Prospetti esterni

Ripristinata la lettura del tessuto costruttivo

Progetto di rifunzionalizzazione dell’ex chiesa di S. Maria in Gradi a Viterbo e parziale realizzazione dell’intervento di consolidamento, posa in opera delle nuove strutture di copertura e predisposizione degli impianti per essere adattata alla destinazione in aula magna, sala convegni e auditorium dell’Università della Tuscia e sede di grandi eventi.

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I lavori
L’intervento di questo lotto di lavori ha riguardato la realizzazione delle nuove strutture di copertura, un intervento di consolidamento mirato, la presentazione estetica e il restauro della facciata di S.Maria in Gradi e la previsione degli impianti eseguita di concerto con i progettisti dell’Università della Tuscia. L’intervento di restauro delle superfici della facciata è risultato complesso nelle scelte e nei metodi da adottarsi. Si è perciò proceduto per gradi, iniziando dalla parte bassa della costruzione, con la totale liberazione dei conci dalle malte cementizie che si è rivelato particolarmente complesso per la tenacia della malta contrastante con la maggiore fragilità del peperino dei blocchi. Solo alla fine di questa fase si è potuto apprezzare il tessuto costruttivo più antico e dare inizio allo studio di intervento definitivo. Per uniformare la superficie e poter leggere i livelli cromatici ed esecutivi della cortina, si è poi proceduto con una vasta campagna di stuccatura di tutte le soluzioni di continuità, utilizzando un unico tipo di malta (1 grassello di calce, 1 pozzolana, 1e ½ sabbia gialla, ½ nero ebano). La stuccatura è stata eseguita tenendo conto dell’andamento delle superfici, forzando la stesura a sotto livello nei punti di giunzione verticale tra la muratura duecentesca e quella quattrocentesca, sottolineando tutte le tracce di manomissioni o cambiamenti come le sedi delle ammorsature delle volte a crociera del portico e delle sedi della capriata duecentesca. Nella parte superiore della facciata si è ritenuto non indispensabile intervenire in modo tanto radicale; la superficie infatti, molto estesa, si è rivelata leggibile nelle fasi costruttive e nei materiali diversi. La natura dei blocchi in tufo è risultata fragile alla forte azione meccanica degli strumenti a percussione, indispensabili per l’eliminazione del cemento. Si è perciò proceduto alla velatura delle sole stuccature cementizie con una tinta a base di polisilossano (290 Wacker) e colori a vernice (Maimeri). Con questo metodo si è riusciti a mascherare, abbassandoli di tono, i fastidi cromatici e a evidenziare il testo originale.

Chi ha fatto Cosa
Progetto e dir. lavori arch. Stefania Cancellieri
Collaboratore geom. Stefano Setti
Consulente dott.ssa M. Grazia Chiosi Cbc
Ricerca storica arch. Claudio Varagnoli
Ditta esecutrice Borelli srl
Alta sorveglianza Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Roma, Rieti, Viterbo, Frosinone e Latina.

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