circa il 40% rispetto alle previsioni formulate ad inizio anno.

Gli obiettivi da realizzare con il Pnrr sono molto ambiziosi e per ottenere i fondi europei non sarà sufficiente spendere le risorse accordate all’Italia entro il termine del 2026, ma occorrerà dimostrare che gli investimenti e le riforme previste nel Piano abbiano avuto un impatto positivo sulla crescita economica e sull’occupazione del Paese.

Secondo le stime, contenute nel Pnrr, il Piano porterà un contributo di crescita persistente, il Pil risulterebbe nel 2026 più alto di 3,6 punti percentuali rispetto allo scenario a politiche invariate.

Se questi numeri verranno realizzati, il Pnrr ci riconsegnerà un Paese diverso che avrà avviato un processo d’innovazione e ammodernamento che renderà il sistema economico più competitivo e quello sociale più inclusivo, riducendo le disuguaglianze.

Anche il sistema infrastrutturale sarà più moderno, digitale e sostenibile, in linea con gli obiettivi della decarbonizzazione e dello sviluppo sostenibile individuati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

In generale, gli investimenti che coinvolgono il settore delle costruzioni potranno offrire un sostegno concreto allo sviluppo economico del Paese e al benessere della collettività.

Ad esempio, il completamento della linea ad Alta Velocità/Alta Capacità Napoli-Bari consentirà di ridurre i tempi di percorrenza tra le due città di un’ora e mezza (dalle attuali 3 ore e mezza a 2 ore), di aumentare la capacità da 4 a 10 treni/ora sulle sezioni a doppio binario, e di rendere possibile il transito di treni merci più capienti.

Dalla realizzazione degli investimenti per l’efficientamento energetico degli immobili, che comprendono il Piano di sostituzione di edifici scolastici e di riqualificazione energetica, l’efficientamento degli edifici giudiziari, il Superbonus 110% e lo sviluppo di sistemi di teleriscaldamento, è atteso un risparmio pari a 209 Ktep l’anno di energia finale e 718 KtCO2 l’anno a regime, un passo importante verso gli obiettivi europei al 2050 di decarbonizzazione degli edifici.

Venendo al tema delle infrastrutture sociali, la realizzazione dei 2.190 interventi previsti per gli asili nido porterà alla creazione di oltre 260.000 nuovi posti per bambine e bambini da 0 a 6 anni e potrà offrire un sostegno vero all’occupazione femminile, ancora lontana dalla media europea.

Nel 2026 l’Italia sarà sì un Paese rinnovato ma non avrà certamente esaurito tutti i suoi fabbisogni. Spostando l’orizzonte oltre il 2026 è evidente che il lavoro avviato con il Pnrr dovrà proseguire per consentire all’Italia di rimanere su un sentiero di crescita sostenibile.

Gli anni del Pnrr non completano, infatti, la trasformazione del Paese ma si spera che possano imprimere la spinta necessaria per continuare il processo di innovazione.

Si tratta di obiettivi ambiziosi che potranno contare su un cospicuo ammontare di risorse pubbliche, tra fondi ordinari di bilancio e fondi europei della programmazione 2021-2027, su un apparato amministrativo rafforzato e più efficiente e sulle riforme di contesto previste dal Pnrr (dalla Pa alla giustizia, dalla concorrenza al codice degli appalti, dalla rigenerazione urbana alle riforme in materia ambientale).

Non è, quindi, prematuro cominciare a definire un quadro di insieme delle azioni da intraprendere, dopo il 2026, con concretezza, positività, efficacia e nell’interesse della collettività.

Questo esercizio parte dalla consapevolezza che il Pnrr affronterà solo in parte i profondi cambiamenti in atto, ma che questi richiederanno un ulteriore sforzo prima che si trasformino in elementi di debolezza irreversibili.

Il cambiamento climatico, che impone la transizione ecologica, l’”inverno demografico” e le crescenti disuguaglianze, che impongono scelte lungimiranti in grado di garantire la tenuta sociale del Paese, e le trasformazioni tecnologiche che impongono una riflessione sulle loro ampie ricadute su lavoro e imprese, sono i principali fattori che dovranno guidare le scelte di politica economica nei prossimi decenni.

Il settore delle costruzioni continuerà a svolgere un ruolo chiave perché direttamente coinvolto in ambiti che, più di altri, possono incidere, positivamente nell’affrontare queste sfide.

Ambiti, dunque, in grado di generare un forte impatto economico, sociale e ambientale nei quali incanalare le energie costruttive da qui al 2030 e oltre, quali lo sviluppo infrastrutturale del Paese, in gran parte già delineato nei documenti programmatici nazionali, la prosecuzione del processo di efficientamento energetico e di messa in sicurezza del patrimonio immobiliare italiano, potenziato negli ultimi anni attraverso il Superbonus 110%, e la rigenerazione urbana, che potrà beneficiare della specifica riforma prevista nel Pnrr.

Le infrastrutture, in tale quadro, rivestono un ruolo cruciale per favorire una crescita sostenibile, affrontare le sfide imposte dal cambiamento climatico e raggiungere gli obiettivi definiti a livello globale ed europeo (Accordi di Parigi, Green Deal europeo, Agenda 2030 delle Nazioni Unite, “Fit for 55”).

A tal fine è necessario programmare, progettare e realizzare le infrastrutture in modo da massimizzare il loro impatto positivo sulla sostenibilità, non solo ambientale, ma anche sociale ed economica, secondo un approccio integrato e su un orizzonte di lungo periodo che prosegua la strada avviata con il Pnrr.

Anche la rigenerazione urbana rappresenta uno strumento importante per conseguire gli obiettivi imposti dalla transizione energetica e rispondere ai cambiamenti sociali e demografici.

Intervenire sul patrimonio esistente significa migliorare la qualità e la sicurezza del costruito, e quindi la vita dei cittadini, ma anche ridurre le emissioni climalteranti fino ad arrivare all’autonomia energetica dell’immobile.

Nel quadro delineato, diventa fondamentale il ruolo dell’impresa, e la sua capacità di utilizzare in modo efficiente i fattori produttivi e di aggiornare la propria organizzazione anche alla luce dei requisiti Esg, e della pubblica amministrazione, che dovrà proseguire il percorso di potenziamento e ammodernamento che il Pnrr sta avviando.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here